2022-07-17
Nuovo delirio dem: in difesa dell’aborto vogliono mutilare la Corte suprema
Alexandria Ocasio-Cortez (Ansa)
Presentano un disegno di legge sull’interruzione di gravidanza e chiedono di limitare la giurisdizione d’appello sui temi etici.Qualcuno credeva che la sentenza della Corte suprema sull’aborto avrebbe ricompattato il Partito democratico. In realtà, sta avvenendo l’esatto opposto. L’altro ieri, la Camera ha dato l’ok a un disegno di legge per garantire l’interruzione di gravidanza a livello federale. Si tratta di un testo che era già stato approvato in passato, per poi naufragare in Senato: un destino che probabilmente gli toccherà anche questa volta. Ricordiamo, infatti, che alla camera alta il partito di opposizione può ricorrere al filibuster: strumento che consente di approvare un disegno di legge con un quorum di 60 voti, anziché a maggioranza semplice. Al momento, i seggi al Senato sono divisi a metà (50 ai dem e 50 ai repubblicani): ragion per cui, adottando il filibuster, l’elefantino è in grado di affossare il provvedimento. Per aggirare lo scoglio i dem dovrebbero abrogare lo stesso filibuster (che loro hanno abbondantemente usato ai tempi della presidenza Trump). Il punto è che alcuni senatori centristi dell’Asinello come Joe Manchin e Kyrsten Sinema sono contrari a una simile mossa che, con il loro mancato sostegno, è destinata ad arenarsi, acuendo le tensioni tra l’ala moderata e quella di sinistra del Partito democratico. Quell’ala sinistra che è tornata alla carica per cercare di delegittimare la Corte suprema.Giovedì un gruppo di deputati dem di orientamento radicale, capitanati da Alexandria Ocasio-Cortez, ha inviato una lettera alla leadership parlamentare dell’Asinello, chiedendo che il Congresso tolga alla Corte suprema «e ad altri tribunali di estrema destra» la giurisdizione di appello su questioni legate all’aborto e su ulteriori temi eticamente sensibili. Non solo: nella missiva, i deputati suggeriscono di assegnare la giurisdizione su tali questioni alla Corte d’appello per il Circuito del District of Columbia: un tribunale che, se venissero confermati dal Senato tre togati recentemente nominati da Biden, si ritroverebbe con una maggioranza di giudici di nomina dem. L’idea di sottrarre la giurisdizione d’appello alla Corte suprema sui temi etici non è farina del sacco della Ocasio-Cortez. A fine giugno, è stata infatti proposta dal Center for american progress: organizzazione progressista che, fondata dal clintoniano John Podesta, è attualmente presieduta da Patrick Gaspard (ambasciatore americano in Sudafrica ai tempi di Barack Obama ed ex presidente della Open society del magnate George Soros). La proposta di revocare la giurisdizione sui temi etici alla Corte suprema si basa, in linea teorica, sull’articolo III della Costituzione americana. Risulta in realtà una questione scivolosa, che è stata posta in passato soltanto per casi rari ed estremi. Si tratta comunque di precedenti vaghi e di carattere tecnico, oltre che oggetto di dibattito tra i giuristi. Il senso della proposta della Ocasio-Cortez è, invece, puramente politico e mira di fatto a trasformare il diritto in uno strumento di lotta partigiana, in cui solo le Corti «amiche» sarebbero legittimate ad operare. Col rischio di un effetto boomerang, visto che i repubblicani potrebbero rendere pan per focaccia, in caso riescano a riprendere la maggioranza al Congresso il prossimo novembre. Un’eventualità, questa, evidenziata addirittura dallo stesso Center of american progress, che non manca di sottolineare i nodi di una simile linea. Senza poi trascurare l’assurdità della richiesta della Ocasio-Cortez. Nella sua recente sentenza, la Corte suprema non si è infatti pronunciata sulla liceità dell’aborto: anzi, ha riassegnato ogni decisione in merito all’autorità dei singoli parlamenti statali (che sono eletti dai cittadini). Siamo sicuri che la paladina liberal abbia realmente capito il senso del pronunciamento emesso dai supremi giudici? Un’altra fonte di possibile attrito tra sinistra e moderati dem riguarda poi l’idea, avanzata dai progressisti e dalla potente Planned Parenthood, di decretare l’aborto un’emergenza di salute pubblica: mossa che, secondo i suoi sostenitori, conferirebbe alla Casa Bianca maggiore possibilità di intervenire a livello federale, con l’intento di aggirare (almeno parzialmente) la sentenza della Corte suprema. Per ora, Biden si è mostrato contrario a questa opzione. Le pressioni, tuttavia, sono significative e potrebbe cambiare idea. Una mossa del genere incontrerebbe vari problemi. La dichiarazione di emergenza nazionale sbloccherebbe dei fondi per l’aborto, ma si scontrerebbe con l’emendamento Hyde: dispositivo legislativo (di cui lo stesso Biden un tempo era paradossalmente alacre sostenitore), che limita i finanziamenti federali all’interruzione di gravidanza. Inoltre tale mossa si esporrebbe prevedibilmente a una valanga di ricorsi legali da parte degli Stati a guida repubblicana. Nel frattempo stanno proseguendo le manifestazioni degli attivisti pro aborto davanti alle abitazioni private dei supremi giudici, tanto che, mercoledì, la polizia del Maryland ha avvertito di essere pronta ad applicare la legge statale contro il disturbo della quiete pubblica. La tensione continua ad essere elevata. Ed è la sinistra dem ad alimentarla.
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