
Finanziate le Onlus di Niccolò Figà-Talamanca e della sorella di Eva Kaili. Altri 211 milioni a sette associazioni estranee allo scandalo.La Commissione europea ha finanziato con oltre 6,5 milioni di euro alcune delle Ong coinvolte nello scandalo del Qatargate. In particolare, No peace without justice, guidata da Niccolò Figà-Talamanca, ha ricevuto 4,62 milioni di euro dal 2006 per sette diversi progetti già conclusi. La Ue ha anche finanziato altri due progetti attualmente in corso per 2,7 milioni, ma di questi 1,37 milioni ancora non pagati sono stati congelati dopo lo scoppio dello scandalo sulla corruzione al Parlamento europeo. A ricevere finanziamenti diretti dalla Commissione Ue è stata anche la Made group, l’associazione no profit fondata da Mantalena Kaili, sorella dell’ex europarlamentare socialista Eva Kaili, una delle figure centrali dello scandalo Qatargate. Alla Made group sono andati fondi europei per oltre 500.000 euro tra il 2017 e il 2022. Le cifre sono ottenute dalle risposte fornite nei giorni scorsi dalla Commissione a due diverse interrogazioni parlamentari. La prima, risalente al 25 gennaio scorso, firmata da Marco Zanni (Lega). La seconda, firmata da 32 europarlamentari tra i quali Susanna Ceccardi (Lega) e Carlo Fidanza (Fdi). In entrambe le risposte, Johannes Hahn, commissario europeo responsabile di budget e amministrazione, dichiara che l’Ong Fight impunity di Pier Antonio Panzeri «non ha ricevuto nessun sostegno finanziario proveniente da fondi dell’Unione gestiti direttamente dalla Commissione». Il caso della Made group era già emerso nei giorni immediatamente successivi allo scoppio dello scandalo Qatargate. Secondo quanto ha ricostruito la testata in lingua inglese Politico, l’associazione guidata da Mantalena Kaili ha di fatto «replicato», come ambiti di attività, quelli della seguiti da Eva Kaili nella sua carriera politica. Quando l’ex europarlamentare ha iniziato a occuparsi di innovazione tecnologica, intelligenza artificiale, blockchain e criptovalute, la Made group ha dato vita alla Elontech, una «iniziativa no-profit» focalizzata sugli stessi temi. Gli incroci tra l’ufficio di Eva Kaili e l’associazione della sorella sono numerosi. A cominciare dalla presenza di due collaboratori della Kaili al Parlamento Europeo che facevano parte anche dello staff di Elontech: Dimitris Tzanidakis e Alexandros Spyridonos. Ma il culmine si è avuto nel 2020, quando Eva Kaili era presidente dello Stoa (il panel del Parlamento europeo per il futuro di scienza e tecnologia, che è anche l’organismo consultivo dell’Europarlamento per le priorità tecnologiche). In quell’anno, la Kaili decide di affiancare a questo organismo un International advisory board. Del quale vengono chiamati a far parte anche un rappresentante di Elontech e uno della Qatar foundation. Nel dicembre scorso, pochi giorni prima dello scoppio del Qatargate, Elontech ha promosso uno degli incontri della Athens roundtable sull’intelligenza artificiale, ospitato da Eva Kaili al Parlamento europeo. Eva Kaili è stata arrestata dalle autorità belghe lo scorso 9 dicembre e scarcerata in aprile dopo oltre quattro mesi. Ieri le è stato revocato l’obbligo del braccialetto elettronico. Niccolò Figà-Talamanca era stato invece rilasciato fin dal 3 febbraio scorso, dopo che le prime dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da Panzeri avevano alleggerito la sua posizione nell’indagine condotta dal giudice istruttore Michael Claise. Se la prima interrogazione si limita a chiedere di far luce sui fondi alle organizzazioni coinvolte nel Qatargate, la seconda va oltre. E ha chiesto alla Commissione una indagine generale sui rapporti tra l’operato di alcune Ong - anche estranee all’affaire Qatargate - e i finanziamenti europei. L’elenco di sette organizzazioni comprende tra le altre anche Amnesty international e la Open society foundation, promossa da George Soros, ma non comprende la Made group delle sorelle Kaili. Il totale erogato dalla Ue a queste sette organizzazioni è di 211 milioni di euro. La parte di gran lunga più grande è andata alla Euromed rights, un network di 68 Ong che operano prevalentemente nell’area del Nord Africa e del Medio Oriente. Euromed e i suoi membri hanno ricevuto complessivamente 164,5 milioni di euro. Alla Open society foundation sono andati invece fondi per complessivi per 19,6 milioni di euro. «Credo che sia arrivato il momento di rivedere il sistema di finanziamento a favore delle associazioni nel nostro Parlamento. E certo, per quelle organizzazioni che sono rimaste immischiate in attività illecite, si dovrà provvedere alla immediata restituzione. Il Qatargate ha messo a nudo la commistione tra Ong, più interessate ai soldi che ai diritti umani, e la sinistra europea. È il momento di concentrarsi sulle vere priorità dell’Europa: quei soldi servono a imprese e cittadini, alle popolazioni colpite dal disastro in Emilia Romagna. Non certo ai soliti amici di merende», ha commentato Susanna Ceccardi.
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