2018-11-21
Oggi la Commissione tirerà il grilletto. E la Bce terrorizza le nostre banche
Alla vigilia del giudizio sulla manovra, schiaffo da Francoforte: «Incrociamo le dita sui vostri istituti». Spread ancora oltre 325. Se bocciatura sarà, gli scenari che si apriranno potrebbero essere diversi. Tutte prospettive che agitano i sonni di Giovanni Tria, il quale ha commentato.: «Ovviamente sono preoccupato».L'interminabile braccio di ferro sulla manovra italiana tra la Commissione europea e l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte è arrivato a uno snodo fondamentale. Nella giornata di oggi, infatti, è atteso il verdetto da parte di Bruxelles sul Documento programmatico di bilancio (Dpb). Giova riepilogare brevemente, per dovere di cronaca, i passaggi che ci hanno portati fin qui. Tutto ha avuto inizio con il Consiglio dei ministri svoltosi nella serata del 27 settembre scorso, durante il quale è stata approvata la Nota di aggiornamento al Def (Nadef), e resa nota per la prima volta la decisione di innalzare la percentuale di deficit al 2,4% sul Pil. Una settimana di suspense e, finalmente, il 4 ottobre il testo viene pubblicato sul sito del Mef. La Commissione europea, con una mossa poco ortodossa, decide di muovere i primi rilievi già il giorno dopo. «Nell'attesa di ricevere la bozza del Documento programmatico di bilancio», scrivono Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, «prendiamo atto della volontà da parte del governo di rivedere i target fiscali per il 2019-2021» e di «deviare dagli obiettivi a medio termine (Omt) precedentemente annunciati».Appena tre giorni dopo l'invio della bozza a Bruxelles, il 18 ottobre la premiata ditta Dombrovskis-Moscovici riprende in mano carta e penna per lamentare la «deviazione senza precedenti nella storia del Patto di stabilità e crescita» ed esprimere «seria preoccupazione» a nome della Commissione. A poco vale la risposta di Giovanni Tria, datata 22 ottobre, nella quale il ministro cerca di spiegare le ragioni dei provvedimenti inseriti nel testo. Già il giorno seguente, infatti, la Commissione ufficializza la decisione di respingere il documento, invitando l'Italia a presentare una nuova bozza entro tre settimane (ovvero il 13 novembre). Pur contenendo alcune innovazioni (tra i quali l'incremento della privatizzazione del patrimonio pubblico), il nuovo testo inviato a Bruxelles lascia di fatto invariati i saldi annunciati in precedenza.Se bocciatura sarà, gli scenari che si apriranno potrebbero essere diversi. Come fatto intendere in un primo momento, la Commissione potrebbe limitarsi a contestare al nostro governo la violazione degli Omt, uno dei capisaldi del «braccio preventivo» del Patto. Una procedura «soft», che solo dopo molti passaggi potrebbe condurre a sanzioni nella misura massima dello 0,2% del Pil (circa 3,5 miliardi). La veemenza (anche mediatica) dello scontro tra Roma e Bruxelles, tuttavia, non fa ben sperare per il futuro. Oggi appare quasi scontato il ricorso diretto alla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo (cosiddetto «braccio correttivo»). Con una multa che, in questo caso, potrebbe essere ben più salata, fino allo 0,5% del Pil (circa 8,5 miliardi). Sfruttando un cavillo legale che le permette di contestare le cifre dichiarate lo scorso anno, la Commissione potrebbe addirittura rendere effettive sin da subito le sanzioni al nostro Paese.Tutte prospettive che agitano i sonni di Tria. «Ovviamente sono preoccupato», ha commentato il ministro riferendosi all'aumento dello spread. Nella giornata di ieri, il differenziale tra i Btp decennali e i bund tedeschi ha chiuso a quota 327 punti base, dopo aver toccato nella mattinata il picco di 336 bps. Valori che non si registravano dall'aprile del 2013. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato la responsabile uscente della Vigilanza europea, Daniele Nouy. Parlando all'Europarlamento, la Nouy ha affermato che benché lo spread sui titoli italiani non abbia raggiunto un livello che giustifica «una seria preoccupazione per la banche italiane, non sappiamo come sarà il futuro». «Anche in Grecia i problemi sono iniziati dalle discussioni politiche», ha affermato il capo uscente della Vigilanza, aggiungendo che per le banche italiane bisogna «incrociare le dita», augurandosi che si possa essere sicuri che «continuino nel percorso verso bilanci migliori». Sul tema del differenziale con i bund è intervenuto anche il successore della Nouy, l'italiano Andrea Enria: «L'aumento degli spread sui titoli pubblici italiani sta avendo effetti sulle banche non solo direttamente per l'impatto sul capitale», ha dichiarato Enria, «ma anche per la sensitività sui costi di finanziamento: ciò è particolarmente importante e penso che i supervisori debbano porre un focus importante sui piani di finanziamento delle banche per essere sicuri che siano robusti in uno scenario economico avverso». Ma a tirare lo spread all'insù hanno contribuito anche le dure parole di Mario Centeno, presidente dell'Eurogruppo. La revisione del documento programmatico «non ha migliorato la situazione sui costi di rifinanziamento del debito, come vediamo ogni giorno sui mercati», ha spiegato l'economista portoghese, e ciò «significa che non ha disperso i dubbi».Rimangono ottimisti, nonostante tutto, i due vicepremier. Matteo Salvini si è detto sicuro che lo spread scenderà, «tranne che non ci sia qualcuno che giochi alla speculazione per danneggiare l'Italia e questo, come governo, non lo permetteremo». Fiducioso anche Luigi Di Maio: «Le tensioni scenderanno, ne siamo convinti», ha affermato il leader pentastellato. E ieri sera il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, commentando lo spread oltre 325, ha detto di «auspicare che anche in Italia si vietino le vendite allo scoperto».