{{ subpage.title }}

Organizzatori Wcf 2019: «Grazie a Verona promessi aiuti alle famiglie. È la vittoria degli sfigati»

Organizzatori Wcf 2019: «Grazie a Verona promessi aiuti alle famiglie. È la vittoria degli sfigati»
Ansa

«Grazie a Verona, dopo un primo momento di confronto e scontro, il governo oggi ha promesso nel prossimo Def tagli delle tasse e aiuti alle famiglie. È la vittoria degli sfigati». Queste le parole di Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vicepresidente del Wcf Verona e di Pro Vita e Famiglia, dopo le parole del vice premier Luigi Di Maio a margine della sua visita a Vinitaly 2019. «Se essere sfottuti è servito ad ottenere questa promessa, ben venga l'insulto e la discriminazione più violenta» - hanno aggiunto - «perché l'importante per noi è ottenere risultati. Serve un vero e ampio sostegno alle famiglie che vada a rimediare anche al taglio del bonus per baby sitter e asili nido annunciato dall'Inps in un comunicato di fatto smentendo Di Maio». Concludono Brandi e Coghe: «Noi chiediamo interventi sistemici, a lungo termine e su larga scala. E lo chiediamo a maggior ragione dopo aver letto che dal prossimo anno ci saranno quasi settantamila alunne e alunni in meno nelle aule italiane. È un indice di sconfitta per tutti, la battaglia alla denatalità deve partire oggi, perché domani è troppo tardi».

Trattati «smontati» per i soldi a Zelensky, non se servono per sanità e pensioni
Christine Lagarde (Ansa)
Bruxelles si arrovella per aggirare le regole e dare agli ucraini i 90 miliardi confiscati. Un’elasticità mai dimostrata sul welfare.

È noto da tempo che le regole Ue, dai Trattati in giù, siano dotate di eccezionale flessibilità, in modo da essere applicate ai nemici e interpretate per gli amici. Ma ciò che sta accadendo pur di erogare un prestito (di fatto un sussidio) all’Ucraina rischia davvero di superare ogni limite di fantasia legale e finanziaria.

Continua a leggere Riduci
Putin si fermerà solo se Kiev lascia il Donbass
Sergio Mattarella: «Chi muove guerra non può evocare la pace». Giorgia Meloni lunedì a Berlino al vertice con Volodymyr Zelensky.

Resta per il momento aggrovigliato il processo di pace in Ucraina. Donald Trump si è mostrato disponibile verso delle garanzie di sicurezza nei confronti di Kiev ma ha al contempo ammesso che un accordo tra i belligeranti sia più lontano del previsto. «Daremmo una mano con la sicurezza perché è, credo, un fattore necessario», ha dichiarato il presidente americano, per poi aggiungere: «Pensavo che fossimo molto vicini a un accordo con la Russia. Pensavo che fossimo molto vicini a un accordo con l’Ucraina. In realtà, a parte il presidente Zelensky, la gente ha apprezzato l’idea dell’accordo».

Continua a leggere Riduci
L’Ue si impicca: sì al blocco degli asset. L’Italia: «Ma siamo contrari a usarli»
Proteste degli ucraini a Bruxelles (Ansa)
Via libera definitivo al congelamento dei capitali russi. Roma specifica: «Come il Belgio, non vogliamo siano utilizzati per il prestito all’Ucraina». Valdis Dombrovskis sereno all’Ecofin: «Euroclear potrà compensare i sequestri».

La marcia di Bruxelles per utilizzare gli asset russi congelati prosegue imperterrita, nonostante le ripercussioni siano dietro l’angolo. E il primo step in tale direzione è stato raggiunto con il via libera ufficiale sul blocco a tempo indeterminato degli asset russi.

Continua a leggere Riduci
«Rep» costretta a ringraziare: «Il governo si è impegnato...»
La sede di Gedi a Torino (Ansa)
Il Cdr: «Pensiero critico a rischio se ci vendono». Matteo Renzi: «Non sono io il mediatore».

Le reazioni isteriche della sinistra lasciano il campo alle mosse istituzionali: ieri la notizia della probabile vendita da parte degli Elkann all’armatore ed editore greco Theodore Kyriakou di tutte le attività del gruppo Gedi, ovvero i quotidiani La Repubblica (ieri in sciopero) e La Stampa, il sito HuffPost.it e le radio, Deejay e Capital, è stata oggetto di incontri tra governo, editori e rappresentanze dei lavoratori. Lo sciopero di Repubblica è stato accompagnato da un comunicato apocalittico del Cdr, in cui si chiamava alla «difesa delle garanzie democratiche fondamentali per l’intero Paese», dato che «in ballo non c’è un semplice marchio, ma la sopravvivenza stessa di un pensiero critico».

Continua a leggere Riduci
Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy