2021-01-31
«Offro alle donne un’eleganza perduta»
La nuova collezione dello stilista Giorgio Armani è un omaggio a Milano, la sua città d'adozione: «I mie capi sono gentili. In passato mi sono fatto influenzare da certe tendenze eccessive. Ma seguire il gregge è un errore. Dobbiamo scegliere le cose semplici»Lui e solo lui. Giorgio Armani. Altri non ce n'è. Per la sua creatività che fa rima con realtà e non con follie inutili. Per generosità, come quella di sfilare a Milano dopo 15 anni di presentazioni parigine. Per la disponibilità ad aprire le porte del suo meraviglioso Palazzo Orsini ai giornalisti (precedentemente tamponati) per raccontare Privé, collezione d'alta moda che meglio spiega cosa ha nell'anima. «È come vedere la Primavera di Sandro Botticelli», dice guardando un gruppo di abiti lunghi, ricamatissimi, in colori che emanano luce. Nonostante li abbia creati, li rimira per la centesima volta come se fosse la prima. La collezione si chiama Omaggio a Milano, ma anche all'Italia, alla moda, a chi lavora nel settore. Un attestato d'amore verso la città che lo ha accolto e che lui ha ricambiato con passione e professionalità. «La couture», spiega, «rappresenta l'apice della creatività e dell'abilità sartoriale. Oggi, per mezzo della democrazia di Internet, siamo in grado di offrire un posto in prima fila a tutti». E racconta di sé mentre i giornalisti si perdono rimirando i velluti dei vestiti con profonde scollature, la crinolina che sostiene le gonne, i cristalli che diventano importanti collane, i colori greige rosato, burro, gesso. E poi gli abiti rivestiti di tulle «per attenuare i brillori, per mitigare i colori forti e i ricami importanti».È un periodo difficile: cosa le ha lasciato?«È stato uno shock perché sono abituato a toccare i tessuti, le modelle sulle quali costruisco gli abiti. Mi è mancato questo contatto. Io ero in campagna ma con l'angoscia di non arrivare a fare le cose che avevo deciso di fare, e invece ci sono riuscito. Ho scelto il recupero di un'eleganza che non c'è più ambientata in una Milano che si è un po' persa e che mi auguro si possa recuperare. Vedo questi vestiti portati da donne giovani e meno giovani, basta abbiano eleganza nello sguardo e nel portamento. Perché non è detto che una donna debba essere per forza bella, tanto è vero che si vedono modelle non belle come erano le star degli anni Settanta e Ottanta ma che hanno qualcosa. Abbiamo recuperato anche la capacità di esprimere noi stessi, le donne usano la moda secondo la propria personalità». L'alta moda è anche un laboratorio di sperimentazione?«Sì, chi fa l'alta moda si permette di creare una giacca con tre maniche prescindendo dalla vendita. Per tutte le donne vedere un abito così rappresenta un sogno. E in primis il sogno è per lo stilista. Credo che ogni mio collega che si mette a fare alta moda non voglia nessuno tra le scatole, vuole fare quello che gli piace, una follia, sentirsi totalmente libero. L'alta moda è una concessione a me stesso».Come definisce la sua collezione?«Gentile come è o dovrebbe essere la donna. Ho pensato a quel tipo di donna che si è persa per strada vuoi perché influenzata da una avant garde un po' troppo spinta, vuoi perché tende ad affermarsi gridando. Mi piacciono molto le donne, che hanno la possibilità di cambiare e hanno a disposizione molti mezzi per migliorarsi. Però migliorandosi devono stare attente a non peggiorare altre cose».Le donne con le sue giacche si sono sentite rispettate. Sono andate oltre?«Una donna che porta vestiti come questi può tranquillamente mettere un blazer a una riunione o i jeans in città. Oggi la donna ha diverse sfaccettature. Perché dimenticare la donna che tutti sogniamo?». La cifra dell'alta moda di Armani è l'essere concreta. «Anch'io, a volte, mi sono fatto prendere la mano. Riconosco d'aver sbagliato. C'è il bisogno di stare al pari dell'evoluzione ma qualche volta l'evoluzione si confonde con l'involuzione. Finché ho dato ragione a me stesso l'ho sempre imbroccata, quando ho sbagliato è perché ho seguito il gregge».Un Omaggio a Milano. «Milano nel mio immaginario è una città meravigliosa con vie stupende, palazzi discreti, giardini nascosti. Purtroppo da quando hanno cominciato a fare i graffiti è cambiato un po' tutto. Hanno stravolto Milano. Sono molto dispiaciuto che nessuna istituzione abbia messo un freno. A Londra non ci sono e a Parigi neanche. Ma questa città mi ha dato la possibilità di far conoscere il mio pensiero. Non mi ha mai tradito. Quello che ho fatto l'ha apprezzato. Sono milanese d'adozione, Milano è arrivata per caso. Quando mi ci sono trovato in mezzo ho capito che era la città giusta». Presentare la collezione a Milano è stato un fatto contingente causa Covid e prevede di ritornare a Parigi?«Parigi mi sembrava molto difficile da raggiungere e allora ho pensato che potevo far vedere al mondo dove lavoro, la mia sede, dove i miei vestiti sono enfatizzati nel modo giusto, ma non è escluso che possa tornare a Parigi. Non è definitivo perché anche Parigi mi ha dato tanto, compreso qualche sgambetto che mi è servito. Sono andato in America ed è stato un boom pazzesco». Cosa è per lei la moda?«La moda può aiutare a sognare, a staccare l'attenzione dalle cose orrende che ci succedono attorno. Pensiamo alla bellezza di essere sulla Terra. E la Terra è qualcosa che ci appartiene. Non dobbiamo dimenticarlo. Si può essere stramiliardari ma se la Terra ci tradisce siamo tutti nella stessa barca. Non sono promotore di una campagna per la salvezza della Terra, però bisogna tenerne conto. Facciamo attenzione a come calpestiamo un prato, a come roviniamo un muro con i graffiti, pensiamo a tenere pulita la Terra. In questo mi sento molto battagliero. Godiamo della vista della campagna, prediligiamo la semplicità. C'è bisogno di pulizia in ogni ambito». Cosa pensa sia necessario fare per l'ambiente, come stilista e come imprenditore?«Evitare di sfruttarlo per i propri interessi. Mantenere la bellezza che la Terra ci offre e non superare i limiti con invenzioni speculative». Come vede il digitale nella moda?«Tra il mezzo digitale e fisico ci può essere convivenza. Il Web è molto interessante e permette di raggiungere clientela e stampa. Certo, la maggior parte delle persone mi dice che la sfilata è un'altra cosa. Ma possono convivere, basta trovare le giuste soluzioni».
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