2019-01-22
Ordine non è parola brutta e feroce. E soprattutto non c’entra il fascismo
La richiesta popolare non è la vecchia passione autoritaria per i regimi polizieschi, né l'ultimo residuo di una pulsione reazionaria. Ma qualcosa di più radicale: la domanda di protezione dal disordine mondiale.Tutti a ripetere: è la guerra dei popoli contro le élite, la gente comune contro i potenti, ecco il populismo, ecco il sovranismo che dilaga dappertutto. E invece si trascura un aspetto importante, decisivo, forse perfino più importante e più decisivo dell'altro, che emerge chiaramente nelle scelte politiche, elettorali e democratiche degli Stati Uniti e del Brasile, della Russia e delle Filippine, dell'Ungheria e dei Paesi dell'area di Visegrad, del Giappone, dell'India e perfino della Turchia: la richiesta diffusa di ordine e di leader che ne siano i garanti. Donald Trump e Jair Bolsonaro, Vladimir Putin e Rodrigo Duterte, Viktor Orban e Andrzej Duda, Recep Erdogan, Shinzo Abe e Narendra Modi sono stati votati o raccolgono consenso perché rispetto ai loro antagonisti progressisti garantiscono o promettono ordine. E in Italia? Matteo Salvini ha fiutato che sul tema dell'ordine si gioca la sfida del presente/futuro e per questo ha scelto per sé il ministero dell'interno, sfoggia le divise delle forze dell'ordine e pubblica manifesti con la sua immagine sotto la scritta Dio, patria e famiglia. E per questo i suoi consensi sono raddoppiati in pochi mesi e oggi primeggia nei sondaggi. Del resto, alla manifestazione della Lega in piazza del Popolo a Roma, lo scorso 8 dicembre, gli applausi della gente sono partiti proprio su quei temi che riguardavano la civiltà cristiana, l'amor patrio e la difesa della famiglia. E il caso Battisti e degli altri terroristi latitanti, gli arresti della criminalità, lo stop all'immigrazione selvaggia sono variazioni sul tema dell'ordine.Non è la vecchia passione autoritaria per i regimi polizieschi, non è l'ultimo residuo di una pulsione reazionaria che viene dal passato, ma qualcosa di più radicale e di più globale che sorge nel presente: è la richiesta popolare di protezione dal disordine mondiale, dalla società troppo aperta, troppo liquida, senza regole né punti fermi. Per non precipitare nel caos, si chiede ordine. A cominciare dai ceti più poveri e più indifesi.Da chi governa ci aspettiamo ancor prima che la giustizia sociale, l'efficienza e le riforme, la tutela dal caos e dallo spaesamento. Ordine pubblico, innanzitutto, per fermare la delinquenza e dare sicurezza alla gente nelle loro case, nelle strade della loro città, nei luoghi pubblici. Ma anche ordine civile, per arginare i flussi migratori clandestini, il traffico di droga o per fermare la barbarie che sale dalle viscere della società. E ordine per rimettere a posto la vita, stabilire norme e canoni che esigono di ristabilire una misura nella vita privata, nella vita pubblica e nella vita morale dei popoli. Mai come in questo tempo riappare quel motto che sembrava appartenere al passato remoto: Dio, patria e famiglia. Quasi tutti i leader prima citati, chi in modo più credibile, chi meno, si richiamano a quei principi e vogliono esserne i garanti e portatori.La richiesta di ordine nasce da una semplificazione un po' brutale, a volte è una forzatura, se volete, ma è anche il bisogno di mettere ordine e dare senso alla vita personale, sociale e statale dei popoli. Certo, crea un po' di imbarazzo l'uso di principi così fondamentali e così alti nella sfera quotidiana, nella lotta politica e nella ricerca del consenso elettorale. Certe biografie, certi comportamenti, stridono con la declamazione di quei principi. Ma dietro l'uso e l'abuso demagogico, opportunistico, strumentale che vi può essere in chi brandisce principi così impegnativi, c'è qualcosa di vero, di profondo e di essenziale che intercetta un bisogno fondamentale dei popoli e dei cittadini singoli e che chiede di essere salvaguardato.E non solo. Oggi più di ieri si avverte che l'istanza dell'ordine non è in antitesi con la giustizia sociale, la coesione sociale, la difesa dei diritti dei più deboli, ma ne è invece la condizione preliminare. Solo nell'ordine è possibile avere efficaci politiche sociali, realizzare grandi imprese, saldare il legame comunitario, sostenere i più deboli, tutelare le fasce più basse, dare sicurezza.L'ordine è l'istanza preliminare di un buon governo, come la libertà lo è nella scelta di voto di una buona democrazia.Negli anni Settanta sul tema dell'ordine si disputò una battaglia a colpi di slogan tra la Destra nazionale di Giorgio Almirante che reclamava «libertà nell'ordine» e la Dc che invece le opponeva «ordine nella libertà». Disputa insensata perché né la libertà né l'ordine possono essere inclusi uno nell'altro, ma ogni buon governo politico deve contemperare l'ordine e la libertà, perché uno è il limite e la misura dell'altro. Ma per il fronte del conformismo, che va dai liberal ai comunisti, si traduce con la parola di sempre: è fascismo. Infine, il tema dell'ordine, non è «contro l'Europa», semmai è contro lo spaesamento, il caos della globalizzazione. Insomma, il populismo non è semplicemente la rivalsa della gente comune verso le oligarchie di potere, ma è una richiesta d'ordine che è poi il nocciolo duro del sovranismo. Ordine è un bene fondamentale e una necessità generale, non una parola brutta e feroce.
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Un uomo ha travolto pedoni e ciclisti gridando «Allahu Akbar» sull’isola d’Oléron, nella Francia occidentale. Dieci feriti, tre gravi. Arrestato dopo aver tentato di incendiare l’auto con bombole di gas. Indagine per tentato omicidio, esclusa per ora la pista terroristica.