Perché la riforma del catasto rischia di trasformarsi in una maxi stangata
2022-05-15
Verità e Affari
Gara a due per la conquista di Ita. Almeno per il momento visto che c’è tempo fine a fine maggio per depositare l’offerta vincolante finalizzata all’acquisto della compagnia guidata da Alfredo Altavilla e controllata dal Tesoro.
Secondo quanto risulta a Verità&Affari hanno già depositato l’offerta vincolante la Msc Crociere della famiglia Aponte, in cordata con Lufthansa, e il fondo Certares, assieme ad Air France e Delta. Non è per ora della partita Indigo Partners, il fondo che in pancia sei compagnie low cost (tra queste Wizz Air) e ne ha già quotate cinque. Ma non è escluso che possa rientrare in gioco più in avanti.
Al momento si prospetta quindi una battaglia franco-tedesca per la conquista delle spoglie della vecchia Alitalia. Tanto più che sembra che Certares abbia notevolmente migliorato la sua proposta che inizialmente non superava gli 800 milioni di euro. Secondo indiscrezioni, il rilancio della cordata che vede coinvolta anche Air France si avvicina infatti alla proposta di Msc che oscilla tra 1,3 e 1,5 miliardi.
A questo punto, a parità di importo, la partita si giocherà sui progetti per Ita. Intanto il tempo stringe: le offerte vincolanti potranno infatti essere depositate solo fino a fine mese. La decisione del Tesoro sulla proposta migliore potrebbe già arrivare a metà giugno. Tuttavia è estremamente difficile che l’operazione possa finalizzarsi prima della seconda metà del mese di luglio.
IL CONFRONTO
Il consorzio formato dal colosso della navigazione della famiglia Aponte e dalla compagnia tedesca resta in vantaggio anche in virtù di un progetto industriale che prevede diverse sinergie con l’attività di cargo e i favori del Tesoro che è il vero dominus della partita. Aponte e i tedeschi sono in pista da qualche mese e puntano su Fiumicino e Linate come hub passeggeri e su Malpensa per il cargo, il business che ha i maggiori margini di crescita. Lufthansa - da questo punto di vista è stato molto chiaro il l’ad Carsten Spohr - intende usare Roma come hub verso il Sud del mondo visto che ha già saturato Francoforte e Monaco.
Nella sua offerta Msc ha proposto anche di far fronte al pagamento di 400 milioni, la prossima tranche di liquidità che il Tesoro deve immettere nella compagnia entro fine aprile, al posto del Mef, ma non sarà necessario, anche perché il termine per l’aumento di capitale è stato spostato a fine giugno. Intanto in queste ore prosegue l’analisi dei bilanci di Ita che ha chiuso l’esercizio 2021 in perdita (147 milioni), ma spera nella stagione estiva per recuperare terreno.
LE RISPOSTE
«Non ci sarà reciprocità di equity. Ita Airways non investirà nel capitale delle aziende che dovessero acquistare la maggioranza del nostro capitale» ha spiegato il presidente esecutivo di Ita, Alfredo Altavilla, rispondendo alle domande dei parlamentari, in occasione di un'audizione alla Camera sulla vertenza dei lavoratori dei call center Covisian e Almaviva.
«Se, invece, per reciprocità dal punto di vista di sinergia industriali ci sarà assolutamente una reciprocità ha poi aggiunto il manager -. Ita Airways beneficerà del network delle compagnie che dovessero partecipare all'acquisizione di Ita e a tutte le sinergie di costo. I business plan con i diversi soggetti che si sono dichiarati interessati ad Ita sono in lavorazione in questo giorni, per rispettare le tempistiche stabilite dal Mef per l'aggiudicazione della gara. Dal punto di vista industriale, la compagnia sarà sarà integrata all'interno di questi network internazionali».
«Il nostro piano industriale ha citato dal primo giorno la necessità di Ita Airways di confluire all'interno di una alleanza strutturale perchè abbiamo riconosciuto l'impossibilità con una flotta di 52 aerei di diventare un player mondiale e di restare indipendente - ha aggiunto Altavilla - . Confluire all'interno di un'alleanza più vasta è un processo indispensabile della crescita e sviluppo della compagnia».
Si avvia dunque verso l’epilogo la dimissione di ciò che resta dell’ex compagnia di bandiera. Anche «le gare per la manutenzione e l'handling sono in corso di finalizzazione - ha concluso -. Per quanto riguarda la posizione di Ita Airways non abbiamo ritenuto necessario e opportuno per la società assumere partecipazioni azionarie nei consorzi che eventualmente avrebbero dovuto presentarsi come offerenti al bando indetto dall'amministrazione straordinaria perché abbiamo raggiunto accordi commerciali di lungo termine, sia per l’handling che per la manutenzione, con orizzonti temporali compresi fra gli otto e i dieci anni, proprio a tutela dei lavoratori della ex Alitalia che verranno riassorbiti».
Il cosiddetto aggiornamento del catasto nasce con fini condivisibili, ma rischia di trasformarsi in un'ecatombe per le famiglie del ceto medio italiano. Che abusi edilizi e fabbricati fantasma vadano censiti deve essere patrimonio culturale comune a tutti in un Paese civile.
Che debbano essere ricondotte a reddito tutte le costruzioni che a vario titolo sfuggono alla tassazione è attività che non può non trovare condivisione. Ma questi sono principi che possono penalizzare e non poco i proprietari di abitazioni, a seconda di come saranno declinati nella norma. Il dubbio (fortissimo) è che la strada intrapresa non sia quella del mero recupero del sommerso, ma quella di procedere a un vero e proprio restyling del settore.
L'AGGIORNAMENTO
"Aggiornamento del Catasto" è denominazione che certo non lascia tranquilli i legittimi proprietari di case, regolarmente denunciate e acquistate con sacrifici e esposizione bancaria. Non li lascia tranquilli perché "aggiornare" le rendite catastali significa incidere pesantemente sul bilancio familiare, già gravato da due anni di ammortizzatori sociali (se lavoratori dipendenti) ovvero di mancati introiti (se lavoratori autonomi). Due anni durissimi per le le famiglie italiane che ora stanno facendo i conti con bollette dell'energia triplicata.
Ecco, in questo contesto nessuno si aspetta e auspica interventi che vadano a incidere in modo ulteriormente negativo sulle famiglie. Perché è noto a tutti che aumentare la rendita catastale dei fabbricati fa lievitare non solo il costo dei tributi da pagare (Imu; tassa di registro quando si compra da un privato; tassa di successione e donazione).
Ma fa anche lievitare il valore dell'Isee, che contiene anche gli immobili, richiesto non solo per stabilire i livelli di accesso e di costo di servizi (dalla mensa scolastica all'asilo dei figli, dalle tasse scolastiche a quelle universitarie, dai sussidi comunali agli sconti energetici); ma anche per avere e stabilire gli importi dell'Assegno Unico Universale, che ha sostituito da pochi mesi in un solo colpo assegni familiari e detrazioni per i figli minori, oltre che qualche altro bonus.
CORTO CIRCUITO
Questi importi infatti sono scomparsi di colpo abbattendo di non poco l'importo percepito in busta paga. Dal mese di marzo invece l'Assegno viene erogato dall'Inps, non più soltanto in base ai redditi percepiti (come era prima), ma proprio in virtù dei valori contenuti nell'Isee, che varierebbero pesantemente nel caso di aumento delle rendite catastali, incidendo cosi sulla quantificazione dell'assegno stesso.
Insomma un corto circuito perfetto, talmente perfetto da sembrare costruito a tavolino. Un corto circuito che vedrebbe penalizzate le ignare famiglie italiane, che si vedono cambiare la normativa e le regole senza avere fatto nulla di male per meritarlo. Ecco, se da un lato la Riforma del Catasto è giustissimo che persegua chi ha tenuto nascosto immobili o li abbia costruiti abusivamente; dall'altro è impensabile che vada a toccare il valore dei fabbricati regolarmente accatastati dopo perizie e sopralluoghi.
Se il Legislatore vorrà essere credibile e giusto non potrà prevedere nuove regole, che cambino la classificazione delle abitazioni, facendo assomigliare l'intervento tanto a una tassa patrimoniale. La casa è un patrimonio familiare che va tutelato e non utilizzato per introdurre nuovi e celati costi, diretti o indiretti.*Presidente Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
Glass Lewis ha suggerito agli investitori istituzionali di appoggiare l’azione di responsabilità proposta da Bluebell Partners contro l’ad di Leonardo Alessandro Profumo, Iss di bocciarla.
I proxy advisor, che indirizzano il voto dei fondi, si dividono e rendono così l’assemblea del 23 maggio (la seconda convocazione è per il 31 ) che tra le altre cose dovrà esprimersi sulle accuse al manager ligure - ancor più incerta. Quasi impossibile che passi la nuova richiesta avanzata dal fondatore di Bluebell, Giuseppe Bivona, contro l’ex presidente di Mps - il 30% di Leonardo è nelle mani del Mef che voterà contro e il Cda ha di recente respinto le accuse di Bluebell e confermato la fiducia all’ad - ma è altrettanto vero che i fondi istituzionali pesano per circa il 50% nell’ex Finmeccanica e che un eventuale voto “massiccio” contro l’attuale ad della società della Difesa avrebbe un peso non indifferente.
Ma di cosa stiamo parlando? Secondo Bluebell da anni Profumo starebbe provocando danni reputazionali al gruppo dell’aerospazio per i procedimenti giudiziari legati ad Mps che hanno portato a una condanna del manager in primo grado a sei anni reclusione per la vicenda dei derivati. «Pensiamo che il proponente possa avere delle rimostranze legittime - si legge nelle motivazioni di Glass Lewis - . Mentre la sentenza è soggetta ad appello, riteniamo che rappresenti una sostanziale indicazione che le azioni di Alessandro Profumo possano danneggiare il valore degli azionisti e che un'azione di responsabilità possa essere giustificata».
GIUDIZIO CONTRARIO
Non la vede allo stesso modo l’altro proxy, Iss, che evidenzia come «al momento, in base alle informazioni fornite dal proponente e alle informazioni attualmente disponibili e considerando che la sentenza menzionata da Bluebell può essere ancora rivista, ci sembra che non ci sia sufficiente terreno per rimuovere Profumo dal suo ruolo e intraprendere un'azione legale nei suoi confronti». Il proxy si attende che Leonardo «monitori con attenzione e rigorosamente la situazione e, se necessario, prenda le misure adeguate». La questione, conclude, «merita comunque speciale attenzione e considerazione da parte degli azionisti considerando il potenziale impatto reputazionale per la società e per la continuità della sua leadership».
Manca all’appello l’altro proxy, Frontis, che lo scorso anno aveva consigliato di votare a favore dell’azione di responsabilità, ma quest’anno non avendo clienti che investono in Leonardo non emetterà alcun report. Insomma, se l’esito del risultato è scontato, non altrettanto può dirsi per le percentuali finali. Oltre al Mef, che, come detto, detiene la maggioranza relativa con il 30% , nell’azionariato di Leonardo ci sono alcuni dei colossi globali come Vanguard, T. Rowe, Norges Bank, Schroder Investment, Dimensional Fund Advisors, Blackrock, Dnca Finance, Invesco, Pictet , Aviva, Amundi, Artemis, Natixis e attori italiani come Fideuram, Mediolanum e Generali.
Si stima che il loro peso non sia inferiore al 45%. Tant’è che l’attività di di Bluebell si sta intensificando: negli ultimi giorni il fondo si è rivolto al governo, la Mef e a tutti i principali investitori chiedendo di votare contro Profumo. Mettendo in evidenza che rispetto allo scorso anno, quando la proposta era stata respinta, è venuta alla luce una nuova vicenda grazie agli articoli della Verità. Si parla della vendita fallita in Colombia di navi e aerei militari e del ruolo da intermediario svolto dall’ex prmier Massimo D’Alema sospettato di avere legami con i vertici dell’ex Finmeccanica.
Grandi manovre nel sistema fieristico italiano che è ripartito dopo il periodo il forzato stop per il Covid (con cali di giro d’affari superiori all’80%).
Ma il boom di presenze registrato tra i padiglioni da gennaio ad oggi non cancella i problemi di un rilancio che passa anche attraverso il rinnovamento delle strutture ed un salto tecnologico-digitale che si è fatto pressante alla luce delle problematiche legate alla pandemia.
Tra l’altro, mentre nel resto d’Europa (specie in Germania) i governi sono intervenuti da subito con cospicui finanziamenti a sostegno delle Fiere, nel nostro Paese i soldi sono arrivati in ritardo e col contagocce. Dunque il gap si è fatto più netto. A nostro favore gioca però la forza del prodotto-Italia ed il contesto attorno alle manifestazioni. Ma non basta.
Da qui il percorso, quasi obbligatorio, delle partnership che sembra trovare nuovo slancio con, ad esempio, Milano che punta ad una fusione con Parma e Vicenza-Rimini che continua a guardare a Bologna.
LA PERLA DEL NORDEST
Ma poi c’è la “perla” del Nord est ovvero la Fiera di Verona, dove passano manifestazioni di caratura internazionale come Vinitaly ma non solo. Verona da tempo si sta guardando attorno. Bloccato un discutibile accordo con Milano su una costola del Vinitaly, e sfumata l’intesa con Vicenza ha anche percorso la strada di una forte partnership con Parigi.
Tutte strade che non hanno sortito, al momento, risultati concreti e che mettono Verona nella situazione di dover pensare allo shopping ma anche di essere preda. Da qui un ribaltone che ha però all’origine un diverso equilibrio tra le forze propulsive della città ed il recentissimo nodo- alleanze in vista delle lezioni comunali. Il risultato è il cambio alla presidenza, alla direzione generale (con lo “storico” Giovanni Mantovani in uscita) e la creazione di un amministratore delegato.
Il cambio alla direzione generale è comunque il perno di una intesa portata avanti dal Comune di Verona principale azionista della Fiera con quasi il 40% e la Fondazione Cariverona con il suo 24%, ma anche da altri soci forti come Camera di Commercio, Banco BPM e Cattolica Assicurazioni.
NUOVO VERTICE
A VeronaFiere si va dunque verso un vertice tutto nuovo con Federico Bricolo presidente e Maurizio Danese Amministratore Delegato. Il principale sponsor di Bricolo è l’attuale sindaco Federico Sboarina, che ha dovuto superare le resistenze di coloro che spingevano per andare con la nomina a dopo le elezioni comunali.
D’altra parte Bricolo è un uomo forte della Lega, di cui è anche responsabile elettorale per le prossime amministrative. E con questa nomina il sindaco Sboarina cerca di ricucire lo strappo con Salvini dopo la sua adesione a Fratelli D’Italia. Il leader leghista infatti, durante una visita a Verona, aveva pubblicamente elogiato il sindaco, facendo intendere che fosse molto vicino al Carroccio. Come tutta risposta Sboarina, pochi giorni dopo aveva annunciato la sua adesione a Fratelli d’Italia con tanto di plauso ufficiale dalla leader Meloni.
Da qui il grande gelo Sboarina-Lega con quest’ultima fredda sulla ricandidatura alla poltrona di sindaco. A complicare le cose la decisione di Forza Italia di appoggiare Tosi. Ora, con le amministrative da un passo, la mossa Bricolo potrebbe spianare la strada ad una pace Sboarina-Lega.Ma torniamo alla Fiera: Bricolo come presidente della Fiera prenderà il posto proprio di Maurizio Danese, destinato a diventare amministratore delegato. Danese, imprenditore e presidente di Aefi (l’associazione delle fiere italiane) è ben visto dai soci forti.
Come pure il nuovo dg che dovrebbe essere Flavio Piva, presidente della Bcc di Verona e Vicenza. Le nomine dovrebbero avvenire il 17 maggio, alla prossima assemblea per l’approvazione del bilancio della fiera.