2020-02-24
Romeo: «Niente accordi tra noi e Renzi. Si voti a giugno o a settembre»
Massimiliano Romeo (Ansa)
Il capogruppo del Carroccio al Senato: «Al Paese non serve un altro governicchio Sul coronavirus la sinistra è stata incosciente, prigioniera di un riflesso ideologico».Massimiliano Romeo è il capogruppo della Lega a Palazzo Madama. In una conversazione a tutto campo con La Verità, ragiona sulla discutibile gestione dell'emergenza coronavirus, criticando le scelte del governo ma - puntualizza - «senza strumentalizzare», e avanzando altre proposte «sempre con spirito costruttivo»; esamina i possibili scenari politici, insistendo sulla necessità di elezioni e comunque di una rapida e ordinata conclusione della legislatura; ribadisce alcune scelte di fondo del suo partito, inviando un messaggio rispettoso ma esplicito anche al Quirinale («l'incertezza politica creata dalla maggioranza aggrava e rende più pericolosa per l'Italia anche l'incertezza economica»). Presidente Romeo, è preoccupato per la diffusione in Italia del Coronavirus?«La preoccupazione c'è, inutile nasconderlo. C'è anche la consapevolezza che ci siano persone molto competenti, di cui ho rispetto, che stanno consigliando le autorità, a ogni livello, a tentare di circoscrivere l'emergenza. Ciò che stona sono state le prese di posizione politiche per respingere pregiudizialmente o addirittura sbeffeggiare alcune proposte di buon senso, volte a una maggiore prevenzione, solo perché venivano dalla Lega».Ho sotto gli occhi i giornali del 4 febbraio, quelli del giorno dopo la prudente proposta dei governatori leghisti di una quarantena precauzionale prima del rientro a scuola di bimbi e ragazzi, ovviamente di qualunque nazionalità, di ritorno dalla Cina. Vi davano degli sciacalli…«In quelle ore ho partecipato ad alcune trasmissioni televisive, e l'aria era esattamente quella. Ovviamente il nostro tema non era la “paura del cinese", ma la paura del contagio. Prendere misure precauzionali più rigorose per tutti quelli che erano di ritorno dalla Cina, bambini inclusi, sarebbe stata una decisione saggia. Invece, hanno avuto la meglio posizioni ideologiche».Non le pare stravagante che tutto il dibattito sia stato impostato sul tema «razzismo sì, razzismo no», quando il punto fondamentale era la sicurezza sanitaria?«Direi un po' da incoscienti, più che stravaganti. Si trattava di mettere al centro la sicurezza, mica chissà quale atteggiamento verso i cittadini cinesi. Lo ripeto: a sinistra è scattato un riflesso ideologico».Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, che ha avallato il ritorno - a quanto pare senza quarantena - di 2.500 cittadini cinesi, ha parlato di misure «fascioleghiste».«Io penso che gli stessi cinesi che vivono in Toscana avrebbero voluto un periodo di isolamento e controlli più severi per i loro connazionali di ritorno dalla Cina. Quanto al “fascioleghisti", siamo alle solite: c'è chi la butta in politica, e cerca la via della propaganda, anziché pensare a gestire un'emergenza con efficacia».Rossi dovrebbe dimettersi secondo lei? «Guardi, l'unica buona notizia è che è già a fine corsa, il suo mandato è finito e ormai si vota».Cosa pensa delle autorità nazionali e di governo che hanno detto no a una misura precauzionale generalizzata di isolamento di chiunque fosse o sia tornato da un viaggio in Cina? «Credo che ci sia stata una sottovalutazione, e la presunzione che in Italia, non si sa per quale ragione, l'emergenza non sarebbe arrivata. Do atto al ministro Roberto Speranza di aver convocato i capigruppo: in quei confronti, il nostro atteggiamento è stato sempre costruttivo, mai per speculare. Certo però…».Però?«Pensi alla questione dei voli. Avevamo detto che non bastava occuparsi dei voli diretti Cina-Italia, ma che occorreva considerare gli scali e le triangolazioni, che avrebbero determinato un aggiramento del blocco. Non ci hanno ascoltato. Voglio anche rivolgermi, politica a parte, al senso civico di tutti. Chi è tornato dalla Cina, per lavoro o per vacanza, dovrebbe comunque sentire l'esigenza di tutelare gli altri isolandosi per un periodo e attenendosi a una linea di massima prudenza».Che precedente hanno creato Giuseppe Conte e i giallorossi con la criminalizzazione penale di Matteo Salvini per un atto politico e di governo compiuto quando era al Viminale? Se le cose si mettessero male, adesso potrebbero essere processati loro…«Ah certo, lo disse Pierferdinando Casini in Aula. Se si arriva all'esame sul piano penale delle scelte politiche le conseguenze sono esattamente quelle».Come si è comportato Conte in tutta questa vicenda? Lei ha mostrato un apprezzabile fair play e non voglio trascinarla in polemica, ma siamo tragicamente primi in Europa, e (esclusi i Paesi asiatici) primi al mondo. Non mi pare un gran primato…«Avrei evitato i toni trionfalistici iniziali, troppa spavalderia, troppa sicurezza di sé. Il nostro spirito è stato e rimarrà costruttivo, nessuna strumentalizzazione: ma occorreva più prudenza e più rigore».Avete altri suggerimenti?«Da giorni diciamo di valutare una sospensione di Schengen, e quindi di ripristinare i controlli alle frontiere. Non si tratta di una proposta da leggere attraverso lenti ideologiche. La analizzino in modo non superficiale, non pensando a chi l'ha proposta, ma valutandola con serietà e adottandola. Non è tempo di scartare una proposta solo perché viene dall'opposizione».Veniamo al quadro politico. Prima ipotesi: Matteo Renzi e Conte si rimettono d'accordo. Si spartiscono le nomine, tirano avanti, e tra un po' Renzi riprende la guerriglia, ma senza mai spezzare la corda. È uno scenario credibile?«Trovandoci davanti a un personaggio del tutto imprevedibile come Renzi, può succedere di tutto, e nessuno scenario può essere escluso a priori. C'è chi dice che voglia rompere davvero, e chi dice che stia solo alzando il prezzo puntando alle nomine e a una correzione della legge elettorale».Diciamolo: se uno vuole rompere davvero, ritira i suoi ministri, li fa dimettere irrevocabilmente e proclama ufficialmente la crisi…«Appunto. E annuncia una sfiducia chiara. Coerenza vorrebbe questo…».Seconda ipotesi. C'è la rottura tra Renzi e Conte, e Conte prova a giocare la carta dei «responsabili». Ma ci sono in Senato piccoli avventurieri in numero sufficiente per tenere vivo il suo governo? «Eh insomma… Partiamo dal presupposto che alcuni a casa non ci vogliono proprio andare. Alcuni parlamentari sono purtroppo pronti a tutto pur di allungare la legislatura». Terza ipotesi. Renzi rompe e vi incalza per un governo da fare con voi e con il resto del centrodestra. Facciamo chiarezza su una vostra risposta al riguardo? «Fantapolitica. Il Paese ha bisogno di un governo vero, non di un governicchio per andare avanti non si sa come. C'è bisogno di scelte coraggiose per uscire dalla palude: sulle tasse, sulle infrastrutture, sui cantieri, sugli investimenti. Per fare queste cose serve un governo legittimato dalla volontà popolare».Quindi voi siete solo per le elezioni, o comunque per un percorso breve di conclusione ordinata della legislatura. Ho capito bene? «Sì. C'è il referendum costituzionale, dopo di che si possono sistemare i collegi o eventualmente ritoccare la legge elettorale. Non serve molto tempo. Dunque si potrebbe votare a giugno o a settembre. Questa è la soluzione ottimale».Non pensa che l'attuale maggioranza, impegnata da settimane nel suo travagliato dibattito interno, stia sottovalutando l'emergenza economica? Quarto trimestre del 2019 chiuso a meno 0,3%; Fitch che abbassa la previsione di crescita per l'Italia per il 2020 a uno striminzito +0,2%; la stessa Ue ci ridimensiona a una crescita del +0,3% (maglia nera europea); e infine il colpo pesante subito dalla produzione industriale... Senza contare gli effetti anche economici del coronavirus.«Ma certo, questo è il vero tema. Siamo in una situazione delicatissima. Servono scelte importanti e incisive. Sento parlare di formule come Agenda 2023 o Green new deal, e nessuno le riempie di contenuti… E sarà pure venuto il momento di vedere se e come stia funzionando (non mi pare tanto bene…) il reddito di cittadinanza».Tra fine agosto e i primi di settembre il capo dello Stato aveva chiesto un governo forte e stabile. Che bilancio si può fare sei mesi dopo? «Non solo. Si disse che occorreva una maggioranza con un programma politico ben preciso: qui mi pare che l'unico programma sia non andare a votare a causa della paura che vinca Salvini. Noi abbiamo ovviamente grande rispetto della figura del capo dello Stato: ci auguriamo che voglia fare una valutazione complessiva della situazione. Tenendo presente che l'incertezza politica creata dalla maggioranza aggrava e rende più pericolosa per l'Italia anche l'incertezza economica».