2021-01-31
I profeti dell’attimo fuggente rovinano sé stessi e gli altri
La politica e la cultura dominanti si appassionano ai manieristi dell'istante. Ma cogliere l'attimo, come fa chi spariglia per sopravvivere, denota ignoranza della storia e mancanza di visione. Chiedere a Lorenzo de' MediciÈ stato il governo del carpe diem, o cogli l'attimo, questo governo Conte 2. Controfigura del Conte 1, da cui nacque appunto cogliendo l'attimo in cui al presidente Giuseppe Conte fece comodo di scaricare la Lega e imbarcare il Pd, nemico storico del Conte 1, al termine di un'estate faticosa e accaldata. Alla fine, però, ha colto anche altro, nel senso volgare e tuttavia importante degli incarichi, stipendi, prebende e onori per sé e per gli amici, visto che senza nulla risolvere e lasciando via via irrisolta ogni questione toccata è riuscito a durare, sulla pelle e a carico del Paese, ben un anno e tre mesi. Anche il Conte 1, del resto, era durato un anno, tre mesi e tre giorni. La storia politica del Conte 1 e 2 poi, è legata all'attimo fin dalla nascita, quando Conte tra la sorpresa generale uscì «dal cilindro di un comico», come riferito da Giorgia Meloni nel suo scespiriano discorso alla Camera dei deputati. Vedremo ora se ci sarà un Conte 3, come forse si aspetta il presidente dimissionario. Tuttavia questa questione del carpe diem/cogli l'attimo (come suggeriscono il poeta latino Orazio e tanti altri), è meno superficiale di quel che sembra, perché, anzi, è diventata uno degli aspetti più significativi della politica e del costume di oggi (non solo in Italia), pur essendo una tentazione dell'essere umano da sempre. Si tratta del tentativo di ridurre la vita all'immediato presente, cancellando sia l'intero passato, storia compresa, che il futuro, che, però ha in sé dimensioni fondamentali, come per esempio lo sviluppo della persona e della collettività. Se con «cogli l'attimo» fai magari bingo per te, non è però detto che la società se ne giovi. Quella per svilupparsi ha invece bisogno che tu, oltre a prontamente salire sul treno che passa in quel momento (come Conte quando fa un governo), sappia anche dove andare, e perché. L'attimo, insomma è un orientamento di vita redditizio per i singoli che lo praticano, ma in sé alla società non garantisce nulla. Malgrado questi evidenti limiti, l'istante è tuttavia oggi fortemente appoggiato dalla visione della vita semplificata dal mito della scienza/tecnica/progresso, visti come soluzioni di tutti i nostri problemi, e dalla cancellazione della storia e del passato, la cui conoscenza è ormai considerata inutile, proprio perché il passato sarebbe sor/passato, non più attuale. Peccato che niente di ciò sia vero. Come si sta vedendo anche nel Covid 19, la tecnoscienza riuscirà (nel migliore dei casi) a rimediare solo lentamente e con costi altissimi ai danni creati dal tipo di sviluppo da essa stessa ispirato. Per uno sguardo più specificatamente umano poi, attento ad affettività e salute psichica, è facile riconoscere come tutto ciò assicuri soprattutto disastri. Dell'attuale popolarità del cogli l'attimo, ormai ridotto a slogan fai da te per chiudersi in un'esistenza egoisticamente individualista, parla il libro del pedagogista e filosofo Duccio Demetrio, All'antica. Una maniera di esistere, in uscita da Raffaello Cortina nelle prossime settimane di febbraio. Nel libro, che propone con audace anticonformismo la bellezza del vivere all'antica, sottolineandone la forza e profondità, tutt'altro che antiquata anche e proprio perché indifferente alle volubili mode, il cogli l'attimo rappresenta un po' l'altro modo di vivere, il manierismo dell'istante, divenuto da qualche decennio molto popolare, da Osho Rajneesh a Paulo Coelho a tanti altri. Che spesso amano l'attimo anche perché sanno poco e nulla di ciò che è accaduto fino a ieri, e non vogliono fare la fatica di impararlo. Un modo di fare oggi spesso interpretato come segno di animo gentile, come gran parte della New Age che l'aveva abbondantemente adottato; ma non è proprio così.Lo sapeva perfettamente il nostro Dante Alighieri, che senza abboccare all'amo riconduceva il carpe diem-cogli l'attimo al suo significato etimologico di «strappare con violenza»: un atto rapace, per di più perpetrato con astuzia e inganno. Come ad esempio il passaggio dal Conte 1 al 2 ha brillantemente dimostrato. È anche per questo che adesso passare al 3 potrebbe non essere facilissimo, malgrado il numero 3 sia (come abbiamo visto) nelle corde dell'avvocato, ed anche, secondo la scienza dei numeri, assai frequente nei cicli del potere. Dove il 3 appare come il numero dell'Imperatrice dei Tarocchi; un personaggio-archetipo che «possiede un astuto senso del potere, ma al suo lato negativo indica: posa, vanità, nozioni superficiali, pompa, affettazione». Si sente qui un inconfondibile profumo (spuzzetta?) di stati generali. È però l'intera filosofia del cogli l'attimo che sarebbe ora di rivedere, almeno nella sua applicazione attuale. La realtà è che questo modo di vedere le cose, di pensare e di agire, è uno dei fattori più evidenti del malessere e della sterilità del mondo moderno, dopo avere fatto abbondanti danni in epoche precedenti. Chi non ha certezze, non riesce ad avere visioni (o se le ha, sono deliri megalomaniaci), e ciò gli impedisce di avere autentiche strategie. I campioni dell'attimo non sanno preparare il domani, anche perché di solito non sono interessati al passato, a ieri, che è sempre premessa indispensabile al domani. Certo, l'attimo ha avuto anche cantori geniali (anche se accentratori come governanti), come Lorenzo il Magnifico: «Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.... Ciascun suoni, balli e canti! Non fatica, non dolore! Ciò ch'a essere convien sia, del doman non v'è certezza». Bellissimi versi: ma facendone uno stile di vita il geniale Magnifico è morto a 43 anni. Di gotta, malattia che coglie chi si gode l'attimo un po' troppo (e di casa nella sua famiglia, i Medici). Quando Lorenzo morì, la ricca banca di famiglia, origine del loro potere, era ormai mezza rovinata e piena di debiti. Subito dopo la sua morte, i potenti Stati d'Europa, a cominciare dalla Francia e dall'Austria (assieme agli Sforza, di Milano), più risparmiosi, meno canterini, e dotati di eserciti che sapevano guidare, si rovesciarono sull'Italia (Firenze compresa). I Medici furono cacciati da Firenze mentre Girolamo Savonarola chiedeva ai fiorentini di cambiare vita; ma era tardi. Come politici, se fossero geniali come Lorenzo de' Medici, le star del cogli l'attimo potrebbero anche farti divertire. Ma anche lì, poi ti ritrovi rovinato e con il tuo Paese invaso dai potenti del momento, e non puoi farci niente. Un po' come l'Italia oggi, dopo il Conte 2. È il culto del carpe diem: divertente (se è ben fatto, ma non è questo il caso) al cabaret, ma rovinoso in Parlamento. Sarebbero luoghi da non confondere, ma molti non lo sanno.