
La Francia vola e per «Le Monde» è merito del melting pot. Ma allora la Spagna 2010?Poche ore prima che Nantes venisse travolta dalla solita rivolta della banlieue (stavolta la miccia è stata l'uccisione di un ragazzo che, a un posto di blocco, ha cercato di fuggire, colpendo con l'auto un agente e causando la reazione mortale), Le Monde tesseva un elogio quanto mai intempestivo delle periferie multirazziali francesi. Con quale motivazione? Semplice: due giorni prima, al Mondiale di Russia, l'Argentina di Lionel Messi era stata mandata a casa proprio dai francesi, guidati dal giovanissimo Kylian Mbappé. E da Antoine Griezmann e Benjamin Pavard, se è per questo, ma gli altri due marcatori transalpini del match, essendo francesi «de souche» (cioè, in sostanza, bianchi) non facevano notizia. «Kylian Mbappé, il ragazzo di Bondy che mette Finkielkraut e Zemmour al loro posto», titolava il quotidiano della gauche. Sembra di rivedere la strumentalizzazione vissuta in casa nostra con le quattro staffettiste nere, ma moltiplicata per mille, perché mentre i Giochi del Mediterraneo sono stati scoperti dall'opinione pubblica solo con l'operazione anti Salvini guidata da Roberto Saviano e Repubblica, il Mondiale di calcio ha tutt'altra risonanza. Insomma, se sei un atleta nero non puoi uscirne, in un modo o nell'altro devi diventare il simbolo di qualcuno o qualcosa, anche tuo malgrado. Mbappé, poi, non è solo nero, ma viene, appunto, da Bondy, comune del dipartimento della Seine-Saint-Denis, la bestia nera delle cronache francesi.Il talentino del Paris Saint-Germain non è l'unico big del calcio francese a venire dalle banlieue. Le Monde fa l'elenco, relativamente ai soli convocati di Russia: Paul Pogba viene da Lagny-sur-Marne e Roissy-en-Brie, N'Golo Kanté da Suresnes, Blaise Matuidi da Fontenay-sous-Bois, Benjamin Mendy da Longjumeau. E ce ne sono altri. Del resto, nella selezione partita da Parigi in direzione Russia, si contano sei bianchi su 23 giocatori. Quindi, a ben vedere, si tratta di una squadra che conferma, più che smentire, le tesi degli intellettuali che denunciano una «sostituzione di popolo». Resta poi da capire in che senso il calcio possa riflettere l'integrazione (molto più immaginaria che reale) anziché falsare l'indagine su casi isolati del tutto fuori norma: che ci vuole a sentirsi francese quando sei un fenomeno e, sin da ragazzino, vieni coccolato con la prospettiva di guadagni miliardari? Eppure, spesso, anche in quest'ambito l'integrazione fa cilecca, come per esempio accaduto al francese di origine algerina Karim Benzema, che non canta la Marsigliese e dichiara: «Il mio Paese è l'Algeria». Ma soprattutto: perché la Germania multietnica che vince è uno spot per lo ius soli (Piero Fassino dixit) e quella che perde non ne testimonia il fallimento? Perché la Spagna monoetnica che ha insegnato calcio fino a ieri non ci dà lezioni etiche e politiche? E perché la doppietta di Mbappé è un termometro sociale mentre la figuraccia francese del 2010, con tanto di spaccature etniche nello spogliatoio, no?
Darmanin (Giustizia): «Abbiamo fallito». Rachida Dati (Cultura) parla di pista straniera. Le Pen all’attacco: «Paese ferito nell’anima».
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Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
Paolo Violini (Youtube)
Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
Ansa
Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.





