2021-02-01
«Non basta chiedere di votare. Cambiamo le regole del gioco»
L'ex parlamentare di Fdi Guido Crosetto: «Il centrodestra rischia di essere solo spettatore della crisi. La mia idea: elezioni a giugno precedute da un percorso ad hoc per il Recovery plan».Guido Crosetto, imprenditore, tra i fondatori di Fratelli d'Italia, ha lasciato l'impegno parlamentare, ma non ha certo dismesso passione politica e lucidità di visione. In un colloquio con La Verità, dice la sua, senza peli sulla lingua, sulla crisi politica in corso, e sul difficilissimo 2021 che si prepara. E non trascura di dare suggerimenti tattici e strategici al centrodestra. Lei ha efficacemente scritto che «è in corso un braccio di ferro tra due forze politiche che attualmente, nel Paese, rappresentano meno del 20% dell'elettorato». Siamo ridotti così, ad assistere a un gioco di politici che riguarda una fetta tanto piccola di elettorato?«Sì, qualcuno ha deciso che si dovesse giocare su questo campo, come se solo e proprio queste due formazioni avessero diritto a disputare questa “finale". La Costituzione, come sappiamo, attribuisce un ampio margine di interpretazione a chi deve decidere, e siamo qui con la palla in mano a una forza del 15% e una del 3%...».E il Pd? Non è curioso che un partito che ha l'aggettivo «democratico» nel nome sembri essersi adattato all'idea di fare politica a prescindere dal consenso? «Mi dicono che inizialmente una parte significativa del Pd avesse voglia di andare al voto, se non altro per consolidare un 20%, “uccidere" elettoralmente Matteo Renzi ed evitare di far crescere Giuseppe Conte. Però, come a volte capita nel pugilato, accade che un pugile un tempo forte e oggi meno in forze prenda un colpo e non riesca più a muoversi sul ring… E oggi gli stessi militanti del Pd non comprendono come sia possibile che non sia il loro partito a guidare la crisi, che è invece gestita - diciamo - tra Renzi e Alessandro Di Battista…».Se puntiamo l'obiettivo sul Palazzo, in questo momento Matteo Renzi sembra quello messo meglio nel match: volevano marginalizzarlo, sembrava alle corde, e invece è al centro del ring«In questo momento è così. Gli altri sono obbligati a chiedergli, per favore, di rientrare. I grillini non possono dirgli di no, e lo stesso Conte è costretto a vedere quali siano le condizioni di Renzi…».Ma se spostiamo l'obiettivo sul paese, come faranno (Renzi, Zingaretti, Conte e Di Maio) a spiegare una crisi in cui, dopo 20 giorni, siamo tornati al punto di partenza? «Proveranno a spiegarla dicendo che hanno scritto una nuova agenda e che avranno cambiato qualcosa rendendo il governo più forte. Ma in questo modo finiranno per dare ragione proprio a Renzi, ammettendo che prima un'agenda non c'era e che il governo era più debole. Però…». Però?«Resta il fatto che questa maggioranza non è in grado di fare non dico ciò che sarebbe necessario per uscire bene dalla crisi, ma nemmeno per sopravvivere. Non so se è chiaro che nei prossimi mesi ci giochiamo forse i prossimi decenni».Mettiamola in termini di fondo: vede una frattura profonda tra «kratos» e «demos»? In altri termini, questi ci pensano o no agli elettori? Ed è una frattura sanabile? «Temo non sia sanabile, e che ad alcuni non interessi neppure sanarla. C'è una parte di politici e osservatori che pensano che il popolo sia “stupido" e che “voti male". Ormai lo dicono esplicitamente: “Non si può votare perché altrimenti vince Tizio". Ma chi dice così non offende Tizio: offende la democrazia. Mi lasci fare un altro esempio: il fatto che sia stata chiamata in causa per l'esplorazione la terza e non la seconda carica dello Stato può far pensare che una certa area sia considerata - per così dire - fuori dall'"arco democratico"».Anche il linguaggio usato verso la destra sembra scelto per escludere: «sovranisti» come un termine dispregiativo…«Qualunque cosa dica Giorgia Meloni in un'intervista, magari le osservazioni più giuste, poi viene fuori uno sperduto consigliere comunale che nella sua vita la Meloni non ha mai visto nemmeno in fotografia, quello alza un braccio, e subito i media urlano: “Ecco cos'è Fratelli d'Italia"… Questo è inaccettabile: mai il centrodestra si è sognato di dire che il Pd “era" il ragazzo dei centri sociali che aveva sfondato una vetrina…».Torniamo alla crisi. Come finisce? Conte ter oppure lo sostituiscono, ma con la medesima maggioranza? «Mentre parliamo, mi pare che i 5 stelle non possano reggere simultaneamente il fronte aperto da Di Battista e l'"uccisione" politica di Conte. Dunque, se devono accettare Italia viva, presumo che costruiranno una linea Maginot a difesa di Conte».Vede spazio per cosiddette soluzioni «istituzionali», o comunque diverse dalle prime due? «Finora chi dà le carte non ha nemmeno voluto esplorare ipotesi diverse…».Veniamo al centrodestra. Si è attestato su una posizione formalmente ineccepibile: l'appello al voto, dare la parola agli elettori. Condivide? «Assolutamente sì. Se non ci fosse la pandemia, saremmo nella classica situazione in cui tutti riconoscono che può esserci al massimo una maggioranza numerica ma non certo politica. Un caso classico da scioglimento. Quanto alla pandemia, è indubbiamente un problema per votare: ma solo perché sarebbero loro a gestire il voto. Se invece ci fosse un governo normale, si potrebbero organizzare elezioni ragionevolmente sicure, esattamente con il grado di sicurezza con cui si va al supermercato».Tuttavia non c'è il pericolo che l'opposizione, spesso non per sua colpa, e magari pur dicendo cose giuste, rischi di essere solo spettatrice degli eventi? «Purtroppo sì. La posizione giusta è chiedere il voto, siamo d'accordo. Ma se ti accorgi che il voto non te lo danno, devi pensare a un altro modo per far saltare il banco. La tua priorità, e cioè mettere in sicurezza il tuo Paese, rimane: non puoi, per così dire, lasciare la situazione in mano agli altri. Devi comunque provare a incidere, evitando il “muoia Sansone con tutti i filistei"».Lo dico in termini un po' politicisti. Se anziché chiedere «elezioni e basta», con una piccola sfumatura si fosse chiesta una «chiusura ordinata della legislatura», cioè un percorso di qualche mese, si sarebbe creata qualche contraddizione nella maggioranza?«Io penso di sì. Una delle mie idee era proporre elezioni, ad esempio, a giugno, e nel frattempo assicurare un percorso veloce su riforme e Recovery plan, naturalmente chiedendo opportuni paletti».La scorsa settimana lei ha lanciato una proposta il cui senso, se comprendo bene, è proprio quello di rendere visibile che il centrodestra non si limita a chiedere il voto. Una sorta di distinzione tra il governo e una bicamerale a cui affidare riforme e Recovery.«È una proposta che rientra nella logica che ho appena descritto: togliere alibi agli altri, ed essere disponibili a farsi coinvolgere in un percorso limpido e breve, senza pasticci».Come faranno Matteo Salvini e Giorgia Meloni a evitare il rischio di un'offerta politica troppo simile tra i loro due partiti? «No, io vedo prima un'altra questione. Il centrodestra deve porsi il problema di arrivare al 51%, e ragionare dando purtroppo per scontato che ci sia quel proporzionale che a noi non piace. Come si fa? Occorre parlare anche a quegli elettori a cui prima si rivolgeva Forza Italia. Poi lo si può fare in modo diverso: o con una terza gamba dello schieramento, oppure con una evoluzione di uno dei due partiti oggi più grandi, ma qualcuno deve prendere quello spazio. E poi c'è un altro tema».Immagino sia il rapporto con Bruxelles. «Purtroppo o meno, nessuno può pensare di governare avendo contro l'Ue: per prima cosa, ti chiuderebbero il rubinetto della Bce. Quindi occorre costruire un dialogo: il che ovviamente non vuol dire in nessun modo assoggettarsi, ma farsi riconoscere come interlocutori. Interlocutori duri, determinati, problematici: ma interlocutori».So bene che queste cose non si decidono a tavolino, ma non sarebbe interesse di Lega e Fdi differenziare un po' l'offerta? Gli uni recuperando tratti federalisti, gli altri recuperando tratti presidenzialisti? Le due cose sarebbero complementari e vantaggiose per entrambi, win win. Troppo facile dirlo così? «Non si possono costruire i partiti con operazioni di marketing, anche perché oggi i partiti sono soggetti principalmente al carisma dei leader. E ai leader non puoi imporre uno spartito: lo spartito un leader ce l'ha nel cuore».La logica del proporzionale non rischia di alimentare competizione eccessiva tra i più vicini? «È esattamente il motivo per cui i giallorossi accresceranno la quota proporzionale. Da un lato, per poi mettere insieme tutto, in Parlamento, contro il centrodestra. E dall'altro per innescare la competizione a destra».Dia un consiglio affettuoso anche al suo vecchio amico Silvio Berlusconi.«Vorrei che avesse dieci anni di meno. Anche con i suoi voti di oggi, saremmo già andati alle elezioni».