2019-12-14
Ora che il fiasco in Libia è sicuro ai vertici invitano anche Giuseppi
L'Italia, esclusa dal tavolo del 4 dicembre scorso, oggi partecipa alla sconfitta Ue. Lo scorso 4 dicembre l'Italia è stata esclusa dal maxi vertice sulla Libia. C'erano da piazzare pedine importanti al fine di manovrare la Nato e magari impedire che Khalifa Haftar muovesse l'assalto definitivo a Tripoli. Quel tentativo è fallito, così ieri il premier, Giuseppe Conte, è stato invitato a un trilaterale (con Angela Merkel ed Emmanuel Macron) che si è limitato a produrre un comunicato con l'obiettivo di chiedere lo stop delle ostilità. In pratica quando c'era da decidere siamo stati esclusi e quando (ieri) si è trattato di ammettere che il teatro libico è ancora più esplosivo, dopo l'ingresso della Turchia, è stato mandato avanti Conte. Sulle sconfitte diplomatiche all'Europa va benissimo mettere la faccia di Roma. «Angela Merkel, Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron esortano tutte le parti libiche e internazionali ad astenersi dall'intraprendere azioni militari, a impegnarsi genuinamente per una cessazione complessiva e duratura delle ostilità e a riprendere con impegno un credibile negoziato sotto l'egida delle Nazioni Unite». «Confidiamo», hanno aggiunto, «di avere presto anche il Regno Unito al nostro fianco. Vogliamo rilanciare la nostra diplomazia, la nostra tradizionale predisposizione per un dialogo e per soluzioni politiche», ha detto Conte nella conferenza stampa al termine del vertice Ue. «Sentirò Recep Tayyip Erdogan, che ho già incontrato al vertice Nato a Londra», ha aggiunto: «per noi i memoranda con Serraj sono inaccettabili perché sembra abbiano una logica illusoria di ripartizione delle sfere di rispettiva competenza. Non ha nessuna efficacia concreta un accordo del genere ma rivela un approccio assolutamente sbagliato che bisogna contestare». Peccato che al premier ha subito risposto il ministro della Difesa, Hulusi Akar: «L'accordo raggiunto tra la Turchia e il governo di accordo nazionale libico del premier Fayez Al Serraj sui confini marittimi nel Mediterraneo orientale rispetta il diritto internazionale», spiegando addirittura che «noi proteggiamo solo i nostri diritti nel contesto del diritto internazionale». Alla luce di una tale risposta è difficile comprendere perché Conte voglia esporsi chiamando direttamente Erdogan con la probabilità di infilarci in mezzo a ben tre contendenti senza avere qualcuno che ci protegga le spalle. Da un lato ormai c'è la Turchia pronta a intervenire anche sul terreno. Dall'altro gli Stati Uniti che hanno rimesso piede almeno a livello di intelligence e stanno provando riavvicinamenti con Bengasi. Infine la compagine capeggiata dall'Egitto che si oppone fermamente ai Fratelli musulmani e ai gruppi di Misurata. «Il tempo dei colloqui diplomatici è finito e ora è il tempo dei fucili», ha detto il portavoce dell'Esercito nazionale libico (Lna) di cui Haftar è comandante generale in un'intervista ad Al Arabiya sintetizzata sul sito dell'emittente panaraba. Il portavoce, Ahmed Al Mismari, ha ribadito una posizione di chiusura rispetto a negoziati per porre fine alla battaglia per la conquista di Tripoli, già espressa più volte in passato. Con la differenza che adesso l'assedio è stato avviato e potrebbe portare a un effetto drammatico sulla Libia. Potrebbe causare la spaccatura in due dell'ex Stato di Muhammar Gheddafi. Esattamente ciò che Francia e Germania non vogliono. Prima di aderire ai desiderata di Parigi e Berlino sarebbe stato importante comprendere quali saranno le mosse americane. Accetterebbero di spaccare in due il Paese? A noi a quel punto converrebbe accodarci agli Usa e chiedere loro la delega della gestione operativa. Meglio contare qualcosa in metà Libia, piuttosto che non contare più nulla in una Libia unita. Se poi Mosca dovesse trovare un accordo di massima con Washington, le possibilità dell'Italia di rimanere un player di riferimento nel Mediterraneo sarebbero pochissime.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.