2020-10-06
No alle mascherine all’aperto
Antonio Masiello/Getty Images
Giuseppe Conte vuole imporre l'obbligo di indossarle sempre ma praticamente tutti i medici ritengono la misura inutile quando non dannosa. Basterebbe il buon senso. Che purtroppo latita in chi pensa di ridurre gli orari dei ristoranti o blatera di battesimi con 200 persone. Giovanni Toti dà voce al malumore delle Regioni private dell'autonomia. Dubbi sull'uso dell'esercito.La mascherina all'aperto non serve praticamente a niente. Non lo dico io, che non ho titolo per sentenziare nulla in materia di prevenzione contro il Covid, dato che non sono un virologo e non aspiro a diventare un tuttologo. Lo dicono gli esperti. Non quelli da salotto, pronti a sostenere qualsiasi cosa pur di ottenere un titolo di giornale o uno spicchio dentro una trasmissione televisiva. Lo dicono Andrea Crisanti e Massimo Galli, cioè due che il coronavirus lo hanno combattuto nella trincea del Veneto e della Lombardia, le regioni che a marzo scorso sono state le più colpite dalla pandemia. «La mascherina protegge, ma se io attraverso la strada e sono da solo e intorno a me non c'è nessuno diventa un provvedimento difficilmente comprensibile», ha spiegato il docente di microbiologia all'università di Padova, ossia l'uomo che con Luca Zaia ha messo a punto la strategia sanitaria nei giorni dell'emergenza. «La mascherina deve essere indossata anche all'aperto quando ci sono varie persone in vicinanza, mentre che uno debba metterla mentre passeggia da solo o sale in montagna in cordata singola è abbastanza un'assurdità», gli ha fatto eco l'infettivologo dell'ospedale Sacco dell'università statale di Milano. In effetti, difficile dare torto ai due professori. Se si passeggia e si sta a distanza da altre persone, che senso ha indossare un dispositivo di protezione? Certo, se si è ammassati, si capisce che è meglio indossare una mascherina. Ma questa precauzione non ha bisogno di un decreto per essere attuata: basta il buonsenso. Diversamente, di logica non ce n'è molta in un'altra misura che Giuseppe Conte si accinge ad adottare. Dalle prime indiscrezioni, il decreto del presidente del Consiglio conterrebbe il divieto di organizzare feste di battesimo e matrimoni con più di 200 invitati. Ora, noi non sappiamo che genere di cerimonie frequenti l'avvocato di Volturara Appula. È possibile che ogni tanto capitino rinfreschi nuziali affollati o celebrazioni con ressa per la distribuzione dei sacramenti. Tuttavia, escludendo i casi particolari, non mi risulta che in chiesa ci sia la calca e nemmeno che si faccia a gomitate per accomodarsi sulle panche delle cattedrali. Anzi, da quel che so, le basiliche negli ultimi anni sono piuttosto deserte e il Covid non ha contribuito a renderle più frequentate. Dunque, che senso ha vietare battesimi e sposalizi con più di 200 invitati? Semmai, aveva senso abbassare il numero ai parenti stretti, così da consentire non solo il distanziamento sociale raccomandato dai medici, ma anche una minor facilità di contagio. Però pure in questo caso, per capirlo non serve un decreto del presidente del Consiglio, basta il buonsenso, che è forse ciò che manca in questa vicenda. Ipotizzare di imporre per Dpcm la chiusura anticipata dei ristoranti a quale logica risponde? Forse il coronavirus dorme fino alle 23 per poi attivarsi e diventare aggressivo con il calare delle tenebre? Prima di mezzanotte, come una Cenerentola al contrario, il Covid se ne sta buono a sbrigare le faccende di casa e poi, allo scoccare del nuovo giorno, si mette a correre e contagiare chi trova nelle vicinanze? Se i ristoranti e i bar sono luoghi da cui stare alla larga, tanto vale girare al largo da subito, non dopo le 23. Se l'esecutivo ritiene che ci sia un maggior pericolo seduti a un tavolo di una trattoria che intruppati in 25 dentro un'aula, allora chiuda gli esercizi pubblici, ma non prima della mezzanotte: sempre.Invece, inseguendo lo sceriffo della Campania, al secolo Vincenzo De Luca, il governo pare voler fissare un orario per mandare tutti a nanna. A Napoli infatti, a bar, pasticcerie e gelaterie è stato imposto il coprifuoco. Per le pizzerie invece si può attendere, perché quelle a quanto pare sono Covid free. Sì, se non ci fossero di mezzo la paura del contagio, i malati e i morti, ci sarebbe da sorridere per l'assoluta bizzarria delle decisioni. Ma purtroppo in questo caso non c'è niente da ridere. Perché in gioco, oltre alla tutela della salute, c'è anche la libertà degli italiani. Intendiamoci, noi non siamo contro le mascherine, siamo solo contro la stupidità. Perché far indossare i dispositivi di sicurezza all'aperto, quando non si riesce neppure a far rispettare l'obbligo all'interno? Così si rischia che una persona senza mascherina che passeggia per una strada semideserta sia costretta a pagare multe salate quando nei locali pubblici non si rispettano nemmeno le regole più elementari di prevenzione. E lo stesso si può dire dell'obbligo di chiusura alle 23. A noi pare che l'unica cosa da chiudere, anzi da rinchiudere, sia qualche funzionario. Per non dire dei politici.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)