
Le parti civili al processo Open Arms vogliono i danni dal ministro, sul quale pende già la possibile condanna a sei anni per sequestro di persona. Orbán lo difende: «È il patriota più ricercato d’Europa» e annuncia una delegazione a Palermo.A quanto pare la richiesta della Procura di Palermo a 6 anni di carcere per la vicenda, risalente all’agosto del 2019, del mancato sbarco dei clandestini imbarcati dalla nave della Ong Open arms non erano abbastanza. Nell’aula bunker del capoluogo siciliano, che qualcuno vorrebbe trasformare in una piattaforma per battaglie simboliche e politiche più che giuridiche, le parti civili del processo Open Arms hanno richiesto alla corte di condannare l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini a risarcire le parti civili (migranti e Ong) con una somma complessiva di oltre 1 milione di euro. Salvini è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver negato, secondo i pm illegittimamente, alla nave della Ong spagnola di far sbarcare nel porto di Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare. E durante la scorsa udienza il pm ha chiesto per lui una condanna a 6 anni di carcere. Ovviamente tutte le parti civili si sono rifatte alla richiesta della Procura, sostenendone anche la ricostruzione dei fatti. «Noi confidiamo sulla pronuncia del Tribunale e riteniamo che ci siano tutte le condizioni per affermare la responsabilità penale dell’allora ministro dell’Interno», ha affermato l’avvocato Arturo Salerni, che rappresenta Open arms. Le parti civili fanno leva, grazie anche al cordone mediatico delle associazioni pro accoglienza e dell’ultra sinistra, sulle condizioni che, a loro dire, sarebbero state «disumane», con i migranti in «ostaggio» sulla nave per diversi giorni. «C’è stato un blocco consapevole e volontario della nave senza alcuna formalità prevista dalla normativa», ha ribadito Giorgio Bisagna, avvocato della Ong Ciss. «Da parte dell’imputato Matteo Salvini c’è stata una condotta di disumanità. È giusto ricordare le storie di alcuni dei naufraghi che si trovavano a bordo della Open arms», sostiene durante la sua discussione l’avvocato Fabio Lanfranca, legale di Mediterranea saving humans, aggiungendo: «Come il sedicenne, orfano di padre, che ha subito violenze e torture». Pronta la replica di Giulia Bongiorno, che difende Salvini: «Se ci dobbiamo dividere su chi è contro e su chi è a favore di migranti abbiamo sbagliato processo. Ribadisco che, chi ha seguito il processo, non potrà che constatare che Open arms è stata costantemente assistita e aiutata. Questo non lo potrà contestare nessuno». Secondo Bongiorno, «l’analisi completa e corretta degli atti, evidenzia che, non solo non c’è stato mai un sequestro di persona, ma ci sono stati anche attenzione e scrupolo nell’assistere i migranti. Non vorrei che passasse il principio che, in questo processo, dobbiamo stabilire se è giusto o sbagliato sequestrare i migranti. Noi diciamo che non c’è stato sequestro. Il processo parla di una nave che ha tenuto i migranti a bordo per tantissimo tempo, quando non era competenza dell’Italia prendersene carico, poi, nei giorni in cui c’è stata una competenza dell’Italia, c’è stato un salto di qualità nell’assistenza dei naufraghi». Nel frattempo Salvini ha incassato la solidarietà del premier ungherese Viktor Orbán, che a Budapest ha ricevuto il segretario del Carroccio in un colloquio: «Ho incontrato il patriota più ricercato d’Europa. Salvini, sei il nostro eroe e sarai sempre benvenuto nel nostro Paese». Prima i due leader si sono confrontati in privato, per poi allargare il confronto alle rispettive delegazioni. È stata l’occasione per alcune riflessioni a tutto campo, a partire dagli equilibri nell’Unione europea fino ad argomenti concreti di collaborazione tra i due Paesi come lo sviluppo del porto di Trieste. Porto a cui Budapest guarda con particolare interesse in quanto sbocco strategico sul Mediterraneo.Tra le altre cose, Salvini e Orbán hanno condiviso l’urgenza di fermare il conflitto in Ucraina, così come auspicato autorevolmente anche dal Santo Padre. Il leader ungherese non ha però mancato di chiedere a Salvini informazioni a proposito del processo di Palermo e ha garantito al leader leghista la presenza di una delegazione del proprio partito, Fidesz e degli altri alleati europei sia a Pontida il 6 ottobre, che in Sicilia nell’aula bunker di Palermo, in occasione dell’arringa difensiva della Bongiorno, prevista il 18 ottobre. Ieri sera Salvini è tornato sull’argomento del processo a suo carico anche durante la trasmissione Cinque minuti, in onda su Rai1. Rispondendo al conduttore Bruno Vespa Salvini ha sostanzialmente confermato quella che da sempre è la sua linea difensiva: «Ho fatto il ministro, ho fatto il mio dovere e quindi conto di venire assolto, perché difendere i confini del mio Paese non era un reato, ma era un mio preciso dovere». Poi il vicepremier ha aggiunto, polemizzando sulla pena chiesta dalla Procura: «Non pretendo una medaglia, ma che io meriti 6 anni di carcere - che non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore - e in aggiunta un risarcimento da un milione di euro. Non sono adAffari Tuoi ad aprire i pacchi». Secondo Salvini «nessuna legge può imporre di spalancare i confini del mio Paese a immigrati clandestini che arrivano su navi straniere». Infine il leader leghista ha rivendicato i risultati raggiunti nel contrasto all’immigrazione quando era ministro dell’Interno del primo governo Conte: «Durante il mio anno di governo io sostanzialmente ho quasi azzerato gli sbarchi, ho dimezzato il numero di morti e dispersi nel mar Mediterraneo, ho fatto quello che la legge mi permetteva e che avevo promesso di fare agli italiani».
Greta Thunberg (Ansa)
L’attivista svedese è l’ultima incarnazione di una figura creata nel ’68: l’anticonformista di facciata. Se i potenti della Terra la omaggiano è solo per le teorie di cui si fa ventriloqua, che mirano a distruggere il tradizionale modo di vivere dei popoli.
2025-09-08
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