2021-07-07
No alla lettera scarlatta sui dubbiosi
Prende piede la tentazione di fare della mancata immunizzazione un marchio d'infamia. Ma creare dei cittadini di serie B sarebbe illiberale e non aiuterebbe certo a convincerli.Perfino con il termometro vicino ai quaranta gradi, può paradossalmente accadere che una palla di neve - rotolando rotolando - diventi una valanga. La metafora è decisamente fuori stagione, ma rende l'idea di ciò che sta accadendo. È bastato che una proposta (bizzarra e costituzionalmente irricevibile) fosse avanzata da qualche televirologo, dai soliti cavalieri dell'apocalisse sanitaria, affinché fosse ripetuta e moltiplicata da commentatori e opinionisti vari, e naturalmente da qualche politico. E ora il rischio è che qualcuno provi davvero a tradurla in legge. Di che parliamo? Della stravagante idea di differenziare l'esercizio di diritti e libertà, di diversificare gli spazi di agibilità civile delle persone, a seconda del fatto che esse siano o non siano vaccinate. Ieri, intervistato dal Corriere, è scivolato su questa buccia di banana, realisticamente in buonissima fede, anche Antonello Giannelli, leader del sindacato dei presidi (Anp). Il quale prima (bene) ha sottolineato come la vaccinazione non possa essere obbligatoria; poi (di nuovo: molto bene) ha detto un secco no a qualunque discriminazione rispetto all'ingresso dei ragazzi in classe; quindi (ancora: benissimo) ha sottolineato i ritardi su aule, trasporti e turni, mettendo in guardia dal rischio di un nuovo ricorso alla didattica a distanza. Ma poi, all'improvviso, è a sua volta caduto nel trappolone: «Non capisco», si è lasciato sfuggire», perché non si dica chiaramente agli studenti che chi è vaccinato può stare a scuola senza mascherina o distanziamento. Qual è il vantaggio di vaccinarsi, altrimenti, se le restrizioni restano le stesse?». E ancora: «Chi è vaccinato si può muovere con maggiore libertà». Intendiamoci: le risposte precedenti fanno capire che si è trattato di una frase detta con buone intenzioni. Ma resta la conclusione assai preoccupante: l'idea di accettare un regime di serie A per i cittadini vaccinati e di serie B per quelli non vaccinati. Questa deriva va respinta per una serie di ragioni teoriche e pratiche. In primo luogo perché non si può sancire l'obbligatorietà di vaccini che (per evidenti motivi legati alla straordinaria e quasi miracolosa velocità con cui i vaccini sono stati realizzati) sono tuttavia ancora in fase sperimentale, nel senso che non ne possiamo conoscere gli effetti nel medio termine. Non a caso, nessun Paese europeo (a meno di miei errori) ha introdotto insuperabili obblighi vaccinali, e lo stesso Consiglio d'Europa ha negato la legittimità di misure coercitive. Se le cose stanno così, è inaccettabile l'idea di far scattare l'obbligatorietà per vie traverse e surrettizie, tra uso e abuso del green pass, e l'istituzionalizzazione di una sorta di doppio regime giuridico. E se già è discutibile negare l'accesso a iniziative ed eventi, diventa inaccettabile l'idea di impedire l'esercizio di diritti costituzionali fondamentali (dalla scuola al lavoro) per chi non sia vaccinato. A queste ragioni teoriche si accompagnano anche considerazioni pratiche e di buon senso, legate all'auspicabile miglior successo della campagna vaccinale: ogni campagna di vaccinazione deve accettare la possibilità che qualcuno dica no, e anche questa scelta (sperabilmente, assai minoritaria) va rispettata. Anche perché il buon esito di una campagna di vaccinazione di massa è legato alla fiducia e alla persuasione, alla scommessa positiva sul libero convincimento dell'opinione pubblica: non certo alla creazione di un clima di terrore. È bene dirlo chiaramente: sarebbe incivile proporre un marchio d'infamia (tipo lettera scarlatta) per i non vaccinati, o aprire la strada a campagne di colpevolizzazione strisciante volte a trattare da untori i cittadini non vaccinati, magari con il retropensiero di addossare a loro ogni eventuale problema futuro. Occorre sgombrare il campo da questi metodi illiberali. Ed è necessario che queste cose le dicano innanzitutto coloro (come chi scrive, incidentalmente) che si sono vaccinati e sono favorevoli alla vaccinazione.