2019-04-30
Ora la Procura ferma gli spifferi. E l’audio di Siri diventa un riassunto
«Repubblica» fa marcia indietro: non cita più il virgolettato «mi è costato 30.000 euro» indicato come prova contro il sottosegretario. Accordo informale tra difese e pm: gli atti restano segreti in attesa degli interrogatori.«Questo affare mi è costato 30.000 euro», con tanto di virgolette, ora si è trasformato in «il dialogo è lungo». Dopo la pubblicazione del 19 aprile scorso non sono più apparsi virgolettati (che erano stati riportati da Repubblica, Corriere della sera e Messaggero) sulla presunta intercettazione in auto tra papà Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile, e suo figlio Francesco. L'inchiesta, incentrata sugli incentivi al mini eolico, è quella che coinvolge il sottosegretario leghista Armando Siri e nel decreto di perquisizione, unico atto al momento disponibile, a quella intercettazione c'è solo un vago riferimento: «Il fumus è costituito, tra l'altro, dal contenuto di alcune conversazioni tra l'ex deputato Paolo Arata ed il figlio Francesco (alla presenza anche di terzi) nelle quali si fa esplicitamente riferimento alla somma di denaro pattuita a favore di Armando Siri per la sua attività di sollecitazione dell'approvazione di norme che lo avrebbero favorito». Ed è la ricostruzione della Procura. Ieri sul quotidiano la Repubblica, in un pezzo in stile riassunto della vicenda, alla domanda «di cosa è accusato dunque Siri?», sparisce il virgolettato dello scandalo e la faccenda viene riassunta così: «Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti è indagato per corruzione. L'accusa si basa su un conversazione avvenuta in macchina tra il professore e il figlio Francesco, che lavora con lui, nella quale Arata ripete il discorso sulla tangente da 30.000 euro. Il dialogo è lungo, ma per il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi è chiaro che il riferimento è al senatore leghista e teorico della flat tax. I magistrati si convincono a iscriverlo insieme all'ex onorevole (...)». Altra domanda: «Come mai il fascicolo arriva a Roma?». Risposta: «In alcune conversazioni, l'ex deputato forzista parla di un amico che li avrebbe aiutati con i finanziamenti sul mini eolico. In particolare, il 28 settembre, durante una riunione operativa a Castellammare del Golfo, Arata parla con il figlio Francesco e Manlio Nicastri (suoi soci in affari) e fa riferimento a un emendamento sponsorizzato da Siri a fronte di una tangente da 30.000 euro. I pm siciliani decidono di trasmettere quel filone ai colleghi della capitale per competenza». Anche qui niente virgolettati incandescenti.Secondo l'accusa, in base a quanto emerge dal decreto di perquisizione dell'11 aprile scorso, era «stabile» l'accordo tra «il corruttore Arata e il sottosegretario (di cui Arata, a leggere il documento, è stato anche sponsor per la nomina governativa proprio in ragione delle relazioni intrattenute, ndr), costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentate del governo e ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc a favorire gli interessi economici di Arata». Una cosa è certa: gli ipotizzati aiutini per modificare una norma da inserire in un documento programmatico che avrebbe favorito l'erogazione di contributi per le imprese del mini eolico non sono andati a buon fine. Addirittura non sono mai stati neanche presentati ufficialmente. Da provare, invece, c'è l'accusa di corruzione, avanzata dalla Procura di Roma in base ai documenti arrivati a Piazzale Clodio da Palermo, città dalla quale è partita l'inchiesta.Per il deposito degli atti allegati al documento giudiziario notificato a Siri bisognerà attendere ancora. Anche perché Arata ha rinunciato al Riesame. Come ha confermato il suo difensore, l'avvocato Gaetano Scalise: «Rinunceremo all'udienza davanti al Tribunale del Riesame che era prevista per il 3 maggio. Nelle prossime ore acquisiremo gli atti depositati dalla Procura e abbiamo manifestato agli inquirenti l'intenzione di essere sottoposti ad interrogatorio». L'avvocato, che ieri mattina ha incontrato i magistrati titolari del fascicolo a piazzale Clodio insieme al legale di Siri, il penalista Fabio Pinelli, ha spiegato che «l'interrogatorio di Arata dovrebbe esser fissato nei prossimi giorni e prima di quello di Siri». Poi, in modo sibillino, ha detto ai giornalisti: «Prima dell'atto istruttorio posso garantire che, verificati gli atti depositati dalla Procura, nessun documento verrà diffuso». A interpretare le parole del legale si potrebbe pensare a una sorta di gentlemen's agreement, un accordo informale tra gentiluomini. Insomma, niente atti prima degli interrogatori. E, di certo, niente virgolettati. I due indagati hanno la possibilità di difendersi subito e di chiarire la natura dei rapporti tra loro intercorsi. Anche il difensore di Siri ha formalizzato ieri la richiesta di interrogatorio: «Abbiamo comunicato di persona agli inquirenti che ci presenteremo spontaneamente in una data da concordarsi perché, come da subito detto, siamo e restiamo a disposizione della autorità giudiziaria», ha spiegato l'avvocato Pinelli. Quindi, con ogni probabilità, il tutto slitterà a dopo la festa del primo maggio.