2020-04-12
Nelle vele del supermanager Colao soffiano Usa, Colle e finanza bianca
L'ex Vodafone Uk scriverà lo spartito della ripartenza. Un ruolo ingombrante che schiaccerà quello di Domenico Arcuri. Sul suo nome c'è il placet di Sergio Mattarella, ma è ben noto anche oltre l'Atlantico. Dove su tlc e 5G sono sensibili. Il nome di Vittorio Colao negli ultimi anni è stato spessissimo sulla bocca dei politici. Nel 2018 mentre giravano voci di un suo ipotetico ruolo in Fca, Luigi Di Maio lo contattava per diventare amministratore delegato della Rai. La risposta dell'ex manager di Vodafone fu un cordiale no. Adesso che Colao è stato nominato a capo della task force per la Fase due, quella che dovrebbe spiegare al governo e agli italiani che cosa fare dopo il 3 maggio, dalle fila dei grillini non si sono levati grandi plausi. I più veloci a celebrare l'arrivo del top manager, residente a Londra, sulla tolda del gruppo di «scienziati» sono stati il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il capo di Italia viva, Matteo Renzi. Entrambi lo conoscono e vedono la sua nomina come una enorme sberla per Giuseppe Conte. E non a torto. La scelta di Colao non porta la firma del premier. Al contrario è la sconfitta politica di Conte e la sconfessione di quanto ha fatto fino ad oggi. Il premier paga gli errori di comunicazione che hanno causato fughe notturne da Milano verso il Sud, paga le indecisioni e i continui rimpalli con le Regioni, paga infine la nomina di Domenico Arcuri a commissario straordinario. Una scelta che si è dimostrata (era facilissimo prevederlo) un grave errore. Non era certo la persona giusta in un ruolo del genere. Giuseppi lo ha scelto per poi cooptarlo in altre realtà industriali e soprattutto lo ha voluto in quel posto perché non gli facesse ombra alcuna. Su questo ci ha azzeccato, solo che adesso dovrà fare i conti con Colao. Il manager è di tutt'altra pasta e non è lì per elemosinare incarichi. È a capo della task force perché c'è l'ok di Sergio Mattarella e perché piace a numerosi rappresentanti dello Stato. Ed proprio questo che fa tremare Conte. Se la task force dovesse funzionare il merito andrà tutto a Colao. Se invece, visto che la lista degli altri membri del comitato ricorda un po' quella che avrebbe dovuto salvare Chernobyl, l'esperimento andrà in difficoltà nelle prossime settimane, Colao lascerà in anticipo l'incarico. E la colpa ricadrà su Conte. Un cul de sac che, unito alla scadenza delle nome, rende il premier estremamente teso e irritato. Tanto più che chi fino ad oggi l'ha aiutato almeno a rimanere in sella adesso guarda a Colao come un elemento in grado di portare l'Italia oltre l'impasse. Non si può non notare che dietro il nome del top manager c'è una filiera di potere molto chiara che porta nella direzione del Quirinale. Innanzitutto, ci sono contiguità con la finanza cattolica. Giovanni Bazoli su di lui nel 2013 rilasciò non a caso una lunga intervista al Corriere. Bazoli conosce bene Colao. Di lui disse: «Mi adoperai con altri azionisti per convincere Vittorio a venire in Rcs e poi lo difesi a oltranza». Ma, «pressato e impedito ad operare da chi a vario titolo interferiva con il business editoriale, Colao fu costretto dopo meno di due anni a passare la mano. Ebbene», ebbe a dire Bazoli, «la perdita di Colao è stata una vera disgrazia per Rcs». E va notato anche che il manager londinese nella task force è affiancato anche da un nome che è sconosciuto ai più, ma ben noto negli ambienti bancari. Si tratta di Riccardo Ranalli, dottore commercialista, sindaco di Intesa Sanpaolo Vita e grande esperto di business bancari e real estate. Basti pensare che il suo nome, assieme a quello di Enrico Laghi, rientra nel consiglio di amministrazione di Milanosesto, il più importa progetto di rilancio urbano dove si incontrano gli interessi di Intesa e Prelios. Insomma, sembra che nella task force per la Fase due ci siamo molta finanza cattolica. Mentre si vede poco Vaticano. Motivo per cui lo stesso Conte ha pronunciato i nomi della lista con una certa esitazione. Manca infatti la sponda che guarda alla Cina come interlocutore dell'Italia. Mentre vince di gran lunga l'equilibrio filo atlantista. Colao è stato a lunga il capo di Vodafone Uk. E non si rivestono quei ruoli senza avere la fiducia delle intelligence occidentali. Da lì è passato al fondo di private equity General Atlantic. Per capirsi quello che ha scommesso per primo su Uber, Slack ed Airbnb. Scelte se non a stelle e strisce comunque iper atlantiste. C'è dunque da scommettere che della nomina di Colao siano stati informati prima gli americani i quali adesso potranno avere un interlocutore che capisce di Tlc e soprattutto di 5G. Non a caso l'altra notte la Casa Bianca ha approvato il memorandum di aiuti al nostro Paese. Dentro c'è un capitolo nuovo e interessante tutto dedicato alla finanza. Pure Exim Bank, l'istituto che finanzia l'import-export Usa avrà la possibilità di intervenire a sostegno dell'Italia. Sono dettagli. Ma messi assieme indicano qualcosa di nuovo che sembra una vera e propria cintura di sicurezza attorno a Conte. Sono istanze che potrebbero riportare il Paese nel giusto equilibrio dentro la Nato e ridare agli usa maggiore fiducia verso Roma.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)