2023-08-05
Ora Pichetto accetta di farsi torchiare dai militanti verdi
Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
Gli ultras di Ultima generazione, ringalluzziti in vista dell’incontro col ministro, sono pronti a metterlo all’angolo. Col suo benestare. Può persino darsi che qualche inguaribile ottimista, dalla sua stanzetta romana, immaginasse un esito anche solo parzialmente positivo dell’incontro fra Gilberto Pichetto Fratin e gli attivisti di Ultima generazione previsto per il prossimo 8 agosto. Ebbene, a fugare ogni dubbio residuo e a dimostrare la totale inopportunità della scelta del ministro dell’Ambiente ci ha pensato ieri un comunicato diffuso dagli ecoinvasati. Un testo pomposo come tutti quelli che il gruppetto licenzia da quando Pichetto lo ha elevato a interlocutore privilegiato, mancosi trattasse di un sindacato o di un partito. Ma, soprattutto, un testo piuttosto sprezzante e, a dire il vero, anche abbastanza irrispettoso. Dato che il ministro fa un bel gesto e li riceve, gli attivisti si sentono in diritto di dettare le condizioni e di guardarlo dall’alto in basso. Mandano messaggi alla loro risicatissima base onde far sapere che gliele canteranno chiare, al signor Pichetto, e certo non gli risparmieranno il processo proletario. Il comunicato inizia con lo strabiliante annuncio: martedì alle 15 o alle 16 ben «cinque persone appartenenti a Ultima Generazione incontreranno il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin», così da «aprire un dialogo con le forze di governo», nientemeno. A quanto risulta, gli esponenti di Ultima generazione arriveranno all’incontro con un bel carico emotivo: «È una semplice data», scrivono, «che però si porta dietro una montagna di preoccupazione, frustrazione, denunce, rabbia ma anche amore e cura. Più di 30 anni di superficialità e incompetenza ci costringono oggi a una situazione di emergenza che, anni fa, si sarebbe potuta evitare con una transizione energetica graduale. Ora abbiamo l’ultima occasione per fare qualcosa di coerente con quella che dovrebbe essere la priorità nelle agende politiche mondiali». Insomma, visto che tutti finora hanno sbagliato, tocca ai giovani militanti sobbarcarsi l’ingrato compito di salvare l’umanità. Ecco perché gli ecoesaltati non ci andranno tanto per il sottile. «Vista l’urgenza del momento», proclamano, «le cinque persone di Ultima Generazione porteranno all’attenzione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica alcune questioni impellenti e gli rivolgeranno domande su importanti impegni internazionali assunti dall’Italia». Capito? Costoro andranno dal ministro a chiedergli conto del suo operato. Anzi, informano i loro seguaci che lo sottoporranno a un serratissimo interrogatorio, al quale senz'altro Pichetto non potrà sottrarsi, poiché appunto ne va del destino del Pianeta. Gli esponenti di Ultima generazione, fra le altre cose, chiederanno al ministro «come intende rispettare gli impegni di abbandono dei Sad (sussidi ambientalmente dannosi) entro il 2025, un impegno ribadito anche nell’introduzione dell’ultima edizione del Catalogo dei sussidi favorevoli e dannosi; come intende raggiungere gli impegni dell’agenda “Fit for 55”, su cui siamo drammaticamente in ritardo; come risponde alla totale bocciatura da parte di Eccoclimate del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), presentato lo scorso 19 luglio». Già: gliele canteranno chiare e lo metteranno di fronte alle sue responsabilità. Ma occhio che non è finita. I militanti pretenderanno di sapere da Pichetto «cosa risponde all’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, parlando di crisi climatica, ha dichiarato: “Occorre avere la consapevolezza che siamo in ritardo nelle azioni necessarie per invertire il trend”». Per quest’ultima simpatica interrogazione tocca ovviamente ringraziare il Quirinale che, volente o nolente, ha fornito una sponda politica agli attivisti per il clima, accogliendo almeno in parte le loro apocalittiche istanze. Dipende invece interamente da Pichetto e dal suo atteggiamento l’ultima minacciosa richiesta di Ultima generazione. Gli attivisti scrivono che domanderanno al ministro «cosa intenda fare delle lacrime versate al Giffoni Festival». Non sfuggirà la sfumatura leggermente strafottente di questo passaggio, ma non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Dopo essersi messo a singhiozzare in favore di telecamera facendosi prendere dall’ecoansia, adesso il ministro non può certo rimangiarsi la commozione e le frasi sdolcinate. Prima di andarsene, comunque, gli ecoguerrieri lasceranno al ministro un dono prezioso: la loro ricetta per evitare la fine del mondo. Nel comunicato spiegano infatti che «porteranno al ministro Pichetto Fratin una proposta concreta, su cui Ultima Generazione vorrebbe che si attivassero tutte le forze politiche e i parlamentari consapevoli dell’urgenza di un intervento per fermare il genocidio di massa verso il quale ci stiamo avviando, che è l’unico motivo che spinge le persone ad aderire alle azioni di resistenza civile nonviolenta». Cristallino: se non ascolteremo i ragazzini dal pollice verde finiremo per estinguerci, per essere responsabili del nostro stesso genocidio. Loro, i poveri attivisti, si stanno sacrificando per noi, sono convinti di essere dei martiri. La loro lotta non è una «libera scelta, ma una reazione a una situazione di non ritorno alla quale le lobby dei combustibili fossili e l’incuria dei governi precedenti hanno condannato l’umanità». Intendiamoci, che gli ambientalisti esagitati fossero in preda a una fregola gnostico-millenaristica lo sapevamo. E avrebbe dovuto saperlo anche il ministro, che invece li ha convocati, legittimati e ringalluzziti. In fondo, quelli di Ultima generazione agiscono con estrema coerenza: qualcuno ha offerto loro il pulpito e loro se lo prendono. E si riservano il diritto di istruire il processino al ministro: difficile biasimarli. Resta un fatto: dopo che avrà risposto ai suoi nuovi amici, Pichetto dovrà rispondere anche a tutti gli altri italiani. E spiegare per quale strano motivo, all’improvviso, si sia convinto di essere Greta Thunberg.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi