2023-12-16
Orbán frena sui 50 miliardi a Zelensky: «Prima sbloccate i nostri fondi»
Sergej Lavrov: «Alcuni Stati occidentali hanno aperto ai negoziati». Emmanuel Macron si appella a Vladimir Putin: «Se ha delle proposte, io lo ascolto».È stallo nel Consiglio europeo sugli aiuti all’Ucraina. A mettersi di traverso è stato il premier ungherese, Viktor Orbán, che ha di fatto subordinato il via libera ai 50 miliardi di euro per Kiev allo sblocco dei fondi per Budapest che l’Ue ha congelato, accusandola di violazione dello Stato di diritto. «Ho sempre detto che se qualcuno vuole modificare il bilancio, allora è una grande opportunità per l’Ungheria per chiarire che deve ottenere ciò a cui ha diritto. Non la metà o un quarto», ha dichiarato Orbán, che si è anche opposto all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. «L’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea è una decisione sbagliata, che potrebbe avere effetti negativi, ma le conseguenze finanziarie ed economiche di ciò non saranno pagate dagli ungheresi», ha affermato. «Questi costi devono essere sostenuti da coloro che hanno preso questa decisione», ha proseguito, per poi aggiungere: «Gli Stati membri dell’Ue stanno cercando freneticamente di muoversi in questa direzione, quindi l’Ungheria ha l’opportunità di avvertire che questa è una cattiva decisione». Eppure, secondo la Bbc, il semaforo verde ai negoziati per l’adesione di Kiev all’Ue sarebbe avvenuto a seguito di un’assenza (concordata in anticipo) dello stesso Orbán, che avrebbe lasciato appositamente la sala, mentre gli altri leader davano l’ok alle trattative. Come che sia, il veto del premier ungherese sugli aiuti all’Ucraina è stato ben accolto dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Non sta a noi commentare, l’Ungheria è un Paese sovrano, ha i propri interessi. L’Ungheria, tra l’altro, a differenza di molti altri Paesi europei, difende molto fermamente i propri interessi», ha detto, per poi aprire a dei negoziati con Washington. A intervenire sullo stallo è stato anche il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. «Abbiamo sentito parlare del fatto che si vogliono tagliare gli aiuti all’Ucraina. Non si tratta solo di chiacchiere, poiché sia l’Europa che gli Usa stanno già avendo reali difficoltà a trovare soldi extra per continuare a sostenere il regime di Zelensky, che chiaramente non è stato all’altezza delle loro aspettative», ha dichiarato, riferendosi ai problemi verificatisi nella politica interna statunitense. Lavrov ha inoltre affermato che alcuni Paesi occidentali avrebbero inviato dei «segnali» di disponibilità a trattare sulla questione ucraina: senza specificare né entrare nel dettaglio, il ministro russo ha parlato sibillinamente di «un certo numero di alti funzionari di Paesi occidentali, incluso uno specifico leader, molto famoso». «Non ho cambiato numero di telefono: se Putin ha delle proposte sono pronto ad ascoltarlo», ha detto ieri Emmanuel Macron, precisando che ci vorrà del tempo prima che Kiev possa entrare nell’Ue. È a lui che si riferiva Lavrov? Delle rigidità sugli aiuti all’Ucraina si registrano anche Oltreatlantico. La settimana scorsa, i senatori repubblicani hanno infatti bloccato l’approvazione di un pacchetto da 110 miliardi di dollari, di cui 61 costituivano aiuti a Kiev. Il Gop ha infatti subordinato questa nuova assistenza ucraina all’avvio di una politica più severa al confine meridionale con il Messico. I negoziati tra Senato e Casa Bianca stanno andando avanti, mentre - secondo Abc News - dovrebbe tenersi una nuova votazione sul tema la prossima settimana alla camera alta. Bisognerà vedere se le parti riusciranno a trovare un accordo. Joe Biden potrebbe essere intenzionato a venire incontro alle richieste dei repubblicani. Tuttavia, qualora ciò accadesse, il presidente statunitense rischierebbe una ribellione da parte dell’ala sinistra del Partito democratico, che non ha alcuna voglia di inasprire le politiche migratorie alla frontiera meridionale. Proprio ieri, The Hill riportava che «i dem al Senato sono profondamente divisi sull’emergente accordo relativo alle frontiere».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».