2018-10-15
Attenti al blitz Boeri-Di Maio sulle pensioni oltre i 3.000 euro
La coppia prova il colpo nel dl fiscale. C'è però rischio incostituzionalità. Difficile che Giuseppe Conte e Giovanni Tria accettino di infilare nel decreto il taglio degli assegni cosiddetti d'oro. La mossa però incombe e i grillini hanno la giornata di oggi per insistere. È bene vigilare, perché si inizia con il penalizzare i ricchi e domani gran parte degli italiani scoprirà di ritrovarsi in quella categoria.Quella di oggi passerà alla storia come la giornata più complicata del governo gialloblù. Il Consiglio dei ministri dovrà licenziare la legge di Bilancio attesa per mezzanotte a Bruxelles e il decreto fiscale che consentirà di dare il via a una serie di interventi necessari a fare da puntello alla prossima manovra. Il fatto è che sugli estremi e il perimetro della pace fiscale non c'è accordo tra la componente grillina e quella leghista. Inoltre, il leader a 5 stelle Luigi Di Maio ha pronto un blitz da inserire nel testo fiscale. Una mossa estremamente pericolosa per la tenuta stessa del governo. In pratica l'obiettivo è mutuare la bozza di legge presentata alla Camera dalla coppia Riccardo Molinari e Francesco D'Uva e renderla immediatamente efficace. In pratica, scatterebbe subito e in modo retroattivo il taglio della parte contributiva delle pensioni definite d'oro dai 5 stelle. Solo che, stando a quanto dichiarato da Di Maio, il taglio potrebbe scendere fino a 3.000 euro netti. Tanto sarebbe se si vuole raccogliere 1 miliardo di euro all'anno. Il quotidiano la Repubblica ieri ha parlato di 3.500 euro netti e il leader grillino ha smentito. Però i numeri non quadrano e soprattutto il rischio che l'asticella diventi una cesoia è confermato dalla regia. Dietro il modello e l'algoritmo di taglio c'è infatti la mano di Tito Boeri, il numero uno dell'Inps. Ne abbiamo scritto più volte fin da quando la bozza di legge è stata presentata al Parlamento e da quando Di Maio ha iniziato a difendere la testa di Boeri dagli attacchi leghisti. Il capo dell'Inps serviva evidentemente per gestire i calcoli e gli algoritmi. Il problema è però enorme. Perché nelle mani di Boeri si sa dove si inizia e non dove si finisce. Quindi potremmo scoprire un giorno che le pensioni d'oro sono quelle da 2.500 euro netti. Il che sarebbe una follia. Come sarebbe difficile spiegare agli elettori leghisti del Nord che si spendono una decina di miliardi per per fare uscire in anticipo dal mondo del lavoro circa 400.000 lavoratori e poi ad altri 200.000 si chiede un taglio che viaggia tra il 5 e il 23% dell'assegno. Va infatti notato che a differenza di quanto spiegano i 5 stelle il modello Boeri non prevede il taglio lineare della parte retributiva e quindi dei contributi non versati, ma un taglio lineare in base al numero degli anni mancanti alla soglia prevista dall'ultima legge pensionistica. Senza dimenticare che infilare un tale tema in un dl fiscale aprirà un fronte aspro con il Quirinale. La presidenza della Repubblica potrebbe eccepirne - oltre alla Costituzionalità - anche la coerenza per materia.Nel merito un primo rilevante profilo di problematicità costituzionale è rappresentato da una penalizzazione del trattamento previdenziale, retroattivamente applicato, sulla scorta dell'anticipo dell'età di pensionamento rispetto a una età obiettivo fissata con elaborazione statistiche targate appunto Boeri. La conseguenza del meccanismo è una penalizzazione economica anche per soggetti che abbiano conseguito il proprio trattamento previdenziale all'età legale di pensione - ovvero - al conseguimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia che nella generalità dei casi coincideva con la conclusione o l'impossibilità oggettiva della prosecuzione dell'attività lavorativa. Forze armate e polizia di Stato potrebbero anche vedere cambiati i requisiti di quiescienza. Senza contare che su tutto resta un grande interrogativo, quello delle pensioni di reversibilità. Il taglio grillino come impatterebbe? Al momento non è dato saperlo, ma si rischia di assistere a brutte sorprese.«La manovra del governo gialloblù è la prima che non darà soldi ai soliti personaggi, ma ha i soldi per ripagare il popolo che ha dovuto pagare per i vitalizi, le pensioni d'oro, i voli di Stato e le auto blu», ha rivendicato il vicepremier Di Maio ieri pomeriggio a Domenica Live. La mossa di marketing è chiaro, il risultato però rischia essere tutto a vantaggio di chi attende in futuro le pensioni di cittadinanza e a svantaggio di chi negli ultimi 40 anni abbia lavorato rispettando le leggi contributive. Per tutti questi motivi ci risulta quasi impossibile che Giuseppe Conte e Giovanni Tria accettino di infilare nel decreto fiscale il taglio delle pensioni cosiddette d'oro. Il rischio però incombe e i grillini hanno la giornata di oggi per insistere. È bene vigilare, perché si inizia a penalizzare i ricchi e domani gran parte degli italiani scoprirà di ritrovarsi in quella categoria.