2018-06-22
Non è la pipì il rimedio ai dolorosi incontri con alcune creature che abitano il mare
Le meduse urticano, le tracine pizzicano e i ricci pungono. Lo fanno spesso per difesa. Contro il bruciore usate l'aceto.Sole, mare, tintarella e tuffi ma anche incontri ravvicinati con meduse, tracine, ricci e scorfani. D'estate le punture degli animali marini sono un classico, specie per i bambini che trascorrono la maggior parte del tempo ammollo. Nel Mediterraneo è facile imbattersi nelle meduse: le gelatinose creature, a causa del riscaldamento globale ma anche perché si pescano troppi pesci legati all'equilibrio della catena alimentare, negli ultimi anni si sono moltiplicate (nel 2015 ne furono avvistate 3.000).La più diffusa è la Pelagia nuctiluca, circa 10 centimetri di diametro, colore trasparente o violaceo, spesso presente in branchi, piuttosto velenosa. In realtà le meduse non ci pungono e non ci attaccano: siamo noi che nuotando ci scontriamo coi loro tentacoli pieni di cnidocisti, piccoli organi urticanti che contengono il veleno per difendersi dai predatori e per paralizzare una potenziale preda. Gli cnidocisti si appoggiano alla nostra pelle e rilasciano il loro veleno, più o meno urticante per l'uomo. «Alcune meduse possono iniettarci veleni mortali, ma in Mediterraneo c'è stato solo un caso fatale, dovuto alla Caravella portoghese, che non è una medusa ma un sifonoforo. Comunque, come le meduse, anche i sifonofori hanno cellule urticanti e ogni specie ha un veleno che ha effetti differenti nella nostra specie. Alcune ci fanno il solletico, altre ci fulminano. Ma quelle sono in Australia. Lì le meduse fanno più vittime degli squali», spiega il professor Ferdinando Boero, del dipartimento di Zoologia all'Università del Salento.Le meduse che popolano le coste del Mediterraneo in genere causano solo arrossamenti, prurito e gonfiore. La saggezza popolare suggerisce di medicare la zona colpita con la pipì ma questa procedura oltre a essere imbarazzante può addirittura peggiorare la situazione. Secondo gli esperti il rimedio più efficace è l'aceto ma dato che non è sempre a portata di mano, è bene lavare subito l'area interessata, per 15-30 minuti, con acqua di mare, in modo da diluire le tossine non ancora penetrate. Ma un'arma per evitare i danni causati da un'eventuale contatto c'è. Di recente è arrivato sul mercato lo spray Respingo Jellyfish, prodotto da Sanifarma, nato da una ricerca dell'università di Stanford, negli Stati Uniti. Gli scienziati, studiando il pesce pagliaccio che non viene punto da meduse, hanno isolato la sostanza che gli permette di difendersi e l'hanno trasformata in una crema da applicare su tutto il corpo. La lozione blocca il sistema di attivazione delle cellule urticanti e al tempo stesso rende scivolosa la pelle, in modo che i tentacoli non riescano ad aggrapparsi.Altro incubo dei bagnanti sono le tracine, piccoli pesci che si adagiano sui fondali sabbiosi e hanno sulla pinna dorsale spine collegate a ghiandole velenose. Le tracine non attaccano l'uomo, ma usano le spine solo come arma di difesa o per trovare cibo. Ma chi ci finisce sopra con un piede - cosa non rara, visto che la tracina abbonda nei nostri fondali - subisce una puntura davvero dolorosa. Se succede, bisogna subito togliere la spina con una piccola incisione e succhiare via il veleno. Non è piacevole affondare i piedi neanche sui ricci, che di solito vivono su fondali rocciosi poco profondi, in nicchie riparate scavate negli scogli. Se si calpesta un riccio, le spine con cui si difende, essendo fragili, si possono spezzare e rimanere conficcate nella pelle. Sono dolorose e fastidiose, quindi è consigliabile rimuoverle, meglio se con una pinzetta o con un ago sterile, cercando di non spezzarle.Si deve prestare attenzione anche ai coralli, provvisti di tentacoli urticanti con cui difendono il territorio e si procurano il plancton: le specie mediterranee non sono pericolose quanto quelle tropicali, ma possono comunque provocare fastidiose dermatiti.Anche gli scorfani, che vivono nelle zone con fondali rocciosi, rappresentano un pericolo solo se vengono inavvertitamente toccati o calpestati. Le spine velenose ai lati degli occhi con cui si difendono dai predatori inoculano una sostanza tossica che provoca dolore intenso ed edema. Il veleno è sensibile al calore, quindi è utile immergere l'arto interessato in acqua marina molto calda (45° per almeno un'ora). In caso di formicolii, nausea, vomito e febbre meglio andare in ospedale.Negli anfratti delle scogliere, poi, si può incontrare la murena, pesce anguilliforme dotato di un'innata aggressività che la spinge ad attaccare, se disturbata, i subacquei in immersione. Spesso si sente parlare del suo pericoloso morso: in realtà non è velenosa (non possiede ghiandole velenifere) ma i suoi denti aguzzi e ricurvi sono in grado di provocare brutte ferite. Razze e trigoni a differenza della murena sono animali pacifici che non attaccano mai l'uomo, il problema è che facile non vederli, perché si nascondono e si mimetizzano con il fondale. È sufficiente urtarli inavvertitamente per essere colpiti dal loro pungiglione velenoso.Nel 2006 fece impressione la morte della star televisiva Steve Irwin, 44 anni. Noto come Crocodile hunter (cacciatore di coccodrilli), era divenuto famosissimo in Australia per le trasmissioni sugli animali in cui andava alla ricerca di animali pericolosi come serpenti, scorpioni, ragni, coccodrilli e leoni che manipolava senza paura.Ma durante un'immersione per un filmato nella Grande barriera corallina australiana, fu punto dalla spina caudale velenosa di una grande razza tropicale. Il veleno della razza non è mortale (di solito provoca gonfiore e dolore localizzati, a volte anche vomito, diarrea e collasso per vasodilatazione) a meno che non venga colpita una parte vitale. Irwin, punto in pieno petto, morì per arresto cardiaco.