2024-02-02
Orbán dice sì, sbloccati 50 miliardi per Kiev
Viktor Orbàn e Robert Fico (Getty Images)
Il Consiglio europeo raggiunge l’intesa e delibera gli aiuti all’Ucraina. Decisiva la mediazione di Giorgia Meloni, che avrebbe trattato personalmente sin da dicembre. Bruxelles dovrà rendicontare l’uso dei fondi. E il leader magiaro annuncia: «Entro nel gruppo Ecr».Il Consiglio europeo trova l’unanimità e delibera gli aiuti all’Ucraina per 50 miliardi in quattro anni. Dopo una notte di intense trattative, ieri la riunione dei 27 capi di Stato e di governo dell’Unione europea ha sancito il superamento dell’opposizione di Viktor Orbán alla revisione del Quadro di finanza pluriennale dell’Ue (Qfp), all’interno del quale sono previsti 17 miliardi di sovvenzioni e 33 miliardi di finanziamento per il governo di Kiev. Il vertice è stato preceduto da un incontro ristretto tra Orbán ed Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Giorgia Meloni, presenti anche Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Nel corso dell’incontro è stata trovata la mediazione finale, con le assicurazioni al leader ungherese della creazione di un meccanismo di controllo che garantisca un uso «ragionevole» del denaro inviato all’Ucraina.Il leader ungherese ha accettato di votare a favore a condizione che i fondi per l’Ungheria ancora trattenuti dall’Ue non vadano all’Ucraina e che gli aiuti vengano utilizzati in modo sensato, ha detto lo stesso Orbán in un video su Facebook, aggiungendo di essere contento che i mercati abbiano reagito positivamente all’accordo. In pratica, il patto prevede che la Commissione prepari un report annuale su come vengono spesi i soldi dati all’Ucraina e fornisca indirizzi alla spesa, con una conferenza annuale istituita appositamente, senza voto. Inoltre, tra due anni la Commissione farà una proposta per rivedere gli aiuti, se necessario. Nessun diritto di veto e già nel mese di marzo vi sarà una prima tranche di aiuti da 4,5 miliardi di euro diretti a Kiev.Dunque, il ricatto trapelato nei giorni scorsi secondo cui l’Ue era pronta a bloccare tutti i trasferimenti all’Ungheria provocando una crisi economica nel Paese, pare avere funzionato. Difficile dire che cosa in realtà Orbán abbia ottenuto nella trattativa. Secondo diversi funzionari, Orbán non avrebbe ottenuto nulla più di quanto emerso, cioè la conferenza annuale sull’uso dei fondi destinati all’Ucraina. Anche se, in un colloquio con i cronisti nella notte di mercoledì, riportato da Repubblica, avrebbe detto: «Sì, siamo pronti ed entreremo nel gruppo dei Conservatori». E chissà che le due cose non siano legate. «La storia è molto semplice: c’è la legge. C’è la legge sui fondi di coesione, una legge sul Next Generation Eu e c’è la legge sul meccanismo di condizionalità. Queste leggi non hanno nulla a che fare con lo strumento per l’Ucraina e la revisione di medio termine. Questo è stato ribadito oggi», dunque Orbán non ha ricevuto alcuna rassicurazione che i fondi per Budapest saranno sbloccati. Così ha dichiarato Ursula von der Leyen nella conferenza stampa al termine del vertice straordinario. Ricordiamo che parte dei fondi che l’Ungheria deve ricevere da Bruxelles sono ancora bloccati per le note contestazioni della Commissione relative ai diritti umani e allo stato di diritto.Molto soddisfatte le reazioni dei leader europei, da Michel a von der Leyen, che nella conferenza stampa seguita all’incontro hanno magnificato l’impegno dell’Unione.Anche il premier tedesco Olaf Scholz ha parlato con i giornalisti e ha detto che l’accordo è un messaggio agli Stati Uniti: «Questo è anche un buon segnale verso gli Stati Uniti. Il presidente americano è un buon amico e alleato che sta lavorando duramente per ottenere il supporto del Congresso alle sue proposte», riferendosi al pacchetto di aiuti americano ancora in discussione a Washington.Scholz, per la verità, si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa parlando degli alleati europei. Secondo il cancelliere tedesco, molti Paesi europei non stanno facendo abbastanza per sostenere l’Ucraina nella guerra: «In molte capitali europee dovrebbero farsi una domanda: stiamo facendo abbastanza? La risposta in molti casi non può che essere no», ha detto Scholz, sottolineando come la Germania non può sobbarcarsi da sola l’aiuto militare all’Ucraina. Il riferimento è agli 8 miliardi stanziati da Berlino per gli aiuti militari, mentre altri Paesi hanno fatto molto meno.«Non era facile trovare una soluzione. Noi siamo sempre stati convinti che una soluzione a 26 sarebbe stata un problema, un precedente pericoloso. Abbiamo lavorato molto per una soluzione a 27. Abbiamo portato a casa una soluzione a 27 e quindi diciamo una volta tanto possiamo dirci che siamo molto soddisfatti di come sono andate le cose». Queste le dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, al termine del vertice. Informalmente, da Palazzo Chigi filtra «grande soddisfazione» per l’accordo raggiunto. Il governo italiano, secondo tali fonti, ha avuto un ruolo di primo piano e Giorgia Meloni si è resa protagonista delle mediazioni, con colloqui e incontri già da dicembre. Meloni si ricava un ruolo da tessitrice dell’accordo, dunque.«Un buon giorno per l’Europa», ha scritto von der Leyen su X, noncurante del contesto circostante. Bruxelles è da martedì invasa dai trattori di agricoltori belgi, che hanno occupato la zona davanti al parlamento europeo e che contestano duramente le politiche agricole europee. Al di là del risultato di ieri, l’Unione appare ancora fragile e divisa. Da una parte, la Germania è molto critica nei confronti di altri Paesi che si stanno impegnando di meno nell’aiuto militare a Kiev. Dall’altra, il do ut des di Bruxelles lascerà inevitabilmente il segno nei rapporti interni tra i ventisette membri.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
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