2018-06-17
Nell'inchiesta sullo stadio spunta il nome di Conte: «Avrebbe dovuto risolvere i guai del simbolo 5 stelle»
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Dalle carte dell'informativa dei carabinieri emerge che Alfonso Bonafede, neo ministro di Grazia e Giustizia, avrebbe riferito a Luciano Costantini che il premier (da avvocato) si sarebbe dovuto occupare dei contenziosi legali attorno alla proprietà del logo del Movimento.L'ex ministro Luca Lotti aveva anche la delega al Cipe, la cabina di regia sulle infrastrutture. Il costruttore Luca Parnasi nelle riunioni con il suo staff parlava del fedelissimo renzianoIndagini a rilento su Luca Lanzalone, il presidente di Acea agli arresti: pochi giorni prima delle manette avrebbe cancellato tutte le email.Lo speciale contiene due articoliSpunta per due volte il nome del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle carte dell'inchiesta per corruzione sullo stadio della Roma. Nella prima la citazione è del due giugno, da parte di Luca Parnasi, il costruttore arrestato. Sostiene di averlo conosciuto e che dovrà chiedergli una non precisata «firma sui fanghi». Nel secondo caso invece la citazione non è legata alle indagini ma a questioni interne al Movimento 5 stelle, in particolare alle diatribe legate all'uso del simbolo e alla democrazia interna dei 5 stelle. A parlarne sono l'avvocato Luca Lanzalone, presidente di Acea, finito in carcere, con un altro legale del suo studio, ovvero Luciano Costantini. Nelle carte dell'informativa dei carabinieri di Roma viene fuori che Alfonso Bonafede, neoministro di Grazia e Giustizia, avrebbe riferito a Costantini che Conte si sarebbe dovuto occupare del simbolo dei 5 Stelle. In sostanza in questo incrocio di avvocati di governo e a capo di partecipate della Capitale, emerge il cuore del partito del ministro allo Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e del sindaco Virginia Raggi. Perché Lanzalone è stato anche quello che ha curato il nuovo statuto lo scorso anno, prima della decisione di cambiare il simbolo. La vicenda è complessa e tocca da vicino la creatura politica di Grillo e Davide Casaleggio. Sul simbolo e sullo statuto c'è una complessa vicenda normativa che viene affrontata nel tribunale di Genova, dove ex grillini vengono seguiti dall'avvocato Lorenzo Borrè che ha accolto la richieste dell'associazione Movimento 5 stelle del 2009: contestano la nascita di una nuova associazione e che il simbolo ora abbia riportato sopra la scritta Ilblogdellestelle.it e non più movimento5stelle.it. In sostanza, come spiegò Borrè durante una conferenza stampa lo scorso gennaio, Grillo figurava come «capo politico» nella prima associazione, nella seconda – quella nata nel 2012 – come «presidente del consiglio direttivo» e nella terza – nata negli ultimi giorni del 2017 – come «garante». Ma qui ci sarebbe un conflitto di interesse, «la nuova associazione e il nuovo statuto impediscono alla base di essere incisiva sulle decisioni prese dal vertice dei 5 stelle».In sostanza, la democrazia diretta di una volta è un ricordo lontano. E a occuparsi della gestione di questo nuovo partito di governo è stato Lanzalone, poi diventato presidente di Acea, come avrebbe potuto occuparsene anche l'avvocato Giuseppe Conte, ora diventato presidente del Consiglio. Proprio Lanzalone nel corso di una conversazione telefonica con Costantini, agli atti dell'inchiesta, nel commentare un favore che gli ha chiesto l'assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, riferisce «ho detto, Gianni…vediamo di capirci allora, Noi già vi stiamo dando una mano su un milione di cose gratis et amore dei, perché vorrei far presente, non ci pensa mai nessuno... però - dico - guarda, io ho... noi abbiamo ricevuto una cosa da una sola persona che si chiama Virginia Raggi e che mi ha nominato nel consiglio di amministrazione di Acea. Punto, fine. Chiuso!...detto ciò, tutto il resto che abbiamo fatto è stato fatto tutto gratis et amore dei e continuiamo a farlo gratis et amore dei Mi sembra anche eccessivo, a questo punto, che pretendiate da noi che dovremmo prendere non ho capito bene quali posizioni, non ho capito bene in forza di quali poteri avremmo, per non ho capito bene a fare che cosa o favore di chi, dico, perché francamente sono un po' perplesso». Eppure secondo le accuse del pm, Paolo Ielo, che ha coordinato l'inchiesta l'altro imprenditore finito in arresto, il costruttore Parnasi e i suoi uomini avrebbero «offerto a Luca Lanzalone diverse utilità, e tra queste svariati incarichi professionali, al fine di corromperlo, acquisendone il costante asservimento agli interessi del gruppo imprenditoriale». Anzi proprio Lanzalone, che nelle carte discute anche dei rinnovi delle nomine in Cassa depositi e prestiti, avrebbe cercato anche grazie ai buoni rapporti con Bonafede e la Raggi, di favorire «interessi del Parnasi e del suo gruppo...in violazione dei doveri istituzionali di imparzialità e correttezza». In cambio avrebbe ricevuto «lucrosi incarichi dello studio legale Lanzalone & Partners». Nello specifico, nelle carte si fa riferimento a un incarico relativo alla ristrutturazione di fondi legati a un'operazione relativa alla realizzazione, presso la vecchia Fiera di Roma, di un polo di intrattenimento con uffici e un palazzetto da utilizzare per incontri di basket ed eventi musical. Tale incarico, come da accordi tra Parnasi e Lanzalone doveva essere affidato allo studio Lanzalone dai dirigenti del Credito Fondiario (coinvolto come soggetto finanziatore da Parnasi nell'operazione di strutturazione del fondo progettato), mentre Lanzalone doveva occuparsi di agevolare l'operazione presso il Comune di Roma, spingendo affinché l'intervento edilizio potesse essere realizzato basandosi sulla «legge sugli stadi».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nellinchiesta-sullo-stadio-spunta-il-nome-di-conte-avrebbe-dovuto-risolvere-i-guai-del-simbolo-5-stelle-2578649032.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nelle-intercettazioni-ce-anche-il-nome-di-lotti" data-post-id="2578649032" data-published-at="1761179619" data-use-pagination="False"> Nelle intercettazioni c'è anche il nome di Lotti È possibile che ci siano rapporti tra alcuni pagamenti alla Fondazione Eyu vicina al Partito democratico e lo sblocco dei finanziamenti per le opere collegate al nuovo stadio della Roma? Viene quasi da domandarselo, leggendo l'informativa dell'operazione Rinascimento, l'inchiesta della Procura di Roma che ha portato in carcere il costruttore Luca Parnasi e Luca Lanzalone, avvocato di Genova, presidente di Acea, consulente del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Le indagini continuano. E se su Parnasi iniziano a esserci i primi approfondimenti nel materiale sequestrato, su Lanzalone appare più difficile, perché l'avvocato avrebbe cancellato tutte le email su suoi indirizzi di posta elettronica: gli inquirenti non hanno trovato tracce. C'è da chiedersi se qualcuno l'abbia avvertito in anticipo dell'arresto di mercoledì. Qualcuno sapeva delle indagini? È un nuovo dubbio che si insinua in questa inchiesta, che inizia a toccare di striscio anche il governo gialloblù di Giuseppe Conte. In ogni caso, nelle centinaia di carte sul tavolo del procuratore aggiunto Paolo Ielo spunta anche il nome di Luca Lotti (non indagato), ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, poi ministro allo Sport, in ottimi rapporti con il presidente del Coni Giovanni Malagò (indagato nell'inchiesta). Il «Lampadina», braccio destro dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, è stato per 4 anni consecutivi titolare delle deleghe al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), cabina di regia per le strategie di investimenti sulle infrastrutture. Lotti, già indagato nell'inchiesta Consip per favoreggiamento e violazione del segreto d'ufficio, viene citato in una conference call nell'agosto del 2017 tra Parnasi, Luca Caporilli (dirigente di Eurnova, la «cassaforte» delle società del costruttore ora in carcere), Simone Contasta (altro dirigente di Eurnova in carcere) e il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni. Oggetto del meeting è la realizzazione del ponte di Traiano, opera da più di 100 milioni di euro, collegata al progetto dello stadio ma finita in un gioco di rimbalzi tra Comune di Roma, in mano ai grillini, Regione Lazio, in mano al piddino Nicola Zingaretti e il governo di centrosinistra di Paolo Gentiloni. I quattro discutono sulla data di apertura della Conferenza dei servizi che è legata anche alla via del Ponte di Traiano. «Baldissoni riferisce che Civita (Michele, ex assessore all'Urbanistica in Regione ora ai domiciliari, ndr) gli ha detto, dopo aver parlato con Lotti, che è loro intenzione aprire un tavolo politico parallelo alla conferenza dei servizi per capire come finanziare le opere per la mobilità ed anche dei soldi da dare alla ferrovia Roma-Lido». Annotano i carabinieri che «Parnasi dice che potrebbero traslare i finanziamenti del ponte dei congressi con le tematiche accessorie e questo è uno smacco per il comune di Roma. Parnasi dice che devono stare attenti a rimanere impantanati nel dibattito politico. Parnasi spiega che la sera prima ha chiamato Menichini che è il miglior amico di Delrio e gli ha chiesto cosa è successo». Non solo. Dice che devono stare attenti al tavolo politico a causa delle elezioni tra 5 mesi». Ma in più nei tabulati emergono anche i dubbi di Parnasi su Lotti («Non si fida di Lotti che dice sposto i soldi del Cipe, perché la faciloneria rischia di affossarli»). La riunione continua. E «Parnasi accenna a un messaggio giuntogli dal capo del gabinetto del ministero dei Traporti, Mauro Bonaretti, che dice «hanno fatto dei pasticci nel caos di fine stagione ma pare che di fatto si siano accordati per stabilire che il parere non è definitivamente negativo». Poi «Baldissoni dice che se il Comune di Roma dà l'ok il Cipe sposta i soldi. Parnasi dice che tutti vogliono mettersi la medaglietta dello stadio della Roma e dice che il Comune avrà fatto lo stadio ed il governo sarà quello che ha trovato la soluzione spostando i fondi e tutti risulteranno vincitori». La vicinanza di Parnasi alla politica è nota. Il costruttore romano finanzia tutti i partiti. In passato ha partecipato alle cene di Renzi, tra cui quella dell'8 novembre 2014 al Salone delle Fontane dell'Eur insieme con il presidente giallorosso James Pallotta, ma soprattutto ha una certa sensibilità con il tesoriere dem Francesco Bonifazi, presidente della fondazione Eyu. Per arrivarci si avvale del commercialista Gianluca Talone. I carabinieri del Nucleo investigativo - guidati dal colonnello Lorenzo D'Aloia - annotano il 21 febbraio del 2018: «Talone ha svariati contatti telefonici con Domenico Petrolo del dipartimento di cultura e formazione del Partito democratico nonché responsabile relazioni esterne e fund raising della Fondazione Eyu (…) citata anche da Luca Parnasi nella conversazione del 5 marzo del 2018 “Parnasi dice che adesso bisogna vedere che cosa succederà con la fondazione Eyu"». E ancora. «Petrolo invita a fare il pagamento perché li aiuta molto in quanto sono gli ultimi giorni. Evidente è il riferimento alle vicine elezioni del 4 marzo 2018 ed alla campagna elettorale in corso». La cifra si sarebbe aggirata intorno ai 150.000 euro. Sul ponte di Traiano la politica sta ancora litigando, ma aveva avuto il via libera alla copertura da parte del governo. Il costo? Più di 100 milioni di euro. Alessandro Da Rold Ha collaborato Giuseppe China
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)