2024-08-08
La nuova follia dall’universo woke: va dato più spazio agli attori multietnici
Il pensatore americano Michael Walzer (Getty Images)
Una studiosa all’ateneo della Tuscia: «Chi ha origini africane resta fuori dai teatri perché non c’è ancora la legge sullo ius soli».Repubblica ha lanciato una notevole iniziativa estiva: una serie di articoli e interviste dedicate alla libertà di espressione, una sorta di dibattito interno sul wokismo e i suoi aberranti derivati. Chissà, magari si rivelerà un poco istruttivo per la sinistra italica, la più intollerante e censoria degli ultimi decenni. La prima puntata è in effetti una boccata di aria fresca: una conversazione con il pensatore americano Michael Walzer, uno dei più intelligenti liberal in circolazione. Benché le sue ricostruzioni sull'origine del fenomeno siano discutibili, e così i rimedi che egli propone, Walzer ha l'enorme pregio dell'onestà quando parla del wokismo. «Vedo in questo fenomeno il ritorno dell'illiberalismo dogmatico che è stato una piaga della sinistra nel passato», dice. «Criticavo allo stesso modo chi faceva l'apologia dello stalinismo o di certi dittatori del Terzo mondo. C'è sempre il rischio di intolleranza ideologica a sinistra. Mia moglie, amministratrice di università, mi ha raccontato di molti studenti che andavano da lei in lacrime per gli abusi subiti da professori di sinistra, che li maltrattavano perché avevano espresso idee diverse dalle loro. Ciò dimostra come qualcosa sia andato storto con il liberalismo a sinistra, e io mi sono sempre opposto a queste tendenze».Walzer non ha torto nemmeno quando rimarca le radici antiche della presunta superiorità morale che conduce al disprezzo degli altri: «Non sono sicuro che sia tipico della nostra epoca, è accaduto spesso in passato», afferma. «Ad esempio l'estremismo giacobino durante la Rivoluzione francese, seguito da quello di destra della reazione, de Maistre, eccetera. È un fenomeno che si ripete nei momenti storici in cui la politica si intromette pesantemente nelle nostre vite. Allora si impone l'intolleranza, a destra come a sinistra».Ora, è difficile affermare che non ci siano anche a destra manifestazioni di «gnosticismo rivoluzionario», tendenze a credere di possedere una verità politica totale che sfociano nell'indisponibilità ad accogliere le ragioni degli altri. Tuttavia esiste una differenza radicale fra i due universi politici: quello progressista attualmente, almeno a livello culturale, è dominante perché maggiormente incarna lo spirito del tempo. E anche i pochi sinistrorsi che ne contestano gli eccessi non riescono ad ammettere quanto sia profondo il sentimento di superiorità che infetta la loro parte. Infatti, nonostante i barlumi di critica che iniziano ad apparire persino su Repubblica, il fronte woke appare ancora vivo, vegeto e bellicoso. Lo dimostra un articolone uscito ieri sulla Stampa a firma di Igiaba Scego, scrittrice italo-somala tra le maggiori portabandiera del meticciato. Il suo è un grido di dolore perché «in Italia si discriminano ancora gli attori multietnici», ai quali vengono assegnati «pochi ruoli e spesso secondari». La ragione di questa intollerabile discriminazione starebbe nella mancata approvazione dello ius soli. Lo esplicita Valentina Rapetti, studiosa dell’Università della Tuscia, la quale ipotizza che esista «una relazione tra la mancata approvazione della riforma della legge sulla cittadinanza (ius soli temperato e ius culturae) e la puntuale esclusione di narrazioni, artisti e spettatori di ascendenza africana dall’orizzonte teatrale italiano». Igiaba Scego ne deduce che vi sia «un parallelismo tra rappresentanza politica e rappresentazione simbolica». Ecco, questo è un perfetto esempio di wokismo, una splendente espressione del politicamente corretto in purezza. Stiamo assistendo al ripugnante spettacolo offerto dalle Olimpiadi dell'inclusione francesi, che mettono in discussione la sicurezza e perfino l'identità biologica delle donne per fare spazio a presunti «nuovi diritti». Siamo quotidiano bombardati su tutte le piattaforme di intrattenimento da contenuti inclusivi e «antirazzisti». E nonostante i grotteschi tabù razziali e il multiculturalismo imposto a forza abbiano prodotto esplosioni di conflitto come quelle visibili in queste ore in Inghilterra, a sinistra ancora insistono. Proseguono a pretendere quote, continuano a promuovere la costruzione di una società artificialmente meticcia, ribadiscono le istanze woke di cui pure intellettuali come Michael Walzer hanno messo in evidenza i limiti e le follie. Viene da pensare, allora, che nonostante i dibattiti estivi di Repubblica, la piaga elitaria della superiorità progressista non verrà risanata tanto presto, anzi continuerà a suppurare. E potremmo persino sopportarlo, se non fosse che tutta questa psicotica attenzione nei riguardi di discriminazioni che non esistono e presunte intolleranze impediscono di vedere le discriminazioni realmente esistenti e le censure concrete. Lo dimostra l'allucinante discussione sul corpo di Imane Khelif. Lo dimostra il fatto che ci siano voluti anni per dare il via alla commissione Covid, la quale dovrebbe anche occuparsi della più grande discriminazione mai avvenuta in Italia nel dopoguerra, perpetrata anche e soprattutto dalla sinistra. La stessa sinistra che in tutti i modi, manco a dirlo, ha cercato di impedire una discussione sul tema e che ancora nega l'esistenza del problema. Di fronte alle spregevoli ingiustizie perpetrate nell'era Covid, tutte le presunte manifestazioni di razzismo e fascismo denunciate da scrittori e vedette sinistrorse, ultima la Scego, appaiono semplicemente ridicole. E confermano una triste verità: l'intolleranza liberal è qui per restare, e continuerà a fare danni, facendo discriminazioni pure fra le discriminazioni.
Jose Mourinho (Getty Images)