2022-07-30
Olimpiadi, gas, ingerenze e vaccini. Tutti i contatti tra i dem e i russi
Enrico Letta e Vladimir Putin (Ansa)
Dall’inchino di Letta a Sochi, alle scelte energetiche di Renzi. Dalla missione militare in Italia concessa dal Conte bis al Cremlino, al tappeto rosso del Lazio per Sputnik. Su Mosca la sinistra dovrebbe tacere.In questi giorni, a sinistra, è tutto un indignarsi per i rapporti tra i russi e la Lega di Matteo Salvini dopo le «rivelazioni» della Stampa, con un curioso processo di rimozione per lo scoop di Giacomo Amadori pubblicato il 10 giugno dalla Verità, di cui sembrano essere rimasti vittime anche i piddini. Amnesia selettiva da campagna elettorale? Chissà. Di certo non l’unica. Sembra infatti essere stato rimosso anche un intero capitolo della storia dei rapporti tra Mosca e Roma, dove sono rimaste le impronte digitali dem. E chissà se qualcuno rammenta ancora che per ben sei anni, dal 2010 al 2015, il quotidiano Repubblica - assai caro al Pd e da mesi impegnato nella sua quotidiana caccia al putiniano d’Italia - ha ospitato con cadenza mensile il supplemento Russia Oggi, prodotto e finanziato dal governo di Mosca.Per questo è opportuno rinfrescare un po’ la memoria. Partiamo dall’8 febbraio del 2014. Enrico Letta, al tempo presidente del Consiglio, vola a Sochi, dove i Giochi olimpici invernali dichiarati aperti da Vladimir Putin diventano anche l’occasione per consolidare il progetto olimpico italiano per il 2024. L’inaugurazione registra la defezione dei principali leader occidentali - come Obama, Hollande, Merkel e Cameron - per protestare contro una politica russa repressiva nei confronti degli omosessuali. Ma Letta c’è. Poche settimane dopo, il 20 febbraio 2014, il Cremlino occupa la Crimea. Eppure, anche dopo l’invasione, aumenta la quota di gas acquistata dalla Russia (lo ha trovato «incredibile» lo stesso Draghi). Ebbene, dal 22 febbraio 2014 e per circa due anni e mezzo il presidente del Consiglio è stato Matteo Renzi, che nello stesso periodo (e oltre) è stato anche segretario del Partito democratico. Poi, nel 2017, a Palazzo Chigi è stata la volta di Paolo Gentiloni, praticamente con gli stessi componenti dell’esecutivo e infine nel 2018 è iniziata l’esperienza al governo dei 5 stelle.Ma andiamo avanti con l’album dei ricordi. E arriviamo alla pandemia, con la missione dei militari russi in Italia durata dal 22 marzo al 7 maggio 2020 e costata al nostro Paese oltre 3 milioni. Quell’operazione concordata con Putin dall’allora premier, Giuseppe Conte (siamo al Conte II, quindi con il Pd tra gli alleati), non costa solo parecchio ma aumenta i sospetti sulla collaborazione offerta dal Cremlino e sui reali obiettivi della delegazione composta da 104 persone. Compreso quello di acquisire biodati sul coronavirus in Italia nelle settimane in cui in tutto il mondo era partita la corsa al vaccino. Successivamente Putin annuncia la produzione dello Sputnik. E anche in questo caso i dem trovano il modo di indossare il colbacco. A metà febbraio 2021 l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, annuncia: «Lo Spallanzani ha fatto uno studio ulteriore, dopo quello pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, sul vaccino russo che ne conferma la validità». Il parere tecnico scientifico del gruppo di lavoro dell’istituto, in realtà, si limita a riportare in italiano i metodi, i risultati e le conclusioni dell’analisi effettuata in 25 ospedali e policlinici di Mosca e pubblicata sulla rivista Lancet il 2 febbraio. Ma in quel periodo il Lazio governato da Nicola Zingaretti punta a creare una pharma valley tra Latina, Pomezia e Frosinone e chi sviluppa lo Sputnik sta cercando dei partner proprio in questa regione. Il 5 marzo si tiene un incontro tra l’Istituto Spallanzani, il fondo russo Rdif e il Centro di ricerca Gamaleya che ha sviluppato il vaccino. Subito dopo, l’assessore D’Amato, chiede al governo di valutare la produzione in Italia dello Sputnik, poi il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, annuncia che presto verrà siglato un protocollo d’intesa con Gamaleya. A metà di marzo 2021, intanto, inizia anche la fase avanzata di sperimentazione clinica del vaccino made in Italy di Reithera. Ma il 23 marzo il Lazio ritorna «in ginocchio» da Putin. Come dimostrano gli interventi alla tavola rotonda promossa dal Forum di dialogo italo-russo sullo sviluppo dello Sputnik V e ospitata dall’agenzia Tass: Vaia ricorda come la scienza sia capace di superare «tutte le barriere e tutti i pregiudizi e quando vuole orienta anche il dibattito politico» mentre l’assessore D’Amato cita La Prospettiva Nevskij di Gogol e termina il suo intervento con un cordiale «spassiba», grazie. Nel frattempo, il 6 aprile, La Verità ricorda che il filo teso tra il Pd e Mosca passava anche attraverso Vincenzo Amendola, responsabile Esteri dei dem per tutta l’estate del 2019, con segretario Zingaretti. Nello stesso periodo, Amendola era anche nel consiglio di vigilanza di Mikro kapital management in Lussemburgo, gruppo di microcredito fondato nel 2008 da Vincenzo Trani, poi presidente della Camera di commercio italo-russa e nella primavera del 2021 mediatore in Italia del fondo Rdif. Il 13 aprile 2021 viene comunque firmato allo Spallanzani il memorandum di collaborazione scientifica con Gamaleya e il fondo russo. Ai russi, è l’accordo, saranno cedute informazioni su ben 120 ceppi virali in cambio di campioni prelevati da chi ha ottenuto le fiale di Mosca. Il 24 febbraio 2022 Putin invade l’Ucraina. Il giorno dopo la Regione Lazio sospende la collaborazione con la Russia su Sputnik. A fine marzo 2022, nonostante le ombre sul caso Gamaleya, Francesco Vaia viene nominato direttore generale dello Spallanzani con il parere positivo della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio: 13 voti a favore e uno contrario, quello del consigliere del gruppo Misto e già M5s Davide Barillari.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.