2021-09-25
L’Onu usa la scusa della sostenibilità per far fuori la dieta mediterranea
All'assemblea delle Nazioni Unite contro la fame nel mondo dettano l'agenda le multinazionali che vogliono imporci il cibo in provetta perché più «verde». Federalimentare: «Puntano alle quote di mercato dell'Italia».L'allenamento è finito grazie all'obbligatorietà del green pass, ora passiamo alle cose serie. Più o meno è questo il messaggio che Mario Draghi ha mandato agli italiani per interposto Onu. E le cose serie sono: allineati e coperti alle direttive europee. Il premier ha parlato in apertura dell'assemblea delle Nazioni Unite dedicata alla fame nel mondo, il famoso Food system. Che tra gli sponsor di questa adunata oceanica di buone intenzioni ci siano le cosiddette big food che sono il corrispettivo di big pharma è considerato un dato positivo. A sostenere le ragioni dell'Onu c'è Agnes Kalibata che è anche presidente dell'Alleanza per una rivoluzione verde in Africa, organizzazione fondata dalla Bill and Melinda Gates foundation e dalla Rockefeller foundation che promuove l'agricoltura industriale. Infatti non vogliono parlare del modello italiano perché significa confrontarsi con i cosiddetti agricoltori familiari, quelli che producono il 70% del cibo nel mondo, ma non hanno accesso ai mercati. Egualmente all'Onu nessuno si è messo a discutere dei prezzi agricoli impazziti con rincari dei cereali che spingeranno alla fame interi Paesi. Il discorso di Mario Draghi è parso ricalcato in fotocopia dai desiderata dell'Onu e dell'Europa che ce l'ha con la dieta mediterranea per ragioni (inesistenti) di sostenibilità. Che cosa ha detto Draghi? Che la fame nel mondo va azzerata entro il 2030 e l'Italia è in prima linea, che la pandemia ha aggravato le condizioni delle popolazioni sottonutrite aumentando di oltre 100 milioni gli affamati (il totale è stimato in 730 milioni) e che tre sono le emergenze: il cambiamento climatico, i rischi sanitari e quelli economici. Nel suo brevissimo discorso ha fatto solo un accenno alle caratteristiche della nostra agricoltura quando ha parlato di «traditional food», cioè il mangiare all'italiana o se preferite la dieta mediterranea, quella che le multinazionali vorrebbero cancellare per arrivare a una dieta omologata e a una produzione agricola standardizzata. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha ricordato gli squilibri alimentari e ha aggiunto: «I sistemi alimentari hanno un potere incredibile per porre fine alla fame, costruire vite più sane e sostenere il nostro bellissimo pianeta». Eccola la paroletta magica: sostenibilità. Ma qual è la sostenibilità a cui guarda l'Onu? È quella che dice che per produrre cibo l'uomo emette un terzo dei gas serra e non va bene, così mette sotto accusa la zootecnia e suggerisce che con un po' di cavallette e tante proteine vegetali si salva l'uomo dall'obesità. Non a caso a fare sponda interviene l'Oms - un' istituzione come ha dimostrato il virus cinese molto al di sotto delle parti - che esalta il Nutriscore, l' etichetta a semaforo che piace tanto alla Nestlé e alle big food che sono tra i suoi sponsor. Sono peraltro gli stessi argomenti che l'Europa usa per comprimere le produzioni. Il problema nasce quando si va più a fondo e non si capisce perché non si debba parlare del land grabbing, cioè la sottrazione delle terre che i ricchi del pianeta - a cominciare dalla Cina - impongono ai Paesi più poveri. Come ricorda Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, «In Africa in periodo di pandemia hanno prodotto il 20% in più di cibo utilizzando sistemi agricoli simili a quelli dell'Italia che deve esportare il suo modello agricolo». Lo stiamo facendo con un programma che si chiama food coalition - lo ha ricordato anche Draghi - sotto l'egida della Fao dove il segretario, il cinese Qu Dongyu, certamente stimolato dal suo vice, l'ex ministro agricolo italiano Maurizio Martina, ha iniziato a guardare con interesse al nostro modello. Tant'è che al Food system di New York si è percepita una netta divaricazione tra le posizioni della Fao e quelle dell'Oms. E con la scusa della salute del pianeta Bill Gates, ma anche George Soros e i grandi della finanza, si stano buttando sui cibi artificiali. Per azzerare le emissioni delle mandrie vuole venderci i filetti fatti con le cellule staminali, business in cui si è lanciata anche la star di Hollywood Leonardo DiCaprio, e che vale 25 miliardi di dollari. Ma forse sotto c'è qualcosa di più. Lo spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare che ricorda: «Il vero obbiettivo di tutti è aggredire le quote di mercato dell'Italia: abbiamo fatto 50 miliardi di export alimentare». Un boccone appetitoso per le big food. All'Onu - e su questo si sta muovendo la nostra diplomazia - andrebbe fatto osservare che l'Italia ha un altro numero interessante: con appena 12,4 milioni ettari coltivati produce un fatturato agricolo (contando anche pesca e silvicoltura) di quasi 60 miliardi e un valore aggiunto (ovvero utile) di quasi 33 miliardi. Per aver un'idea tutta l'Europa produce 411 miliardi con un valore aggiunto di 177. L'agricoltura italiana ha il 56% di valore aggiunto contro il 42,8% della media europea. È abbastanza per spiegare perché la dieta mediterranea gli sta così indigesta.