
I voli in jet privato negli Usa costati 135.000 euro, il libro autocelebrativo da 130.000: una fondazione non serve per queste attività. Eppure, a eccezione della «Verità», i giornali rinunciano a porre quesiti.Faccio una premessa: di regola i giornali si appassionano a ogni sospiro che esca dalle Procure. Basta che ci sia di mezzo un'inchiesta con al centro un potente e si buttano a capofitto nella faccenda, cercando di strappare brandelli d'indagine. Se poi le accuse riguardano un politico di centrodestra, state sicuri che gli atti giudiziari saranno pubblicati a puntate, con rivelazioni a raffica. Inspiegabilmente però, tutto ciò non è accaduto con la vicenda che vede indagato Matteo Renzi. In totale solitudine, La Verità sta pubblicando le carte depositate dai pm di Firenze, ma lo spaccato di potere, arroganza e cinismo che emerge non sembra interessare alla grande stampa, che si volta regolarmente dall'altra parte, salvo registrare, quando è necessario, le smentite dei protagonisti del Giglio magico.Ciò detto, vorrei provare a spiegare le curiose anomalie che riguardano la fondazione Open, ossia lo strumento con cui l'ex presidente del Consiglio ha sostenuto gran parte delle sue iniziative negli ultimi anni. In particolare, vorrei richiamare l'attenzione su un paio di operazioni che mi sembrano rivestire un certo rilievo, ossia il viaggio in America a spese dell'ente presieduto dall'avvocato Alberto Bianchi e la stampa di un libretto che Renzi fece ai tempi della campagna con cui tentò, senza successo, la prima scalata al Pd. Nel caso del biglietto aereo, vale la pena di precisare che è costato quasi 135.000 euro, perché il senatore semplice di Scandicci, per andare negli Usa non si è accontentato di un volo di linea, ma ha preferito un jet privato e per il tragitto di 48 ore avanti e indietro sull'Oceano è stato speso l'equivalente di otto anni di stipendio di un normale impiegato. Ora, voi provate a immaginare se si fosse scoperto che a pagare il viaggio negli States fosse stato un imprenditore. Che avreste pensato? Beh, innanzitutto ci saremmo interrogati sul motivo di tanta generosità. Perché un imprenditore regala un volo privato a un politico, ancorché non di governo? In questo caso non si è trattato di un imprenditore, ma di una fondazione, che dagli imprenditori aveva ricevuto cospicue donazioni. Il risultato è che Renzi è potuto andare in America con tutti i comfort e l'ente presieduto da Bianchi ha saldato il conto. Nel caso del biglietto pagato da un imprenditore probabilmente l'ex presidente del Consiglio avrebbe dovuto spiegare le ragioni di quella che un tempo avremmo definito un'utilità. Ma così, cioè grazie alla presenza della fondazione, nessuno - soprattutto i giornaloni – ha trovato nulla da ridire, anche se lo scopo delle organizzazioni senza fini di lucro non è certamente quello di pagare le spese di viaggio di un politico.Non meno strano è il caso del libro che abbiamo raccontato un paio di giorni fa. In piena scalata al Pd, oltre a fare un tour in camper, Renzi sente l'esigenza di documentare con un libro fotografico il suo viaggio in Italia. Dunque, si rivolge a una piccola casa editrice fiorentina specializzata in libri d'arte e tra i due soggetti, ossia tra l'allora sindaco di Firenze e la stamperia, viene sottoscritto un contratto. Il libro viene consegnato e regolarmente avviato alle rotative, ma quando è il momento di pagare interviene la fondazione Big Bang, progenitrice di Open, che anche in questo caso, come in quello del viaggio in America, si offre di saldare il conto. A dire il vero, non sarebbe dovuta andare così perché tra le carte rinvenute dalla Guardia di finanza nell'ufficio del presidente di Open è stata trovata una lettera con cui Alberto Bianchi chiede al rappresentante di una società svizzera di farsi carico della fattura. La triangolazione dovrebbe servire ad aggirare le norme del Pd, che prevedono limiti alle spese della campagna per le primarie, e poi a non avere noie con il fisco. Alla fine non se ne farà niente, e a pagare 130.000 euro per le 200.000 copie sarà la fondazione. Anche in questo caso, se un imprenditore avesse saldato la fattura di stampa di un sindaco, qualcuno si sarebbe chiesto perché, ma come per il volo aereo, il bonifico arriva da un ente senza scopo di lucro, che è finanziato da benefattori, e dunque nessuno si domanda niente, men che meno i giornali.Nel frattempo Bianchi, il presidente di Open, si occupa di tante cose, di contenziosi fra imprenditori concessionari dello Stato e lo stesso Stato oppure di società quotate che operano in settori strategici. Perché a volte l'avvocato del Giglio magico mette il cappellino di presidente di una fondazione che paga i conti dell'attività politica di Renzi e altre volte quello del legale in complesse partite di interesse pubblico. E i giornaloni? Sempre con la testa rivolta dall'altra parte. Non sia mai che vedano una notizia.
Il miliardario cambia idea, niente catastrofe climatica. Apre il circo della COP30. Cina, sale il prezzo del carbone. Russia e Turchia in trattativa sul gas.
Allarme Coldiretti: «Il porto di Rotterdam è un colabrodo, il 97% dei prodotti non subisce esami». Il ministro incalza Bruxelles.
In ballo ci sono malcontati 700 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil generato dall’agroalimentare, oltre che la salute, eppure l’Europa non protegge i campi. Perciò l’Italia si candida a sentinella della qualità e della salubrità delle merci che arrivano dall’estero. Francesco Lollobrigida annuncia: «Chiederemo che venga assegnata all’Italia l’autorità doganale europea». È la risposta all’allarme lanciato dalla Codiretti nella sua tre giorni di Bologna. Ha ammonito il presidente Ettore Prandini: «Con 97 prodotti alimentari stranieri su 100 che entrano nell’Ue senza alcun controllo, approfittando di porti “colabrodo” come Rotterdam, serve un sistema realmente efficace di controlli alle frontiere per tutelare la salute dei cittadini e difendere le imprese agroalimentari dalla concorrenza sleale che mette a rischio i nostri record».
Sigfrido Ranucci (Ansa)
Ennesimo scontro tra la trasmissione Rai e l’Autorità, che dice: «Inchiesta errata sugli Smart glasses, il servizio non vada in onda». La replica: «È danno erariale».
Non si ferma lo scontro tra Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci e il Garante della privacy. Anche questa settimana, alla vigilia della puntata di stasera, l’Autorità di controllo ha chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda di un servizio sulle attività del Garante. Report ha infatti pubblicato sui social una clip con l’anticipazione di un’inchiesta sull’istruttoria portata avanti dal Garante della privacy nei confronti di Meta, relativa agli Smart glass, gli occhiali da sole che incorporano due obiettivi in grado di scattare foto e registrare filmati. Il servizio di Report punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio dell’Autorità Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia, «prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni».
Diego Moretti (Ansa)
I dem che hanno sempre criticato l’ex sindaco Anna Maria Cisint firmano una mozione sul lavoro nei cantieri navali. Ora vogliono superare il modello di immigrazione a basso costo.
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».





