2020-08-14
Nella caccia alla talpa dentro l’Inps l’Antifrode non ci sta a fare da scudo
Guerra aperta nell'Istituto. I dirigenti puntano il dito verso il presidente: «Senza un ok dall'alto la trappola non sarebbe riuscita. E l'obiettivo era la Lega». Il capo dell'unità interna, Antonello Crudo: «Esistono atti formali».Oggi il presidente Inps parlerà in Aula. Dovrà giustificare dossier e fughe di notizie. Intanto spunta il «furbetto» Ms5: Marco Rizzone deferito ai probiviri del Movimento.Lo speciale contiene due articoli.In questo agosto romano è sempre più bollente la temperatura nella sede dell'Inps. La vicenda dei bonus per le partite Iva, intascati anche da 2.000 politici fra cui tre parlamentari, ha provocato forti malumori fra i dipendenti dell'Istituto. Autorevoli fonti interne, che non fanno parte della cerchia ristretta del presidente, Pasquale Tridico, si chiedono «chi abbia portato tanto scompiglio» dentro le mura di via Ciro il Grande. Infatti dentro all'istituto è partita la caccia a chi abbia stilato la lista di proscrizione di parlamentari e amministratori locali, l'abbia messa in un cassetto a maggio e l'abbia tirata fuori ad agosto, proprio alla vigilia del referendum grillino sul taglio di senatori e deputati.Un elenco che, ovviamente, è un ottimo assist per chi si sta esponendo, come i 5 stelle, per la riduzione delle poltrone a Montecitorio e a Palazzo Madama, tema di facile presa in campagna elettorale. «Chi ha giocato sporco con i dati dell'Inps?», si chiedono numerosi dirigenti. C'è poi una questione: la maggior parte dei furbetti del bonus appartiene alla Lega. Insomma, esattamente un anno dopo «la mossa del cavallo» di Matteo Renzi, che ha messo fuorigioco Matteo Salvini, qualcuno deve aver pensato di dare un altro colpetto al leader leghista in calo nei sondaggi. Ma chi?Per provare a dipanare la matassa, bisogna sottolineare che i dati sui pubblici amministratori sono desumibili dagli archivi stessi dell'Inps, grazie al fatto che vengono fatte delle specifiche domande di posizione in seguito all'ottenimento dell'incarico amministrativo. Dunque molti dipendenti dell'Inps, anche quelli non appartenenti al gruppo Antifrode, avrebbero potuto trovare i 2.000 politici che hanno beneficiato del bonus. Discorso diverso, invece, per parlamentari e consiglieri regionali: nel loro caso questa informazione non c'è, perché Camere di appartenenze e assemblee regionali non segnalano nessun nome all'istituto. Quindi le informazioni sensibili sui parlamentari non erano a disposizione di tutti, ma solo a una ristretta cerchia, che nelle proprie ricerche ha lasciato traccia nei database dell'istituto. Però sembra che la caccia ai furbetti sia stata compiuta con l'autorizzazione dei vertici e lo stesso capo dell'unità Antifrode dell'Inps, Antonello Crudo, ha fatto sapere che esistono «atti formali». Quindi il dirigente ha certamente informato i suoi superiori del suo lavoro e dei risultati. Ma l'incrocio dei dati era terminato già maggio e quindi i risultati delle verifiche avrebbero potuto essere resi pubblici circa tre mesi fa. «Perché le informazioni», si domandano alcuni alti dirigenti, «sono uscite dopo tanto tempo?». Si tratta di una fuga di notizie a orologeria? Non bisogna dimenticare che il referendum sulla legge che taglia il numero dei parlamentari si avvicina sempre più, infatti il 20 e 21 settembre gli italiani si pronunceranno sulla questione molto cara al M5s. E il caso di questa giorni è un clamoroso assist per il fronte del sì. Ma ci sono anche altre domande senza risposta che assillano i dirigenti che abbiamo contattato. Una fonte ci dice: «Se i sussidi da 600 euro e poi da 1.000 euro erano legittimi perché è stata avviata l'indagine del nucleo Antifrode? Un vero e proprio controsenso. Al contrario, se l'assegno di sostegno ai politici è illegittimo perché non è stato revocato già la scorsa primavera?». Due quesiti da «tertium non datur». C'è infine l'interrogativo più importante: chi ha deciso di dare la caccia ai politici? Difficilmente il mandante, se esiste, verrà scoperto. Però resta il fatto dei deputati che hanno percepito il bonus, due su tre, sono della Lega, mentre il terzo, sembra dei 5 stelle e con ogni probabilità verrà rivelato solo oggi da Tridico in commissione Lavoro. Nel frattempo sui giornali sono usciti altri nomi di leghisti, in particolare di otto consiglieri regionali, mentre gli altri due sono di Pd e Fi. Insomma, nell'intera vicenda lo sbilanciamento a sfavore della Lega è fin troppo evidente. «Mettiamo anche che chi ha fatto l'incrocio iniziale», ci dice un'altra autorevole fonte interna all'Inps, «l'abbia fatto senza input politico, resta il fatto che, una volta scoperti nomi e provenienza partitica qualcuno, forse un superiore del rabdomante, ha fatto uscire la notizia a mio parere in modo strumentale». Qualche risposta prima o tardi la avremo, anche perché il Garante della privacy ha avviato un'indagine e, come detto, Crudo avrebbe riferito ai colleghi di aver in mano «atti formali», ossia i provvedimenti con cui avrebbe informato, in tempi non sospetti, i suoi superiori dell'operazione di incrocio. E che tale operazione «riguardava tanti amministratori pubblici». Ma c'è di più perché «il pool Antifrode avrebbe informato il presidente Tridico e pochi altri via mail sugli esiti delle ispezioni», spiegando che «non si ravvisavano illegittimità e che andavano quindi pagate (le richieste presentate da politici, ndr)». Per approfondire abbiamo provato a contattare Crudo, ma il suo telefono ha squillato a vuoto. Nonostante il suo mutismo, ci risulta però che non voglia fare l'agnello sacrificale. Speriamo che a qualcuno di questi quesiti darà risposta Tridico nell'audizione di oggi. Per farlo sentire a suo agio Matteo Salvini ha dichiarato: «Non ha pagato la cassa integrazione, cosa aspetta a dimettersi?». Domanda che in queste ore si fanno anche diversi dirigenti, dopo che il loro Istituto è stato gettato in mezzo all'ennesima bega politica.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nella-caccia-alla-talpa-dentro-linps-lantifrode-non-ci-sta-a-fare-da-scudo-2646978812.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="alla-camera-e-pronto-il-terzo-grado" data-post-id="2646978812" data-published-at="1597359867" data-use-pagination="False"> Alla Camera è pronto il terzo grado Spunta anche il nome del furbett grillino del bonus: è il deputato Marco Rizzone, che ieri il M5s ha deferito al collegio dei Probiviri chiedendone «la sospensione immediata e massima severità nella sanzione», come ha spiegato il reggente Vito Crimi. E oggi alle 12 il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, è atteso dal terzo grado che la commissione Lavoro della Camera ha preparato per lui, anche se in teleconferenza. I ranghi saranno ridotti: ci saranno infatti solo la presidente, Debora Serracchiani, i quattro componenti dell'ufficio di presidenza, più i capigruppo. Per la Lega non potrà esserci, ovviamente, Elena Murelli (al suo posto Andrea Giaccone), fresca di sospensione dal suo partito per aver incassato il bonus Covid 19 da 600 euro. Dovremmo quindi completare ufficialmente i nomi dei dei «miserabili cinque» (come sono stati ironicamente ribattezzati da Paolo Gentiloni) che hanno chiesto (e in tre casi ottenuto) il bonus destinato a supportare le partite Iva in difficoltà per la pandemia e il lockdown. Due erano già noti, ovvero i leghisti Elena Murelli e Andrea Dara, che il Carroccio, come dicevamo, ha già sospeso, «dopo aver ascoltato e verificato le rispettive posizioni». «Pur non avendo violato alcuna legge è inopportuno che abbiano aderito a tale misura e per questo abbiamo deciso e condiviso con i diretti interessati il provvedimento della sospensione», ha spiegato il capogruppo leghista, Riccardo Molinari. Il terzo è stato svelato ieri sera dal M5s. Infine, un altro leghista e un esponente di Italia viva si sarebbero visti rigettare la domanda dopo averla regolarmente inoltrata. L'audizione di Tridico alla vigilia di Ferragosto arriva dopo l'ok del Garante della privacy alla pubblicazione della lista dei «colpevoli» e la disponibilità espressa dall'Inps a fornire i dati solo su richiesta della Camera. Il numero uno dell'Istituto non solo potrà far luce su chi ha preso i soldi, pur potendo contare su un'indennità parlamentare che sfiora i 13.000 euro, ma anche chiarire le modalità di erogazione dei bonus, i controlli effettuati dallo stesso ente e la diffusione delle notizie relative ai media. Si tratta di uno scandalo che, lo ricordiamo, vede coinvolti anche altri 2.000 politici tra presidenti, assessori e consiglieri regionali e comunali. Non vanno poi trascurati i chiarimenti che Tridico dovrà dare su «eventuali comunicazioni a terzi». Il sospetto secondo le opposizioni, con Italia viva allineata, è che l'Inps possa aver operato un incrocio di dati non autorizzati. Per fini tutt'altro che istituzionali. Oltre ai nomi dei «disonorevoli», è proprio questo che chiederà il capogruppo di Fratelli d'Italia, Walter Rizzetto: «Visto che si parla di circa 2.000 politici coinvolti, domanderò a Tridico se nei sistemi Inps esiste una cartellina con tutti i nostri nomi. Se cioè ci hanno schedato e perché». È la tesi dell'ampio fronte bipartisan che da giorni chiede le dimissioni di Tridico, vicino al Movimento 5 stelle (fu indicato da Di Maio fra i possibili ministri ed è uno dei padri del reddito di cittadinanza) e perciò accusato di aver usato l'Istituto per screditare il Parlamento. Non mancano le perplessità soprattutto per il tempismo della fuga di notizie, visto che siamo a un mese dalle elezioni regionali e dal referendum sul taglio dei parlamentari, cavallo di battaglia dei pentastellati. E proprio per questo la Camera ha accelerato i tempi per l'audizione necessaria per spegnere le polemiche. «La commissione è la sede opportuna per fare chiarezza», ha commentato il presidente, Roberto Fico, secondo il quale «i parlamentari che avrebbero chiesto il contributo dovrebbero scusarsi e restituire».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La sede di Bankitalia. Nel riquadro, Claudio Borghi (Imagoeconomica)