2022-04-03
L’Oms tifa aborto fino al giorno del parto e l’America progetta l’infanticidio legale
Le nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità sono gender fluid. E una proposta di legge si spinge all’estremo.Aborto fino alla nascita, obiezione di coscienza al bando e chi più ne ha più ne metta, con un solo scopo: rendere complicate le nascite. Sono le nuove frontiere dell’abortismo internazionale che, non pago della legalizzazione della soppressione prenatale, intende ora spingere affinché essa sia praticata in forma sempre più illimitata. In questa direzione vanno anzitutto le Abortion care guideline, le nuove linee guida sull’aborto a cura dell’Organizzazione mondiale della sanità, che non ha perso tempo, di fronte a una pandemia che sembra affievolirsi, per tornare a promuovere la pratica abortiva; per di più in modo assai energico. Nelle 200 pagine che compongono questo nuovo documento, le raccomandazioni che l’Oms dà ai governi nazionali sono assai esplicite. Oltre all’immancabile strizzata d’occhio alla cultura Lgbt, con un riferimento alle «donne, ragazze e altre persone in gravidanza», i cui diritti sarebbero violati dalle leggi che impediscono l’aborto, il vademecum esorta a consentire l’aborto in ogni circostanza, abolendo le norme che vietano le terminazioni a causa del sesso «sbagliato» del bambino. A seguire, si richiede di esonerare le donne dall’esigenza di assenso di personale e medico infermieristico per quanto riguarda l’aborto che, in questo modo, diventerebbe un diritto assoluto anche sotto questo punto di vista. L’Oms caldeggia, inoltre, la messa a punto di «pillole per posta», così che le donne possano, anche solo dopo una semplice telefonata, ricevere le pillole per abortire. Infine, come si diceva in apertura, è richiesto di allentare il diritto all’obiezione di coscienza, apostrofata addirittura come «indifendibile», dei professionisti sanitari.Si tratta insomma di un vero e proprio pacchetto di misure per rendere la soppressione prenatale più accessibile e diretta. Non è un caso che, per mettere a punto tali linee guida, l’Oms si sia avvalsa di consulenze non esattamente super partes, quali quelle di Dhammika Perera, dirigente della Marie Stopes international, con sede nel Regno Unito, la cui sola filiale britannica effettua oltre 60.000 aborti annui, e Laura Castleman di Planned parenthood Michigan, il più grande fornitore di aborti degli Usa. Per quanto non nuova, quella della massima autorità sanitaria mondiale verso l’abortismo è dunque una virata convinta e, purtroppo, convincente.Sì, perché proprio in questi giorni, in singolare coincidenza con la divulgazione di questo documento, ci sono Stati americani che, se possibile, si sono spinti perfino oltre. Ne è un esempio quanto sta succedendo nel Maryland dove, anzitutto, martedì è stata approvata una proposta che facilita gli aborti, eliminando le restrizioni che, in assenza di medici, impedivano agli infermieri professionisti e alle ostetriche di effettuare tali interventi. Non solo, Will Smith, non l’attore del ceffone a Chris Rock, bensì un senatore democratico di questo Stato, ha depositato una proposta di legge nella quale svariati osservatori scorgono lo sdoganamento nientemeno che dell’infanticidio. In effetti, nonostante la parvenza quasi rassicurante, con l’allusione a vaghe «disposizioni di legge relative all’interruzione della gravidanza e alle indagini o sanzioni penali o responsabilità civili per una persona incinta o una persona che assiste una persona incinta», l’effettivo contenuto della norma è ben più grave. Come notato dalla giurista Erin Hawley di Alliance defending freedom, team che offre assistenza legale in cause legate ai temi della libertà religiosa, questa iniziativa legislativa, se approvata, non consentirebbe alcuna sanzione, addirittura neppure alcuna indagine, sulle morti precoci dei bambini. Più precisamente, quelle su cui non si potrebbe indagare sono le morti «perinatali correlate a un’omissione», con perinatale, concetto ben diverso da prenatale, che indica il periodo fra la ventottesima settimana di gestazione fino, secondo alcuni, alle prime quattro settimane di vita neonatale. «Dato che gli aborti di 22 settimane sono rari e difficilmente riconducibili o correlati a una omissione», ha osservato Hawley, «è chiaro cosa ciò voglia dire. Questo disegno di legge prevede la legalizzazione della morte infantile intenzionale per negligenza. E si spinge sia a precludere qualsiasi indagine sulla morte perinatale, sia a dare a una persona il diritto di citare in giudizio per danni civili, se indagata per aver causato una morte perinatale per negligenza». Tornando alle nuove linee guida abortiste dell’Oms, che paradossalmente paiono quasi moderate, pur non essendolo affatto se raffrontate con le derive del Maryland, c’è da registrare il forte e comprensibile disappunto del mondo pro life anche italiano. «È inaccettabile che l’Organizzazione mondiale della sanità faccia pressioni per aumentare il numero degli aborti nel mondo chiedendo agli Stati di eliminare ogni limite all’aborto e di sopprimere l’obiezione di coscienza dei medici», ha per esempio commentato Antonio Brandi, presidente di Pro vita & famiglia, che non manca di denunciare anche come l’Oms promuova «l’ideologia gender invitando ad applicare le linee guida a «donne, ragazze o altre persone incinte», come se anche un uomo potesse portare avanti una gravidanza».