2018-06-03
Nomine Rai: il M5s vuole Mentana. Salvini ha in mente due signore
Corte dei grillini al giornalista di La7. Il sindacato spinge in cda l'ex portavoce di Laura Boldrini. Le prime nomine di peso da affrontare per il nuovo governo sono quelle di due aziende di peso come Cassa depositi e prestiti e la Rai. A Viale Mazzini scadranno il prossimo 30 giugno, all'approvazione del terzo bilancio aziendale (in utile), i mandati di Monica Maggioni e Mario Orfeo, presidente e direttore generale, e dell'intero consiglio d'amministrazione. Orfeo, non certo nelle grazie del M5s, avrebbe già preparato gli scatoloni da trasferire, pare, a Largo Fochetti, sede di Repubblica. Un possibile sostituto è Antonio Marano, attuale amministratore delegato ad interim della concessionaria Rai Pubblicità, leghista, eletto in Parlamento col Carroccio nel 1994, poi in Vigilanza Rai e sottosegretario alle Telecomunicazioni nel primo governo Berlusconi. Di certo, anche all'insegna del «cambiamento» per decidere la nuova governance della tv di Stato, l'esecutivo dovrà fare i conti con la riforma, genere Rosatellum, voluta da Matteo Renzi. Sarà il neoministro dell'Economia Giovanni Tria (azionista di maggioranza di Viale Mazzini), a nominare il nuovo dg Rai con funzioni di amministratore delegato. Cambia invece la nomina dei 7 (non più 9) consiglieri del Cda. Due di essi saranno designati dal consiglio dei ministri su proposta del Mef. Due verranno eletti dalla Camera e altrettanti dal Senato. Ogni onorevole potrà votare un solo consigliere e così, la maggioranza grilloleghista si aggiudicherà tutti e 4 i nominati «politici». E lì si vedrà se il M5s, come in passato per la nomina di Carlo Freccero, proporrà candidati politici o personalità con curriculum adeguato o se la Lega farà passare un consigliere concordato con i «suoi» alleati e magari in quota Berlusconi. Intanto è scaduto lo scorso 31 maggio il termine per far arrivare alle Camere i curricula dei 4 membri: dovrebbero essere in corsa Giovanni Minoli e Michele Santoro, così come quasi tutti i consiglieri attuali. Uno dei consiglieri dovrebbe rappresentare la minoranza - ovvero il Pd - ma è da vedere se sarà rispettata la consuetudine. Tensioni interne invece tra i sindacati per l'elezione dell'ultimo consigliere, che viene scelto dai dipendenti dell'azienda. L'Usigrai sostiene, secondo voci di corridoio, la nomina di Roberto Natale, ex portavoce di Laura Boldrini. Infine, il presidente del cda sarà individuato tra i consiglieri d'amministrazione. Per entrare in carica, avrà bisogno del sì dei deputati e senatori della Commissione di vigilanza (con maggioranza dei due terzi). E se Luigi Di Maio in fase di consultazioni per la formazione del governo minacciò di sostituire i direttori dei tg Rai perché non imparziali, da mesi nei corridoi di Viale Mazzini è partito il Risiko anche perché lo stesso grillino disse di voler sorteggiare i nuovi «tra i migliori giornalisti del Paese». Al vicepremier non dispiacerebbero Enrico Mentana, direttore del tg di La7 (a cui lo spin doctor grillino Rocco Casalino manda gli scoop via Whatsapp), Gianluigi Nuzzi, conduttore di Quarto Grado, ma anche Ferruccio De Bortoli. Senza dimenticare il senatore pentastellato Gianluigi Paragone, ex conduttore della Gabbia, ex vicedirettore di Raidue ed ex direttore della Padania. Se però al M5s andasse il Tg2, in pole position ci sarebbe Milena Gabanelli. Diversi i nomi di gradimento della Lega. Il primo candidato per il Tg1, in sostituzione di Andrea Montanari, sarebbe l'attuale vice Gennaro Sangiuliano, già conoscente del premier Conte, considerato molto vicino alle posizioni leghiste in favore della Russia di Vladimir Putin. Altro nome potrebbe essere Antonio Preziosi, oggi corrispondente da Bruxelles. Più dirompenti le ipotesi che vedono alla guida del Tg1 Paolo Del Debbio, «accantonato» da Mediaset proprio perché troppo vicino alla Lega. Tra le giornaliste, due nomi graditi a Salvini sono Sonia Sarno e Grazia Graziadei. Se però la Lega dovesse ottenere il Tg2, sceglierebbe tra Luciano Ghelfi, Paolo Corsini, Ludovico Di Meo e Giuseppe Malara.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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