2019-10-04
Obbligare i privati a riscuotere l’Irpef da colf e badanti è un autogol fiscale
Il governo vuole trasformare le famiglie in sostituti d'imposta. Con più spese e rischio guai in caso di errori. Un assist al nero.Nessuna smentita all'imposta sul reddito al 50%. Il ministro Roberto Gualtieri: «Servono 14 miliardi».Lo speciale contiene due articoli.Il governo vuole scaricare l'onere della lotta all'evasione sulle famiglie. Non sapendo come recuperare i 7 miliardi di redditi non dichiarati al fisco, come previsto dalla prossima manovra economica, vorrebbe trasformare gli italiani, costretti a servirsi di personale domestico e per l'assistenza degli anziani, in efficientissimi 007 anti evasione. L'operazione, che ha già scatenato un putiferio di polemiche e gettato le famiglie nel panico, farebbe parte del pacchetto di misure con le quali il duo Conte-Gualtieri, rispettivamente premier e ministro dell'Economia, stanno facendo ricorso a tutta la loro immaginazione per mettere in trappola i furbetti delle tasse. Secondo il progetto le famiglie che impiegano colf e badanti, ma anche il singolo anziano che non ha il supporto dei parenti, diventerebbero sostituti d'imposta. Questo vuol dire che, come tutti i datori di lavoro, sarebbero tenuti a trattenere le tasse nella busta paga e ad effettuare i relativi versamenti. Un compito che finora non hanno. Diventerebbero delle piccole aziende.Il ragionamento che hanno fatto i tecnici del Tesoro, è banale e superficiale: dal momento che il settore dei collaboratori domestici e di assistenza agli anziani è caratterizzato da un'ampia fascia di irregolarità, non c'è niente di più facile, per far emergere il nero, che costringere famiglie e anziani a prelevare e a pagare l'Irpef dei loro lavoratori. Così, pensano all'Economia, nessuno potrà più evadere.Secondo Assindatcolf, l'associazione di categoria, il 60% di colf e badanti non è in regola ma «sarebbe assurdo rivalersi sulle famiglie, che già devono farsi carico di tutta l'assistenza agli anziani, per combattere il nero». All'Inps risultano 850.000 contrattualizzati ma le stime, al ribasso, indicano che gli irregolari sono almeno il doppio. Chi però ha tirato fuori dal cilindro questa soluzione non ha tenuto conto di una serie di conseguenze che rischiano non solo di vanificare l'intento anti evasione ma di allargarne i confini. Sarebbe un buco nell'acqua, con l'unico risultato di rendere la vita delle famiglie e degli anziani un inferno burocratico e di aumentare i costi del servizio.Vediamo quale girone dantesco si prospetta per chi ha bisogno di un aiuto in casa, dalle normali pulizie all'assistenza. Quest'ultima attività è particolarmente diffusa dal momento che la popolazione anziana (in crescita) è pressoché a carico delle famiglie per la carenza di strutture pubbliche e per gli alti costi di quelle private. La normativa vigente prevede che le famiglie versino i contributi previdenziali Inps e Inail. Nella busta paga viene indicata la retribuzione mensile, il rateo di tredicesima e il Tfr. Spetta poi al lavoratore, cioè a colf e badante, compilare la dichiarazione dei redditi e pagare le tasse. Il progetto del governo è di trasformare le famiglie in sostituti d'imposta, obbligandole ad effettuare le trattenute mensili e a versarle all'Erario tramite il modello F24 o altri modi semplificati.Il ruolo di sostituto d'imposta non è per niente facile. Per calcolare i contributi da trattenere, occorre innanzitutto individuare l'aliquota che è il 23% per un reddito fino a 15.000 euro e il 27% oltre questa soglia. Poi vanno calcolate le detrazioni, se il contratto è a tempo determinato o indeterminato, e quelle familiari se il lavoratore ha coniuge o figli a carico. Dulcis in fundo ci sono le addizionali regionali e comunali. C'è poi una fascia di lavoratori che non supera gli 8.100 euro l'anno e che sono esentati dal pagare le tasse.Ve lo immaginate il vecchietto alle prese con i calcoli e la compilazione dei moduli o la famiglia trasformata in studio di commercialista? Senza contare che ci sarebbero precise responsabilità e il sostituto d'imposta dovrebbe rispondere al Fisco di eventuali errori. Un bel pasticcio. A meno di non rivolgersi ad un professionista ma sono in pochi a poterselo permettere. Ci sono i Caf, però un paio di questi, interpellati, hanno già lasciato intendere che l'operazione avrebbe un costo aggiuntivo. E non finisce qui. La famiglia deve vedersela pure con il lavoratore che a causa del prelievo per l'Irpef, avrebbe lo stipendio decurtato. Non è difficile immaginare che questo cerchi di rivalersi della perdita esigendo un aumento.La famiglia verrebbe messa alle strette anche per un'altra situazione. Come detto prima, coloro che percepiscono un reddito sotto 81.00 euro l'anno non pagano imposte. Colf e badanti potrebbero quindi chiedere di non dichiarare tutte le ore lavorate in modo da rientrare in questo caso e non pagare l'Irpef. Si verrebbero a creare, pertanto, tutte le condizioni per indurre, anche chi è sempre stato in regola, a rifugiarsi nel nero, pur di scampare a nuove incombenze burocratiche e a maggiori spese. Per il governo l'ennesima operazione fallita e un clamoroso effetto boomerang.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/obbligare-i-privati-a-riscuotere-lirpef-da-colf-e-badanti-e-un-autogol-fiscale-2640834497.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-supergabella-resta-sul-piatto-e-gualtieri-apre-a-nuovi-prelievi" data-post-id="2640834497" data-published-at="1757321284" data-use-pagination="False"> La supergabella resta sul piatto. E Gualtieri apre a nuovi prelievi Nebbia fitta a Via XX settembre, sede del Mef: e, oltre il nebbione, un muro di tasse. Entrambi gli elementi (la nebbia e le tasse), una specie di cortina fumogena che però non basta a nascondere la stangata fiscale in preparazione, balzavano agli occhi leggendo il paginone di intervista che il ministro Roberto Gualtieri ha concesso ieri al Corriere della Sera, conversando con un Federico Fubini che in diversi passaggi è parso - diciamo - a corto di obiezioni. La notizia, a onor del vero, c'è: «Servono 14 miliardi». Una cifra pazzesca, che Gualtieri ammette con nonchalance: «Le risorse per finanziare la completa sterilizzazione delle clausole e le misure previste dalla manovra sono circa 14 miliardi». Interpellato su come reperirli, su quale mix ci sarà tra aumenti di entrate e riduzioni di spesa, il ministro chitarrista calcia il pallone in tribuna, come i terzinacci del calcio antico: «Ora è prematuro indicare le singole misure». E - ahinoi - l'intervistatore non insiste. Ma non occorre essere Sherlock Holmes per capire che se in un'intera pagina un ministro non dà una singola buona notizia, e omette di rispondere in concreto su dove troverà i soldi, è perché sul suo tavolo ha già pronti gli attrezzi per un massacro fiscale. Massacro che - badate bene - avrà una cubatura potenziale nemmeno di 14, ma addirittura di 21 miliardi, perché Gualtieri conferma l'incredibile cifra di 7 miliardi che il governo intenderebbe recuperare attraverso la lotta all'evasione. Diciamolo chiaramente: è una stima fuori misura, considerando che provvedimenti assai penetranti degli anni scorsi, dallo split payment alla fatturazione elettronica, produssero assai meno. E allora come si troveranno questi 14+7 miliardi? Elementare, Watson: attraverso nuove tasse, sia visibili che nascoste. A questo punto, davanti all'impresa disperata di rastrellare ben oltre un punto di Pil attraverso nuova tassazione (trasparente o occulta), tutte le ipotesi circolate nei giorni scorsi diventano tragicamente credibili. Lasciamo da parte le odiose ma pittoresche tasse sulle merendine, e concentriamoci sul resto: revisione delle rendite catastali (la mezza smentita governativa non è purtroppo convincente); aumenti differenziati delle aliquote Iva (anche qui il governo un giorno smentisce e il giorno dopo corregge la smentita); taglio selvaggio delle detrazioni sul gasolio agricolo (sarebbe devastante per gli agricoltori); stangata contro le detrazioni per gli autotrasportatori (anche lì si inciderebbe sul margine minimo che consente a moltissimi di loro di sopravvivere); taglio delle detrazioni sulle ristrutturazioni (operazione masochistica: incentiverebbe proprio quel nero che il governo dice di voler contrastare). Ognuna di queste voci, l'una peggiore dell'altra, rischia di essere confermata. Quanto al resto dell'intervista, c'è molto poco. Se non una frase a dir poco ingenua del ministro («investire nei nidi dà un grande moltiplicatore perché permette a molte madri di lavorare»): bell'auspicio, ma va considerato il piccolo «dettaglio» che servirebbe anche incentivare le imprese ad assumere. Più una battuta illusoria su quanto potrà essere ulteriormente risparmiato grazie al calo dei rendimenti dei titoli pubblici: ma è realistico considerare che da quella voce, in considerazione dello stock di debito esistente e della necessità di remunerare gli investitori, non si potranno ricavare cifre sensazionali. Quanto invece al tema che La Verità ha posto ieri ai suoi lettori, e cioè l'ipotesi di una nuova aliquota Irpef da esproprio proletario (50% per gli imponibili più elevati: cosa che metterebbe in fuga quella fascia di contribuenti), anche ieri non sono giunte smentite ufficiali. L'unico elemento in controtendenza (che però non è purtroppo incompatibile con un rialzo selvaggio dell'aliquota più elevata) è la proposta del renziano Luigi Marattin (intervistato dal Messaggero) che ha proposto un riordino delle aliquote Irpef, attraverso una legge delega che consenta al governo di riscrivere del tutto la tassazione delle persone fisiche. Avvisaglie di una tensione tra Pd e renziani che, dopo il primo match sull'Iva, si sposterebbe sull'Irpef? Lo capiremo presto.
L'infettivologa Chiara Valeriana
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