2025-01-26
Per tenerci nel carrozzone dell’Oms esaltano pure le sviolinate alla Cina
La senatrice a vita Cattaneo deplora l’addio degli Usa all’Agenzia, che sarebbe indispensabile per condividere dati cruciali. Nel 2020, però, fallì su tutto. Ed è falso che Trump voglia interrompere ogni forma di cooperazione.Centrodestra diviso sull’uscita dall'Oms. Bagnai (Lega): «Tajani perplesso? Seguiamo Washington, lui è atlantista...»Lo speciale contiene due articoli.La senatrice a vita Elena Cattaneo è una grande scienziata. Ma ha talento anche come storica revisionista.Intervistata ieri dalla Stampa a proposito della decisione di Donald Trump di abbandonare l’Oms, che la Lega vorrebbe replicare in Italia, la farmacologa ha celebrato il contributo dell’Organizzazione alla gestione del Covid: «Ha permesso la condivisione di dati e risultati senza i quali vaccini e campagne vaccinali sarebbero arrivati più tardi, con conseguenze enormi». Di più: la sua «dimensione mondiale […] ha permesso ai governi di ciascun Paese di attuare misure di protezione che, sebbene criticate per la loro durezza, hanno aiutato a contenere il numero delle vittime». La Cattaneo non ha avuto il Nobel per la medicina, ma merita quello per la letteratura. Sezione fantasy.L’Oms, all’inizio della pandemia, assicurò a tal punto la condivisione di dati che non riuscì ad accedere a quelli cinesi. Almeno fino a quando, a fine gennaio 2020, il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, andò in visita da Xi Jinping col cappello in mano. Intanto, aveva comprato a scatola chiusa le informazioni filtrate e manipolate da Pechino. Così, prima di dichiarare la pandemia, aspettò i comodi del regime, esitando fino all’11 marzo 2020. Un ritardo che aveva suscitato subito perplessità e discussioni. Quelli erano in giorni in cui l’Italia, dopo aver cincischiato per settimana tra l’inutile blocco dei voli e i piani pandemici tenuti nel cassetto, inaugurava il più draconiano lockdown d’Occidente. Senza contenere morti e contagi; anzi, preparando il terreno per dei postumi tremendi. Nella China connection che avrebbe importato il modello Wuhan nell’Ovest, la mediazione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza, pionieri delle chiusure, fu fondamentale. A febbraio 2020, i cervelloni dell’Oms si lamentavano: «La gran parte della comunità globale non è ancora pronta, mentalmente e materialmente», alle serrate totali. Furono i giallorossi a dare la stura.Anziché bacchettare il Dragone per le reticenze, il funzionario etiope alla guida dell’agenzia Onu ringraziò la Cina: «Sta definendo un nuovo standard per la risposta alle epidemie», proclamò, avendo organizzato - febbraio 2020 - una spedizione sui luoghi dei focolai. Alla sua testa c’era il canadese Bruce Aylward: costui, circa un mese più tardi, si sarebbe fatto notare per una videointervista durante la quale simulò problemi di collegamento Internet, pur di non rispondere a una domanda sull’ammissione di Taiwan nell’Oms, che avrebbe irritato Xi.L’operazione per sdoganare i lockdown nacque da quel viaggio in Oriente. Le autorità, ovviamente, mostrarono soltanto ciò che volevano fosse visto. Ma l’Oms trangugiò volentieri il bibitone. Della delegazione faceva parte Clifford Lane, vicedirettore di una branca dei National institutes of health, l’Iss americano di cui era stato dominus Anthony Fauci. Lane suggerì immantinente di «imitare la Cina», che nel report del team fu applaudita per aver «allestito forse il più ambizioso, agile e aggressivo sforzo di contenimento di una malattia nella storia», oltre che per la «notevole rapidità con cui gli scienziati cinesi e gli esperti di salute pubblica hanno isolato il virus, individuato strumenti diagnostici e stabilito i parametri di trasmissione essenziali». Non una parola su censure e omertà, che costarono care al mondo. Men che meno sulla persecuzione del povero Li Wenliang, oculista di Wuhan che denunciò la comparsa di polmoniti misteriose, ma fu ammonito dalla polizia per aver diffuso «commenti falsi su internet» e costretto a scrivere una lettera di scuse. Li si ammalò il 10 gennaio 2020, cadde in depressione e il 7 febbraio morì. Chissà se la senatrice Cattaneo sarebbe d’accordo nel definire anche quello del Dragone un deprecabile «nazionalismo scientifico», destinato a infrangersi «contro il muro dell’ignoranza e della superstizione», oppure se i toni lovecraftiani sono riservati a Cthulhu-Trump.Per inciso: gli elogi al lockdown, nel giro di due anni, si sono trasformati in una reprimenda dalla politica Covid zero ai tempi della variante Omicron. Lo stesso Tedros Adhanom, alla fine, è arrivato a considerarla «insostenibile», mentre il direttore esecutivo del programma di emergenze sanitarie dell’Oms, Michael Ryan, all’improvviso si preoccupava del «rispetto delle persone e dei diritti umani».Ma la Cattaneo avrà letto l’ordine esecutivo di Trump? Secondo lei, «i promotori dell’Oms-exit» non hanno idea di come «sopperire alle funzioni proprio dell’organizzazione», né di dove recuperare «i dati globali su cui fondare le azioni necessarie a fronteggiare le emergenze sanitarie». Il presidente Usa, naturalmente, non ha lasciato tutto al caso. Il suo decreto affida al consigliere per la Sicurezza nazionale il compito di individuare «meccanismi di coordinamento» idonei a «salvaguardare la salute pubblica e a rafforzare la biosicurezza», ordinando di «identificare partner statunitensi e internazionali credibili e trasparenti per assumere le attività necessarie precedentemente intraprese» dall’Oms. Si vede che, a Washington, ritengono che collaborare sia possibile pur chiamandosi fuori da una struttura burocratica condizionata da una dittatura comunista e da un miliardario di Seattle. Già: la fondazione di Bill Gates, senza i soldi degli Usa, diventerà praticamente il principale finanziatore dell’agenzia.Forse, come pensa Antonio Tajani, il carrozzone si può riformare dall’interno? Basta constatare in cosa si sono risolti gli unici tentativi di riforma, ossia il Trattato pandemico e il nuovo Regolamento sanitario internazionale: in due blitz per sottrarre agli Stati preziosi spazi di autodeterminazione, ovvero di vigilanza democratica. È stato impossibile persino sostituire Tedros, alla faccia dei discutibili trascorsi da direttore generale: a maggio 2022, l’ex ministro di Asmara è stato riconfermato nel suo incarico, senza che alcun Paese membro dell’Oms, Italia compresa, presentasse un candidato alternativo. Questo, senatrice Cattaneo, come lo vogliamo chiamare? «Paraculismo scientifico» rende l’idea?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/oms-finanziamento-2670999162.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="se-usciamo-paghiamo-noi-la-sede-di-venezia" data-post-id="2670999162" data-published-at="1737882075" data-use-pagination="False"> «Se usciamo, paghiamo noi la sede di Venezia» La scelta della Lega di uscire dall’Organizzazione mondiale della sanità, sulla scia di quanto deciso da Donald Trump, sembra non trovare unito il centrodestra. L’annuncio del senatore Claudio Borghi e del deputato Alberto Bagnai di aver depositato il ddl per l’abrogazione del decreto legislativo del 1947, che lega l’Italia all’Oms dietro pagamento di un contributo di circa 100 milioni di euro, provoca perplessità e critiche. «Non è la nostra posizione», ha tenuto a sottolineare il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, di Forza Italia. «Forse, in un mondo globale, un’istituzione simile è indispensabile», ha commentato su Affaritaliani.it Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia. Però ha sottolineato: «L’Oms con il Covid ha perso molta della sua autorevolezza e credibilità e questo non è certo positivo per la tutela della salute dei cittadini del mondo. Andrebbe riformata in profondità». Secondo Repubblica, nella Liga veneta ci sarebbero malumori: «Nella nostra Regione c’è l’unica sede europea in Italia dell’Oms». In base ad accordi sottoscritti nel 2020, l’Ufficio per gli investimenti per la salute e lo sviluppo dell’Oms occupa il primo piano dell’Ospedale civile, nel sestiere Castello a Venezia. Il canone annuo è di 68.000 euro. «Noi paghiamo 100 milioni di euro, loro ce ne ridanno 68.000, non è un grande affare», se la ride Claudio Borghi. «Facciamo un accordo: se usciamo, al Veneto daremo il doppio per una sede dell’Italia libera dall’Oms», aggiunge il senatore. «Ma poi figuriamoci se in ogni caso lasciano Venezia, sono abituati troppo bene. Dove dovrebbero andare, a Mombasa?». Per nulla preoccupato dei malumori interni al suo partito («Prima di prendere questa posizione ho parlato con il responsabile del dipartimento Salute della Lega, che ha sentito tutti. C’è l’assenso completo, poi qualcuno la penserà diversamente, anch’io non ero d’accordo di entrare nel governo Draghi ma pazienza»), Borghi non vuole entrare in merito a un disappunto di Luca Zaia per l’uscita dall’Oms con sede a Venezia: «Non sono posizioni nazionali». Per l’onorevole Bagnai, «la storia dei malumori interni è montata ad arte e, comunque, non tiene logicamente: è del tutto improbabile che una burocrazia abituata a trattarsi bene come quella dell’Oms rinunci a una sede in un luogo meraviglioso come Venezia, mentre è molto probabile che i contribuenti veneti siano più che felici di non doverla pagare loro». Borghi non si sorprende nemmeno del commento del forzista Tajani: «Un secondo dopo che un americano gli avrà spiegato che se ne escono davvero dall’organizzazione, dovrà pensarci bene. Un atlantista come lui non lo può esserlo a giorni alterni». Il senatore sa che le reazioni erano scontate: «Come sempre, quando si vanno a toccare punti nevralgici, il sistema d’attacco prevede di andare a cercare qualcuno del centrodestra contrario, per motivi suoi, a lasciare l’Oms, così da mostrare che siamo divisi. Poi arriveranno le interviste a qualche medico che dice che, grazie all’Oms, milioni di bambini si sono salvati, quindi siamo dei pazzi a fare morire le creature. Dopodiché, vedremo se sarà possibile invitare in Italia Kennedy (Robert F. Kennedy Jr, scelto da Trump a capo del dipartimento della Salute, ndr) per spiegare che non saremo affatto isolati. Ci allineiamo con le posizioni degli Stati Uniti, non degli etiopi». L’economista e deputato della Lega afferma di comprendere «tutte le posizioni, comprendo meno che ci si dimentichi di quando l’Oms, per coprire la Cina, attaccò il nostro Paese accusandolo di essere “uno dei principali esportatori del virus”. Non è nemmeno un fatto di atlantismo: è un minimo sindacale di amor di patria quello che suggerisce di distanziarsi da un’organizzazione che ha scaricato su di noi la responsabilità delle proprie inefficienze», precisa Bagnai. Quanto ai timori di impoverimento scientifico, Borghi è certo: «La ricerca non si ferma senza Oms. Tolte le velleità di dominio dell’organizzazione, rimangono gli stipendi clamorosi di questi funzionari, le sedi strepitose in tutto il mondo e un sistema da pandoro Ferragni al cubo. Con le persone che credono che si facciano cose utili, ma in realtà le stanno facendo per chi è nell’organizzazione». Solo nel 2020, la Regione del Veneto versò all’Oms 300.000 euro per la «copertura dei costi relativi al personale impiegato nell’Ufficio di Venezia», come riporta il Bollettino ufficiale della Regione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.