2025-02-23
Niente vendita di villa Mimosa. C’entra un imprenditore denunciato per reati fiscali
Dopo le verifiche dell’opposizione di Campione, la società che si era aggiudicata l’immobile si ferma. Il beneficiario ha veicoli offshore. Accertamenti della Gdf.Le sue stanze vista lago, tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, divennero un centro per l’addestramento dei giovani partigiani sotto la supervisione dell’Office of strategic service, l’agenzia antenata della Cia. Le stesse stanze sono state anche la sede del Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia. Qui sarebbe stata pianificata pure l’uccisione di Benito Mussolini.Quasi ottanta anni dopo Villa Mimosa, con la sua vendita, doveva salvare, più modestamente, le casse esangui del Comune di Campione d’Italia, di cui la storica magione era stata dépendance del locale casinò. Ma per il momento l’operazione è finita in stand-by, dopo che due politici del luogo hanno sollevato legittimi dubbi sull’identità dell’unico soggetto che ha presentato un’offerta d’acquisto, proposta che è stata accettata tre mesi fa. Vediamo che cosa è successo. Il 9 febbraio 2022 l’elegante magione di tre piani, costruita tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, color rosa antico, viene messa in vendita con un’asta pubblica al prezzo di 4,5 milioni di franchi svizzeri; il 5 maggio 2022 si sperimenta la licitazione privata al prezzo di 3,7 milioni; il 6 aprile 2023 la base d’asta scende a 2,96 milioni di euro; infine, dopo l’ennesima deliberazione comunale, datata 1 ottobre 2024, arriva, attraverso una trattativa diretta, una proposta da 2 milioni di franchi. Nei successivi 20 giorni non vengono fatti rilanci e così la villa, il 28 novembre, è aggiudicata, in via provvisoria, al primo offerente.Ma due combattivi consiglieri comunali, Simone Verda e Gianluca Marchesini, di fatto, bloccano la vendita riempiendo di interrogazioni il Consiglio. Infatti, a loro giudizio, qualcosa non torna e lo scoprono scartabellando tra le carte della procedura.Il 3 febbraio 2025, con una deliberazione, l’Organo straordinario di liquidazione (nominato dal ministero dell’Interno per la gestione del dissesto) annuncia l’«alienazione» della villa. L’oggetto dell’atto che dà la notizia è questo: «Trattativa privata su iniziativa di terzi di bene immobile non indispensabile per l’esercizio delle funzioni istituzionali». Dal documento si apprende che l’immobile è stato aggiudicato in via definitiva alla società Euro tecnica sviluppo Srl di Campione d’Italia all’ottimo prezzo di 2 milioni e che la stessa società, il 20 novembre 2024, ha già versato sul conto della Tesoreria comunale/gestione Osl il 10 per cento del prezzo di aggiudicazione come caparra confirmatoria. Si fa anche presente che entro 60 giorni si sarebbe dovuto stipulare il rogito.I due consiglieri iniziano a indagare e si accorgono che la Euro tecnica è controllata a cascata da due società che hanno sede negli Usa, in un vero e proprio paradiso fiscale. Infatti, emerge che «la società aggiudicataria è interamente detenuta dalla Forren bioliquids Llcc con sede in Wilmington nello Stato del Delaware» e «a sua volta, la Forren ha come “registered agent” la Turner little con sede sempre nel Delaware, della quale non sono reperibili ulteriori notizie, né sulla proprietà azionaria né sugli amministratori». Una schermatura che impedisce di conoscere il vero beneficiario economico della ditta. I due politici informano delle loro scoperte il sindaco Roberto Canesi, settantaseienne commercialista, e l’Organo straordinario della liquidazione e sottolineano che «Carlo Valeriano Pasquinetti è l’amministratore unico della Euro tecnica sviluppo srl, ma non è proprietario neppure in parte della società ed è residente in Svizzera». Pasquinetti replica a stretto giro che accusare la Euro tecnica sviluppo di «essere una società “opaca” e che “svolge attività per caratteristiche e importi inusuali, illogici e incoerenti” è totalmente falso e fuorviante: al contrario la società e il beneficiario economico sono ben conosciuti dal sindaco e dallo staff dell’ufficio tecnico comunale». Con La Verità Pasquinetti conferma: «Sì, il primo cittadino sa chi sia la persona fisica che ha effettuato l’acquisito, ma nessuno, per motivi di privacy, ci costringe a mettere sui giornali il nome del nuovo proprietario».Per Verda e Marchesini questa mancanza di chiarezza ricade in «un preciso indicatore di anomalia codificato dalla Banca d’Italia», che fa scattare l’alert quando «il soggetto diverso da persona fisica cui è riferita l’operatività è caratterizzato da assetti proprietari, manageriali e di controllo artificiosamente complessi ovvero opachi e intende svolgere operatività che, per caratteristiche o importi, risulta inusuale, illogica o incoerente». Per questo, il 18 febbraio, i due scrivono anche all’Unità di informazione finanziaria, l’ufficio Antiriclaggio della Banca d’Italia, e specificano che «le successive e fra loro contrastanti dichiarazioni alla stampa del sindaco di Campione d’Italia e del signor Carlo Valeriano Pasquinetti sembrano testimoniare che comunque il beneficiario finale dell’operazione, inteso come persona fisica, non è ancora stato individuato, generandosi così anche il dubbio sulla provenienza dei fondi utilizzati per il versamento all’amministrazione comunale del primo pagamento (10% del prezzo)». Nelle stesse ore il sindaco Canesi, con La Verità, difende l’operazione: «So che gli uffici comunali hanno svolto le opportune verifiche di legge e che il primo versamento della caparra (come avverrà presumo per il saldo prezzo) è stato effettuato attraverso primaria banca italiana, una garanzia circa la regolarità e la legittimità della provenienza del denaro». Poi, però, aggiunge che l’affare non è ancora concluso: «È evidente che prima dell’atto il notaio incaricato dall’ente pubblico effettuerà, come per prassi, tutte le necessarie verifiche, inclusa quella della finale acquisizione nel fascicolo del “beneficial owner” per la società acquirente […]». Infine, il primo cittadino ci dà un’ultima rassicurazione sul punto: «Il dottor Pasquinetti mi ha nei giorni scorsi telefonato indicandomi, come era abbastanza scontato, il nome del beneficiario economico, che peraltro corrisponde ai riscontri effettuati dal responsabile tecnico del Comune». A quanto risulta alla Verità Pasquinetti ha riferito di essere lui stesso il titolare effettivo della Euro tecnica e sviluppo. Anche la Guardia di finanza ha effettuato dei controlli, scoprendo che Pasquinetti è stato oggetto di plurime segnalazioni all’autorità giudiziaria, tra il 2013 e il 2015, per reati tributari. Denunce che riguarderebbero presunte fatture false e il mancato pagamento delle accise. È a causa di questi presunti contenziosi che l’imprenditore ha spostato la capofila delle sue società nel Delaware? Non lo sappiamo. Nei giorni scorsi abbiamo provato a chiederlo al diretto interessato e a un suo avvocato, anche per essere aggiornati su come si siano conclusi i succitati procedimenti, senza ricevere, però, risposta. Fatto sta che, nei giorni scorsi, l’amministratore, dopo aver denunciato una presunta «aggressione di carattere prevalentemente politico elettorale», ha comunicato il dietrofront, ovvero che «Euro tecnica sviluppo […] intende sospendere momentaneamente il proprio interesse d’acquisto di Villa Mimosa in attesa che il notaio incaricato verifichi e accerti la piena regolarità della proposta». Pasquinetti, però, ha anche lasciato aperta la porta a un ripensamento, specificando che la società «si riserva il diritto o meno di esercitare l’opzione di acquisto della Villa» e che «se il clima cambierà, sensibilmente si potrà riconsiderare il tutto». Per ora la cosiddetta «villa dei partigiani» resta di proprietà dei Comune, che nell’ottantesimo anniversario della Liberazione potrà usarla per celebrare l’evento.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.