Toghe (Ansa)
Altro scudo della Corte costituzionale su obbligo vaccinale e certificato verde: le due misure «anti Covid» erano legittime. E i licenziamenti? «Frutto di scelte individuali».
Può essere che i giudici della Corte costituzionale, il cui compito è di verificare la conformità delle leggi alla Costituzione, si siano rifatti a loro stessi, o meglio, alla sentenza del 30 novembre 2022 con la quale la Consulta, per la prima volta nella storia, aveva stabilito che fosse «legittimo» l’obbligo vaccinale e relative sanzioni (sospensione dal lavoro e dallo stipendio per i non vaccinati), rendendo di fatto diritti fondamentali, come quello al lavoro, «disponibili» anziché «intangibili».
Fatto sta che a tre anni di distanza, con la sentenza numero 199 depositata ieri, la Corte costituzionale ha confermato l’infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale sollevate sull’articolo 1 del dl 1/2022 sull’obbligo di vaccinazione per i cinquantenni e sull’articolo 1 del dl 127/2021, che ha introdotto l’obbligo di green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro in Italia, prevedendo la possibilità di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.
Colpiscono le parole utilizzate nella sentenza (redatta praticamente in modalità fotocopia rispetto a quella del 2022, ndr): la Corte, citando di fatto sé stessa, ribadisce che l’obbligo vaccinale per gli over 50 «rappresenta una misura […] preordinata a […] ridurre la circolazione del virus». La Consulta ha, inoltre, escluso la violazione dell’articolo 32, comma 1 della Costituzione in quanto «le evidenze scientifiche disponibili» all’epoca confermano «l’efficacia della vaccinazione come misura di prevenzione fondamentale per contenere la diffusione dell’infezione». Sembra incredibile che, nonostante quelle presunte evidenze fossero state smontate già a ottobre 2022 dalla stessa Pfizer, che aveva ammesso ufficialmente che il vaccino non era stato concepito per ridurre l’infezione, la Corte continui a motivare le proprie decisioni sulla base di un assunto scientifico smentito fino alla noia da tutte le autorità scientifiche internazionali. Non solo: la Consulta ha stabilito che «secondo Aifa e Iss, la maggior parte delle reazioni avverse ai vaccini sono non gravi e con esito in risoluzione completa», mentre «le reazioni avverse gravi hanno una frequenza da rara a molto rara e non configurano un rischio tale da superare i benefici della vaccinazione».
Infine, ciliegina sulla torta, secondo la Consulta le conseguenze del mancato adempimento agli obblighi (perdita di lavoro e stipendio) sarebbero «frutto di una scelta individuale» perché l’inosservanza «assume una rilevanza meramente sinallagmatica»: l’inadempimento delle norme contrattuali, insomma, rende la prestazione non conforme alle regole del rapporto.
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Donald Trump (Ansa)
Sondaggio Youtrend: Donald Trump è l’uomo dell’anno, apprezzato il suo ruolo su Gaza.
A.A.A. cercasi sinistra disperatamente. Leader, battaglie, idee, qualsiasi cosa andrebbe bene perché oggi sembra quasi tutto sparito dal radar. Uomini di sinistra o idee di sinistra non incidono in alcun modo nell’agenda politica italiana e mondiale. A sancirlo è Youtrend, agenzia di sondaggi che analizza i trend sociali, politici ed elettorali. Per SkyTg24 ha prodotto un sondaggio che mette in luce personaggi e avvenimenti dell’anno in Italia e nel mondo. Per gli italiani il personaggio dell’anno è prevedibilmente Donald Trump che vince raggiungendo il 30%, a seguirlo ci sono papa Leone XIV (17%), e Zohran Mamdani, nuovo sindaco di New York di estrema sinistra, terzo con appena il 10%. Jannik Sinner è il personaggio italiano dell’anno per il 36% degli intervistati. Giorgia Meloni è seconda con il 25% e Sergio Mattarella si piazza terzo con il 12%. Sinistra non pervenuta fino a quando si legge un Conte all’ultimo posto con il 2%. Non è lui però, non è il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ma Antonio Conte, il celebre allenatore che, alla guida del Napoli, quest’anno ha fatto vincere un nuovo scudetto ai partenopei.
Si rafforza quindi l’idea che a sinistra l’unico personaggio politico riconosciuto come leader resti Mattarella, anche se il capo dello Stato svolge un ruolo super partes. Almeno formalmente. Le esternazioni di uno dei suoi consiglieri, Francesco Garofani, riportate in esclusiva dalla Verità e confermate dall’interessato dalle colonne del Corriere della Sera, hanno fatto crescere dubbi e sospetti legittimi.
Non finisce qui. Una terza classifica stila l’elenco della notizia più importante del 2025. Per il 30% degli italiani sono la morte di papa Francesco e l’elezione di Leone XIV. Seguono la tregua tra Israele e Hamas a Gaza (20%) e l’iniziativa della Flotilla con le manifestazioni collegate (13%). Da questi dati si deducono molte cose. La prima è che al contrario di quanto si pensi all’interno delle opposizioni, la stragrande maggioranza delle persone crede nella tregua di Gaza. In secondo luogo ci sono infatti le vicissitudini della Freedom Flotilla, il che dimostra che l’unico modo che ha trovato la sinistra per trovare attenzione è stato quello di cavalcare una tragedia come quella della guerra a Gaza per prendere un po’ di spazio partecipando a un’iniziativa che non aveva altri scopi se non dimostrativi. Uno scenario desolante per Partito democratico, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 stelle, incapaci di costruire una vera opposizione né una proposta alternativa credibile.
A questi dati se ne associano altri prodotti dalla stessa agenzia di sondaggi Youtrend. Ieri mattina nella trasmissione Omnibus di La7, Lorenzo Pregliasco ha mostrato gli ultimi sondaggi dei partiti, ma essendo fine anno, a differenza di quanto fanno di solito, i dati sono stati paragonati a quelli dell’anno scorso, invece che a quelli del mese precedente. Prendendo in considerazione Fratelli d’Italia, il partito del premier Giorgia Meloni, al suo terzo anno di governo guadagna lo 0,2% rispetto al 16 gennaio del 2025. Dato risibile ma non se si considera quanto sia raro per un partito al governo non perdere consensi dopo tre anni di mandato. Per il resto tutto rimane più o meno stabile. Forza Italia perde lo 0,7%, la Lega lo 0,1%. Il Movimento 5 stelle ruba qualcosa dal Pd guadagnando il punto percentuale che perdono i dem. Insomma a sinistra non fanno altro che fare a gara a chi mette per primo il cappello sul tema del momento, in pochi sembrano avere le idee chiare e i risultati si vedono. Se queste opposizioni ci fossero o meno cambierebbe nulla.
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Ansa
Avviata l’installazione di 26 impianti fotovoltaici su infrastrutture di telecomunicazioni. Risparmio stimato di 1.435 tonnellate di CO2 l’anno. L’obiettivo è portare a compimento oltre 2.000 piattaforme entro il 2027.
Le centrali di telecomunicazioni e gli edifici che ospitano apparati di rete, alimentazione e sistemi di raffreddamento sono fra le componenti più energivore dell’infrastruttura digitale. L’idea lanciata da Fibercop ed Enercop è usare questa capillarità territoriale come leva per produrre energia rinnovabile in prossimità dei consumi, trasformando progressivamente siti tecnici e patrimonio immobiliare in una rete fotovoltaica diffusa.
Le due aziende, entrambe parte del gruppo Optics Holdco, impostano l’operazione come un investimento strutturale: la produzione in sito, replicata su migliaia di asset, mira a sommare contributi unitari in un volume energetico significativo, riducendo al contempo l’impronta carbonica dell’infrastruttura digitale.
Il programma, battezzato «Progetto Solare», mira alla realizzazione di oltre 2.000 impianti entro il 2027 e a circa 200 gigawattora di energia rinnovabile all’anno, così da incrementare in modo sostanziale l’autosufficienza energetica della rete di Fibercop. La prima fase esecutiva è già partita: 26 impianti in installazione, con completamento previsto entro l’inizio del 2026.
La dimensione industriale emerge dai numeri della tranche iniziale: potenza complessiva superiore a 3 megawatt peak (la potenza nominale di generatore di picco che si utilizza negli impianti fotovoltaici) e produzione attesa di circa 4,35 gigawattora l’anno. L’impatto ambientale stimato è immediato, con circa 1.435 tonnellate di anidride carbonica risparmiate annualmente. Come spiegano le due aziende in una nota, l’ordine di grandezza viene descritto con equivalenze come l’assorbimento di oltre 120.000 alberi adulti o la rimozione di più di 700 automobili dalla circolazione stradale per un anno.
«L’integrazione di fonti rinnovabili nei nostri asset è una leva strategica per rendere le reti più sostenibili e resilienti», ha affermato Massimo Sarmi, presidente e amministratore delegato di Fibercop. «L’energia autoprodotta ci consente di ottimizzare l’efficienza operativa e di rafforzare il nostro contributo alla decarbonizzazione. A regime, il progetto ci permetterà di coprire tramite fotovoltaico circa il 35% dei consumi complessivi di Fibercop.»
I 26 impianti sono distribuiti lungo il territorio nazionale e includono siti di particolare rilievo: tra quelli citati, l’impianto di via Oriolo Romano, a Roma, con 1.100,84 chilowatt peak di potenza, è uno dei più significativi della prima tranche del progetto.
Un punto di discontinuità riguarda l’architettura di autoconsumo. Per ciascun impianto è prevista l’attivazione della configurazione Cacer (Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile), un meccanismo che permette a un utente di usare l’energia prodotta dai propri impianti rinnovabili anche se si trovano in un punto diverso rispetto al luogo in cui consuma l’elettricità. Oggi la configurazione Cacer è già operativa su due impianti, consentendo l’autoconsumo istantaneo dell’energia prodotta e l’ottimizzazione dei flussi energetici a beneficio delle infrastrutture di rete. Tutti i nuovi impianti che verranno progressivamente realizzati saranno iscritti al Gse, al fine di attivare la configurazione Cacer non appena tecnicamente possibile. Questo approccio permetterà di massimizzare il valore dell’energia autoprodotta, ridurre ulteriormente i prelievi dalla rete e abilitare modelli avanzati di condivisione dell’energia rinnovabile, rafforzando la sostenibilità economica e ambientale del progetto.
«L’avvio di questa prima fase rappresenta un traguardo fondamentale per Enercop e conferma il nostro impegno nell’integrazione delle energie rinnovabili nel settore delle telecomunicazioni», ha dichiarato Giulio Carone, amministratore delegato di Enercop. «La collaborazione con Fibercop è orientata a soluzioni energetiche innovative, in linea con gli obiettivi nazionali di sostenibilità».
Nel disegno complessivo dell’operazione, la metrica chiave sarà l’impatto sul profilo di consumo: l’obiettivo dichiarato è arrivare a coprire tramite fotovoltaico circa il 35% dei consumi complessivi di Fibercop. Se la roadmap verrà rispettata, «Progetto Solare» potrà ridefinire il ruolo energetico delle centrali di telecomunicazioni: da punti di consumo a nodi ibridi capaci di produrre e condividere energia rinnovabile a supporto di una rete sempre più critica per cittadini, imprese e servizi pubblici.
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Checco Zalone (Ansa)
Il nuovo film dell’attore pugliese, «Buen camino», al cinema dal 25 dicembre. Checco interpreta un ricco erede alla ricerca della figlia ribelle che fa il Cammino di Compostela. Polemica moralista per una battuta su Gaza. Lui: «Meglio irregolari con intelligenza».
A volte la trovata geniale ce l’abbiamo talmente davanti agli occhi che non riusciamo a vederla. Chissà che cosa s’inventerà stavolta Luca Medici, in arte Checco Zalone, che a cinque anni da Tolo Tolo in cui si era auto diretto, torna al cinema con la regia del fedele Gennaro Nunziante (cinque film su sei in coppia)? Invece, a volte non serve lambiccarsi il cervello, basta guardarsi attorno per vedere chi sono gli adulti, o presunti tali, di oggi. E chi sono i ragazzi e che cosa cercano davvero.
Realizzato da Indiana production con Medusa, in collaborazione con Mzl e Netflix e con il contributo degli investimenti del ministero della Cultura, Buen camino esce il 25 dicembre in mille copie, destinate ad aumentare dopo la prima settimana di programmazione. Rispetto a Tolo Tolo che s’infilava nella difficile tematica dell’immigrazione stentando a trovare una chiave originale (pur sempre 48 milioni al botteghino), Buen camino è incentrato sul rapporto tra un padre e una figlia che, d’istinto, potrebbe risultare «una cosa un po’ ruffiana», ammette Checco. In realtà, è una storia semplice che tocca temi complessi con leggerezza, facendo ridere tra scorrettezze e le iperboli classiche della coppia Zalone-Nunziante. L’attesa è notevole, anche dopo le accuse di Pietro Valsecchi, ex produttore del comico pugliese, intervistato qualche giorno fa dal Corriere della Sera: «Luca era diventato ossessivo… voleva essere accettato dall’intellighenzia di sinistra, che non l’aveva mai capito». Che cosa replica? «Gli voglio bene», è la lapidaria risposta.
Mentre nella megavilla in Sardegna, tra piramidi faraoniche e piscine hollywoodiane fervono i preparativi per la festa dei 50 anni di Eugenio Zalone, ignorante produttore brianzolo di divani, si scopre che l’unica figlia Cristal (Letizia Arnò), così in omaggio alle bollicine francesi, è scomparsa, ribelle alla ricchezza e alla vacuità strabordanti. È l’ex moglie (una Martina Colombari con lunghi capelli grigi) a strappare il padre dallo yacht e dalle sinuosità della nuova fiamma venticinquenne, costringendolo alla ricerca dell’adolescente. Niente di più improbabile. Il papà, tutto tatuaggi e carte di credito, non sa nulla della ragazzina ma, per vincere la sfida con il compagno dell’ex moglie, un regista palestinese («l’unico che occupa territori fuori dal Medio Oriente, gaza mia»), si attrezza all’impresa impossibile. La dritta giusta arriva dall’amica del cuore di Cristal e così eccolo pedinarla su una delle sue tante Ferrari nel Cammino di Santiago de Compostela. Determinata a proseguire la sua ricerca di autenticità, l’adolescente trascina il padre recalcitrante su sentieri assolati e dentro spartani ostelli. Ottocento chilometri a piedi, tra scomodità e imprevisti. In realtà, l’imprevisto più grande è il cambiamento delle persone.
Buen camino è una storia leggera e profonda, disseminata di battute che strappano risate improvvise e che potrà piacere anche a sinistra per la critica alla ricchezza più ostentata e kitsch.
Un film «famigliare», lo definisce Zalone. E con qualche cenno biografico, ammette, citando le sue figlie adolescenti «che passano la vita sul cellulare e sui social». «Siamo partiti dalla definizione del personaggio di Checco», racconta Nunziante. «È un ricco, è dio ma non alla ricerca di Dio, perché la ricchezza si sostituisce a Dio. Così, il luogo più stridente per lui è il Cammino di Santiago. Un posto religioso, ma non solo, e non di moda perché dopo la pandemia il Cammino è calato molto».
La storia scaturisce dal contrasto fra il personaggio di Checco e la ricerca della figlia. «Cristal si ribella alla ricchezza. Quello che manda in tilt noi adulti è quando i nostri ragazzi rifiutano quello che siamo. Allora ci accorgiamo che quello che possediamo non serve a nulla», ragiona il regista. La questione della paternità è centrale. «Da tempo riflettiamo sulla società senza padri. Il primo motivo è che non sappiamo più chi è l’uomo, di conseguenza non possiamo sapere chi è il padre. Il personaggio di Checco è partito che era già padre ma non lo sapeva e torna che lo è. Diventa quello che è ma non sapeva di essere. Questo è il nostro cinema. Se l’uomo rimane lo stesso fino alla fine, siamo nel cinema americano. I finali del cinema europeo cercano di andare incontro all’uomo e di aiutarlo a crescere».
Zalone è curioso della reazione del pubblico giovane: «Un po’ mi spaventa. Mia figlia non l’ho mai vista attenta a un contenuto che dura più di 40 secondi e questo è un film tradizionale, di 90 minuti». Qualcuno lo stuzzica sulle battute scorrette come quella su Gaza. «Credo che anziché lamentarsi del politicamente corretto, la risposta migliore sia essere scorretti con intelligenza». Interessante anche sapere che rapporto hanno Zalone e Nunziante con la spiritualità. «A 17 anni non vivevo questa ricerca. Volevo fare il pianista, ma poi è emerso il comico. Ho sentito tanti racconti, chissà, un giorno non escludo di farlo sul serio questo Cammino, negli ostelli», ipotizza il comico. «Non so se spiritualità sia la parola giusta, ma sì, avevo la percezione che la vita non finisse nella vita», argomenta Nunziante. «Se perde la dimensione metafisica l’uomo impoverisce. Si finisce a parlare del sociale e il sociale ha rotto le scatole. Veniamo da decenni di derisione della condizione cristiana in una società in cui l’elemento prevalente è stato il marxismo. Mi piace misurarmi con l’ignoto, il comico fa questo e la commedia non dà risposte. Nel dubbio si cresce e davanti a un dubbio la commedia ne crea un altro. Chi fornisce risposte rasenta la volgarità».
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