2023-03-10
Netanyahu dribbla le manifestazioni e vola a Roma per vedere la Meloni
Guido Crosetto e Benjamin Netanyahu (Ansa)
Ieri l’arrivo del presidente israeliano, assediato in patria dalle proteste contro la riforma giudiziaria, e la visita in sinagoga. Oggi gli incontri con Adolfo Urso e la premier: «Le parlerò dell’Iran: non dobbiamo farci sopraffare».Italia e Israele rafforzano i loro rapporti. Benjamin Netanyahu è arrivato ieri a Roma, dove avrà oggi un incontro con il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e, subito dopo, un pranzo ufficiale con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Era dal giugno 2016 che l’attuale premier israeliano non si recava in visita nella nostra capitale. Ieri sera, poco dopo essere atterrato, Netanyahu ha inoltre presenziato ad un evento della Comunità ebraica al Tempio spagnolo, insieme al presidente della Comunità stessa, Ruth Dureghello, al presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. «Sono molto contento», ha detto, «di essere in una delle delle comunità più antiche del mondo. Dopo tutte le divergenze che ci sono nello Stato di Israele voglio ricordare che noi siamo un popolo unico. Domani (oggi, ndr) incontrerò Giorgia Meloni e le parlerò della sfida dell’Iran. Quello che noi dobbiamo fare è cercare di non farci sopraffare da questa da questa potenza. Noi abbiamo dato energia all’Europa. Vogliamo anche allargare gli accordi di Abramo» con gli Emirati arabi «all’Arabia saudita».Il premier affronta questo viaggio in un momento politicamente molto delicato. La sua riforma giudiziaria, che punta a ridurre il potere della Corte suprema israeliana, è finita nell’occhio del ciclone: energiche proteste stanno scuotendo lo Stato ebraico, mentre i manifestanti avevano bloccato ieri l’ingresso dell’aeroporto Ben Gurion. La riforma è stata comunque difesa da Netanyahu in un’intervista rilasciata a Repubblica poco prima di partire. Nell’occasione, il premier ha anche auspicato maggiore collaborazione economica con l’Italia, chiedendo inoltre che Roma riconosca Gerusalemme come capitale di Israele: una richiesta a cui il vicepremier, Matteo Salvini, si è detto ieri favorevole. Tra i dossier al centro della visita romana spicca quello energetico. È altamente probabile che il premier israeliano discuterà di Eastmed: gasdotto che, se realizzato, assicurerebbe forniture di gas da Israele alla Puglia, passando per Cipro e la Grecia. Si tratta di un progetto ambizioso che avrebbe vari vantaggi. In primis, incrementerebbe la diversificazione nell’approvvigionamento energetico al nostro Paese. In secondo luogo, coinvolgerebbe tutti Stati retti da democrazie: un elemento che ridurrebbe quindi significativamente il rischio di utilizzo dell’energia come strumento di pressione geopolitica. D’altronde, già il governo Draghi, ad aprile, aveva guardato con interesse al progetto: un progetto che tuttavia ha suscitato i malumori della Turchia, che teme di restare isolata. Ricordiamo infine che, a giugno, Israele aveva siglato un’intesa con Egitto e Unione europea per garantire maggiore fornitura di gas al Vecchio continente. Altri dossier verosimilmente affrontati durante la visita saranno quelli dedicati ai settori della tecnologia e della Difesa. Senza poi trascurare il rafforzamento dei rapporti commerciali. È inoltre probabile che la Meloni e Netanyahu discuteranno dei principali temi di politica internazionale: dalla crisi ucraina alla minaccia iraniana. La visita del premier israeliano a Roma costituisce un ulteriore tassello nell’avvicinamento tra Israele e il nostro Paese. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è andato recentemente in visita nello Stato ebraico, dove, oltre a essere ricevuto alla Knesset, si è anche recato allo Yad Vashem. Ad andare in Israele sarà inoltre il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, il prossimo 12 marzo. Il rafforzamento delle relazioni con lo Stato ebraico va del resto inserito nella strategia del governo Meloni che punta al rilancio del ruolo di Roma nel Mediterraneo allargato (come già dimostrato dai recenti viaggi del nostro presidente del Consiglio in Libia e in Algeria). L’attuale premier israeliano, tornato al potere dopo le elezioni di novembre, punta a giocare un ruolo diplomatico di spicco nella crisi ucraina. Tutto questo, senza dimenticare il suo impegno contro l’accordo sul nucleare iraniano: uno dei dossier che lo ha portato ad alcuni attriti con Joe Biden, il quale sta cercando di ripristinare quella controversa intesa. Va comunque ricordato che, secondo il Times of Israel, anche il suo predecessore di centrosinistra, Yair Lapid, aveva tradito a luglio un certo nervosismo nei confronti dell’attuale Casa Bianca sulla questione iraniana: segno quindi che il problema è più profondo di una semplice divergenza ideologica tra il conservatore Netanyahu e il dem Biden. Prima di partire, il premier ha comunque incontrato ieri il capo del Pentagono, Lloyd Austin, sottolineando «un’agenda comune per impedire all’Iran di acquisire armi nucleari e prevenire l’aggressione iraniana». Questo vuol dire che, al netto delle tensioni, l’attuale amministrazione americana sta comunque cercando di rassicurare il governo israeliano in riferimento alle minacce di Teheran. Inoltre, Netanyahu può contare Oltreatlantico sulla solida sponda del Partito repubblicano che, fortemente critico dell’accordo sul nucleare con l’Iran, è di recente riuscito a riconquistare la maggioranza alla Camera dei rappresentanti. Fermo restando che i rapporti del leader del Likud con il Partito democratico americano sono meno turbolenti di quanto si voglia far credere: il mese scorso, Netanyahu ha ricevuto una delegazione dem di parlamentari d’Oltreatlantico, guidata dal capogruppo al Senato, Chuck Schumer. Questo significa che, al di là del Mediterraneo, rafforzare il rapporto con Netanyahu può consentire alla Meloni di consolidare ulteriormente le sue relazioni con gli Stati Uniti.