2023-09-20
«Nyt»: «Fu un razzo lanciato da Kiev a far strage nel mercato di Donetsk»
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
I servizi segreti ucraini smentiscono lo scoop: «Raid russo». Volodymyr Zelensky all’Onu: «Non credete al diavolo Putin, chiedete a Prigozhin». Domani il colloquio con Joe Biden. Mosca: «Va negli Usa a mendicare armi e soldi».Lo scorso 6 settembre, un missile ha colpito il mercato di Kostiantynivka, città ucraina situata nella regione di Donetsk, provocando almeno 16 morti e oltre 30 feriti. Le autorità di Kiev addossarono subito la colpa all’esercito russo, con Volodymyr Zelensky in persona che parlò di «sfacciataggine della malvagità» e «disumanità assoluta» da parte di Mosca. Ieri, tuttavia, un’inchiesta del New York Times ha messo seriamente in imbarazzo il presidente ucraino: a colpire il mercato di Kostiantynivka, sostiene il quotidiano, non sarebbe stato un missile russo, bensì un razzo partito per errore dalle retrovie ucraine.Per corroborare la sua ricostruzione, il New York Times adduce diverse prove, «inclusi frammenti di missili, immagini satellitari, resoconti di testimoni e post sui social media». Tali prove, si legge, «suggeriscono fortemente che l’attacco catastrofico sia stato il risultato di un missile di difesa aerea ucraino errante». Insomma, conclude il Nyt, «sembra che sia stato un tragico incidente». Peraltro, fanno notare gli autori dell’inchiesta, le autorità ucraine avrebbero cercato di impedire ai reporter di «accedere ai detriti del missile e all’area dell’impatto nelle fasi immediatamente successive all’attacco». Di primo acchito, infatti, Mykhailo Podolyak, il consigliere del presidente ucraino, si è limitato a dichiarare che la strage di Kostiantynivka «richiederà un’ulteriore valutazione da parte delle autorità investigative». Solo più tardi, invece, è arrivato il commento del Servizio di sicurezza ucraino (Sbu): la responsabilità, hanno affermato gli 007 di Kiev, sarebbe tutta a carico della Russia, come dimostrerebbero, in particolare, «i frammenti di missile identificati e recuperati sulla scena della tragedia». Lo scoop del Nyt, al contrario, è stato salutato con favore da Mosca: «Kiev bombarda da sempre le sue stesse città», ha dichiarato Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo. Al di là di come si concluderanno le indagini, è però chiaro che questa vicenda non ha rappresentato un bel biglietto da visita per Zelensky, che ieri è arrivato a New York per presenziare all’assemblea generale dell’Onu. Il vertice è molto delicato: il presidente ucraino, prima del summit al Palazzo di vetro, ha dovuto ammettere che la controffensiva procede lentamente. Atterrato nella Grande mela in divisa militare, Zelensky sarà ricevuto domani alla Casa Bianca da Joe Biden, per poi parlare di fronte al Congresso. L’obiettivo è chiedere ulteriore sostegno, anche economico. E non tira certo una buona aria: a Capitol Hill potrebbe venir meno il supporto bipartisan alle richieste di Kiev, visto che i repubblicani non sembrano più intenzionati ad aprire i cordoni della borsa. Nel frattempo, nel suo discorso all’assemblea di ieri, Biden ha ribadito la necessità di sostenere concretamente l’Ucraina, specificando che «dobbiamo opporci oggi a questa palese aggressione per scoraggiare altri potenziali aggressori domani». Parole che, però, spostano poco. Non a caso, conscia della situazione precaria del presidente ucraino, la Zakharova ha colto l’occasione per apostrofare Zelensky come «l’accattone dipendente di Kiev» che «sta andando a mendicare ancora denaro e armi dai suoi padroni americani». In risposta, durante il suo intervento all’Onu, il presidente ucraino ha affermato che: «La Russia minaccia il mondo, non ha di diritto di avere le armi nucleari», che «ha commesso genocidio contro i bambini ucraini» e che inoltre «usa i prezzi alimentari come un’arma». A tal riguardo, Zelensky ha invitato a sostenere l’Ucraina nel lanciare un corridoio temporaneo di esportazione marittima per garantire che i suoi prodotti alimentari arrivino sul mercato globale, definendo «allarmante» come alcuni Paesi europei «recitino la solidarietà nel teatro politico», riferendosi agli annunci di Polonia, Slovacchia e Ungheria sulle restrizioni alle importazioni di grano ucraino. L’ex attore ha aggiunto anche che: «Non si può credere al diavolo, chiedete a Evgenij Prigozhin», lanciato un appello «ad agire uniti nello sconfiggere l’aggressore». A margine dell’assemblea dell’Onu, Zelensky incontrerà anche Lula, presidente del Brasile, per convincerlo ad assumere una posizione meno ambigua sul conflitto. Non sarà facile: nel suo intervento al Palazzo di vetro, Lula ha già dichiarato che il Brasile «è contro ogni tentativo di dividere il mondo in due blocchi e tornare alla guerra fredda». Insomma, la situazione è critica. All’assemblea generale, d’altronde, non sono assenti solo Putin e Xi Jinping. A marcare visita sono stati anche Emmanuel Macron, e il premier britannico Rishi Sunak, che è alle prese con un calo di popolarità del suo governo. Non un bel messaggio per Zelensky: sembra che tutti abbiano ben altri pensieri che il sostegno all’Ucraina. Sostegno che, invece, verrà ribadito da Giorgia Meloni, anche lei a New York per sottoporre all’attenzione delle Nazioni Unite l’emergenza migratoria vissuta dall’Italia: la vera priorità di Roma in questo momento.
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