2019-07-30
Nistri prova a chiudere le polemiche. «Risparmiamogli un’altra coltellata»
Il comandante generale dell'Arma ai funerali chiede «rispetto e riconoscenza». Mentre mons. Santo Marcianò asciuga le lacrime dei colleghi: «Basta piangere servitori dello Stato». Governo presente, ma in silenzio.Una piazza affollata fin dal mattino quella di Somma Vesuviana per l'ultimo saluto a Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma mentre era in servizio. Di fronte alla chiesa di Santa Croce di Santa Maria radunate quasi un migliaio di persone, tra parenti, amici e semplici curiosi, per attendere il feretro, avvolto nel tricolore, arrivato alle dodici dalla capitale e accolto da un lungo e sentito appulso. Ai funerali di Stato, a rendere omaggio al vicebrigadiere ammazzato con undici coltellate da un giovane studente americano in vacanza, oltre a uomini delle forze armate, anche i vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio («Per chi ha ucciso Cerciello Rega mi auguro il massimo della pena»), il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, il presidente della Camera, Roberto Fico, e il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Il comandante generale Giovanni Nistri, intervenuto con sobrietà durante la messa, ha invitato al «rispetto e riconoscenza» verso il militare ucciso e ha aggiunto: «Il cuore di Mario è stato trafitto da undici coltellate, è bene che noi tutti si eviti la dodicesima coltellata, serve rispetto», ha detto a proposito dell'aspro e gravissimo clima creatosi attorno alla vicenda. «Giusti i dibattiti, sono legittimi», ha proseguito, «ma teniamoli lontani, non oggi. E i toni non siano la dodicesima coltellata». A presiedere la concelebrazione, l'arcivescovo ordinario militare per l'Italia, Santo Marcianò, che nel corso dell'omelia ha sottolineato con forza che: «Quanto è accaduto è ingiusto. E l'essere qui, professare la nostra fede in Cristo risorto, non ci esime, anzi ci obbliga, alla denuncia di ciò che è ingiusto». Poi ha proseguito con un'esortazione: «Basta! Basta piangere, servitori dello Stato, giovani figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!». La morte del vicebrigadiere «risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla». Marcianò, ascoltato in totale silenzio da una chiesa animata solo dal rumore del pianto, ha tratteggiato l'uomo e il militare che Cerciello Rega era: «Mario ha creduto che non c'è giustizia senza rispetto della vita; ha saputo gustare la sua vita con pienezza e gioia, vivere e morire per custodire la vita altrui. Lo ha fatto nel suo lavoro». Sconvolti, i suoi colleghi riferiscono di come «incarnasse a perfezione la missione del carabiniere«, che portava avanti «con competenza e destrezza», ma anche con una dedizione e una cura della persona «superiori a ogni regolamento scritto». Egli era capace di vegliare «una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati». Parole che sono rimbombate nella stessa chiesa in cui poco più di un mese fa Cerciello Rega si sposava con Rosa Maria Esilio, che ieri gli ha dedicato una poesia e uscendo dalla chiesa, al termine del funerale, ha sollevato al cielo un'immagine del marito e ha urlato verso la folla: «Bello, eh?», ricevendo un applauso commosso. «Ricordo ancora quella bellissima cerimonia», ha spiegato una conoscente del vicebrigadiere, «e quel giorno piangemmo di gioia, oggi piangeremo di dolore. Che peccato, un bravo ragazzo che non doveva avere questa sorte». Per la messa è stato scelto un brano dal Vangelo secondo Matteo, quello che parla della lampada che non si tiene sotto il moggio, ma sul candelabro per fare luce a tutti nella casa. Si è trattato dello stesso brano letto nel giorno delle nozze con Maria Rosaria. «Era la festa di Sant'Antonio», ha ricorda ancora Marcianò, «e sappiamo che Mario aveva scelto quella data per sentire ancora più vicino suo padre Antonio dal cielo». Non è mancato un passaggio sulla necessità di avere o meno leggi più severe, con una richiesta ai rappresentanti delle istituzioni: «Metteteci il cuore!«, alzando lo sguardo verso i primi banchi, «fate anche voi della vita degli altri il senso della vostra vita». Nella chiesa è stata portata la corona di fiori inviata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre all'esterno sono state esposte le corone della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che il giorno prima della funzione ha trascorso più di un'ora con i familiari nella camera ardente. La famiglia ha chiesto di rispettare il dolore e di non entrare con le telecamere durante le esequie e di evitare il rito delle condoglianze prima della messa.
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