2023-02-25
Ma quale attacco al M5s. I numeri dimostrano perché il superbonus andava tolto
Il vicepresidente grillino Michele Gubitosa scrive alla «Verità», difendendo il sussidio con dati assurdi. Non ha creato un milione di posti, ma 280.000. Ed è costato 35 miliardi più del previsto.Gentile onorevole, la ringrazio della sua cortese lettera, che mi dà l’occasione di fare un po’ di chiarezza sui numeri che riguardano il cosiddetto superbonus, sui quali continua a girare troppa fuffa. Cominciamo con il dire che sulle cifre bisogna intendersi e, soprattutto, bisogna verificare le fonti. Lei sostiene che l’effetto della misura voluta dei 5 Stelle a favore del settore edilizio avrebbe generato «quasi un milione di posti di lavoro in più».Beh, non so chi abbia sostenuto una simile assurdità, sta di fatto che è sufficiente leggere la nota congiunta redatta nel gennaio scorso dal ministero del Lavoro, dalla Banca d’Italia e dall’Anpal (Agenzia nazionale delle politiche del lavoro) per scoprire – cito testualmente - che gli interventi per la riqualificazione degli edifici «hanno creato negli ultimi tre anni quasi 280.000 posti di lavoro (oltre un quarto del totale), a fronte dei 70.000 del biennio precedente». Rispetto al milione, mancano 720.000 posti di lavoro: non noccioline. Del resto, non ho parlato a caso di assurdità.Secondo l’Osservatorio congiunturale sull’Industria delle costruzione, centro studi dell’Ance, gli occupati del settore nel 2021 erano in totale un milione 431.000, in crescita del 7,7% rispetto all’anno precedente, quello per intenderci in cui il superbonus è stato varato. Nel 2022, l’aumento dell’occupazione è stato del 10,2%: infatti, il numero di lavoratori edili alla fine del primo semestre risultava di un milione 554.000, 123.000 in più rispetto all’anno precedente. Sommando i dati dello scorso anno con il biennio 2020-2021, si arriva dunque a quota 280.000, che è lontana anni luce da quella da lei fornita.Questo significa che il superbonus non ha creato occupazione? No, ci sono state nuove assunzioni, ma tre quarti in meno di quanto da lei sostenuto. Del resto, se davvero fossero stati un milione i posti creati, i dipendenti del settore sarebbero stati quasi raddoppiati e non risulta da nessuna parte, non certo all’Istat.Veniamo ora agli effetti sull’economia reale, ossia sul Pil. Si continua a dire che il superbonus ha generato una crescita del 6,7% del prodotto interno lordo. In termini reali, visto che il Pil annuale sfiora i 1.800 miliardi, l’incentivo voluto dal Movimento 5 stelle dovrebbe aver creato un fatturato aggiuntivo di 120 miliardi. Peccato che, a leggere i rapporti dell’Istat, il comparto delle costruzioni valga annualmente più o meno quella cifra. Se fosse vero ciò che lei e suoi colleghi grillini sostenete, il settore nel 2022 avrebbe dovuto valere 240-250 miliardi, ovvero un settimo di tutto il Pil, ma anche questa è una percentuale di fantasia. Del resto, la stessa Ance, nel rapporto che citavo prima, sostiene che il contributo degli investimenti nelle costruzioni rappresenta l’1,8% della crescita registrata nel 2021. Tanto? Certamente, ma nulla in confronto alle cifre che lei fornisce.Lei penserà: anche se di gran lunga inferiori a quelli da me rappresentati, i dati testimoniano che il superbonus è stato utile, perché ha fatto aumentare l’occupazione di 280.000 unità e il Pil dell’1,8%. Vero, ma solo in parte. Infatti, basta leggere la relazione al Parlamento di Giacomo Ricotti, capo del servizio fiscale della Banca d’Italia, per rendersi conto che, forse, tutti quei soldi regalati dallo Stato a spese dei contribuenti non servivano. Martedì scorso, in commissione Finanze e Tesoro del Senato, il funzionario di Palazzo Koch ha spiegato che solo la metà dei lavori che hanno beneficiato del superbonus non si sarebbero verificati in assenza dell’incentivo. Dunque, circa il 50% di quelle spese finanziate con soldi pubblici si sarebbero verificate ugualmente e, ne deduco io, anche la metà delle assunzioni e la metà del Pil. Tradotto, significa che i benefici si riducono a 140.000 assunzioni e lo 0,9 in più del Pil. Davvero poca cosa per una cifra monstre come quella che è stata spesa.Lei insiste a parlare di generici vantaggi, dicendo che agli italiani gli incentivi costerebbero pochi euro al mese, a fronte di enormi benefici sulla bolletta. Forse sarà il caso di leggere ciò che ha scritto Pagella politica, sito indipendente di fact checking che ha voluto verificare le affermazioni del presidente del Consiglio sui costi a carico di ogni singolo cittadino. «Il dato citato da Meloni è corretto. In totale, il costo per lo Stato del superbonus 110 per cento, del cosiddetto bonus facciate e di altri bonus edilizi è stato stimato finora in 120 miliardi (più cioè di quanto costa l’intero settore dell’Istruzione e più o meno equivalente al bilancio della Sanità, ndr). Se si prende questa cifra e la si divide per i circa 59 milioni di abitanti residenti in Italia al 1° gennaio 2022, si ottengono 2.033 euro a cittadino, ossia i 2.000 euro a cui ha fatto riferimento Meloni». Lei è ancora convinto che le ristrutturazioni siano gratuite come diceva in campagna elettorale il suo leader Giuseppe Conte? Allora le cito di nuovo Ricotti, durante l’audizione di cui scrivevo prima: «Anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte delle attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti». Ingenti, ha capito? Vuole sapere i costi? Secondo Pagella politica, gli oneri a carico dello Stato sono stati pari a 72 miliardi di euro, oltre 35 miliardi in più del previsto. Non si fida? E allora senta che cosa ha detto Giovanni Spalletta, direttore generale delle Finanze del ministero dell’Economia, in audizione in Senato: «Per gli anni 2023-2026 i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno». In quattro anni sfioriamo, dunque, i 40 miliardi.Infine, lei si dichiara convinto dei risparmi che i lavori di ristrutturazione porteranno sulla bolletta. Beh, in un altro rapporto di via Nazionale dal titolo «Costi e benefici della transizione green» si legge; «Le nostre analisi suggeriscono però che se valutato solo sotto l’aspetto ambientale, lo strumento andrebbe considerato poco efficiente». Vale a dire che le emissioni, e dunque i consumi, cambierebbero di poco. Altro che bugie, questi sono i numeri e non sono fantasie delle (cinque) stelle.Ps. Una sola domanda: ma se il superbonus ha creato un milione di posti di lavoro, perché abolirlo fa perdere il lavoro a 130.000 persone? La curiosità è legittima, in quanto, guarda caso, 130.000 è proprio il numero di dipendenti in più registrati nel 2022. Ah, dimenticavo: se si dividono i 35 miliardi di costi non previsti per il numero di assunti, si arriva a 270.000 euro a testa. Mica male come idea per creare occupazione. Soprattutto poco costosa. Speriamo che a Conte e lei non vengano altre brillanti soluzioni come questa.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)