2021-10-26
Nel vuoto dopo lo stop con Unicredit riecco gli spagnoli di Bbva per Mps
Il mercato concorde: per l’istituto di Piazza Gae Aulenti è un’occasione mancata. Si profila un’opzione vendita di Montepaschi a un gruppo estero. Ma farebbe esplodere il nodo della gestione degli esuberiLa domanda che ricominciano a farsi nelle sale operative di Piazza Affari è la seguente: quali saranno le prossime mosse sul fronte del risiko del credito? Per oggi pomeriggio è stato convocato d’urgenza l’ufficio di presidenza della Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. La risposta deve, però, arrivare dal mercato e non dalla politica. Ieri la Borsa ha intanto reagito allo stop delle trattative tra il Tesoro italiano e Unicredit sul Montepaschi: il titolo Mps non è riuscito a fare prezzo in avvio di seduta, segna un teorico -11% a 0,96 euro, mentre Unicredit ha esordito con -3,3 per cento. La giornata è stata poi archiviata in recupero con un -2,3% del Monte (sono però sprofondati anche i quattro bond subordinati emessi dall’istituto senese) e un -1,7% per le azioni del gruppo guidato da Andrea Orcel. A pagare il pessimismo degli operatori per una soluzione in tempi rapidi è stata anche Carige, ancora alla ricerca di un cavaliere bianco, che ha lasciato sul terreno l’1,2 per cento. Le scommesse si sono invece concentrate, raffreddandosi però nella seconda parte delle contrattazioni, sul Banco Bpm (+0,4%) e Bper (-0,2%) che a questo punto potrebbero diventare le protagoniste del consolidamento. Se per Rocca Salimbeni non sembrano profilarsi soluzioni a breve, i broker guardano infatti alle mosse sulle banche candidate a diventare il centro di gravità permanente attorno al quale costruire il terzo polo bancario. E i riflettori tornano ad accendersi sul Banco milanese che il prossimo 5 novembre presenterà la semestrale e il piano strategico al 2024. Un piano che al momento vedrebbe l’ad Giuseppe Castagna voler ballare da solo. Domenica fonti vicine alla banca hanno anche smentito un incontro dei vertici con il Tesoro per un interesse sul Monte, più volte negato già in passato sia dall’ad Castagna, sia dal presidente Massimo Tononi (ex presidente di Mps). Mentre il Banco Bpm resta comunque un osservato speciale anche perché potrebbe finire preda di Unicredit. Luci puntate anche su Unipol che, attraverso la controllata Bper potrebbe muovere su Siena con un’operazione di bancassicurazione. Di certo, scrivono gli analisti di Mediobanca, per Unicredit si tratta di «un’occasione mancata» in quanto «sarebbe stato bello avere la ricca dote» predisposta dal Tesoro. Di occasione persa parla anche Kepler secondo cui Unicredit «avrebbe potuto rafforzare la sua posizione competitiva in Italia, aggiungendo una quota di mercato del 3-4% al suo 11-12% e aumentando il valore dell’azione del 13%». Quanto a Banco Bpm, gli esperti di Exane ritengono «lo scenario non proprio semplice» perché «le condizioni finanziarie dell’operazione dipenderanno molto dall’estensione dei benefici della Dta che il governo è adesso meno incentivato a prorogare». «Sarà importante capire se il governo confermerà la decisione di estendere i benefici fiscali», concorda Intermonte. Se così fosse «aumenterebbe le chance» di una fusione, grazie a «un beneficio netto al capitale di circa 3,3 miliardi». D’accordo anche Morgan Stanley secondo cui «la prospettiva di una fusione con il Banco riemerge, offrendo simili, se non più grandi benefici». La soluzione nazionale per il Montepaschi ripercorre però copioni consumati già nel valzer di ipotesi degli ultimi mesi. Diverso il discorso se si guarda oltreconfine. E non solo al Crédit Agricole o a Bnp Paribas, comunque già ben radicate. Perché proprio nelle ultime settimane è tornato ad affacciarsi in Italia un’altra big europea che non parla francese ma spagnolo. Il Bbva ha infatti lanciato nel nostro Paese la sua piattaforma di homebanking e una nuova banca digitale. L’opzione di una vendita di Mps a una banca estera sembra complicata, soprattutto per la gestione delle ricadute sociali degli esuberi, ma non si potranno chiedere proroghe a Bruxelles in eterno. E il gruppo iberico potrebbe riaprire il dossier Italia chiuso malamente qualche anno fa: dopo la fallita aggregazione con Bnl del 2005 e prima dell’acquisizione di Antonveneta dal Santander, a fine 2006, il Bbva fu fermato a un passo dall’altare proprio con il Monte. Del gruppo Bbva-Mps, la Fondazione avrebbe avuto il 12%, un terzo dei consiglieri e un premio di maggioranza di un miliardo, ma Mussari&C preferirono fare affari con la concorrente Santander. Il Bilbao potrebbe, ora, prendersi una rivincita. Solo una suggestione? Chissà. Va, infine, fatta una riflessione sul ruolo di Mario Draghi. Fu proprio lui, da governatore di Bankitalia, ad autorizzare Mps nell’acquisto di Antonveneta nel 2007 e a monitorare l’istituto senese fino al suo passaggio sotto la Vigilanza europea. Draghi ha sempre visto nella stabilità degli intermediari l’obiettivo prioritario della banca centrale. Ora deve raggiungerlo come capo di un governo che è l’azionista principale del Monte traghettandone l’uscita dal capitale nel rispetto delle disposizioni che lui stesso ha fissato come capo della Bce. Ma anche nel rispetto dei suoi nuovi «azionisti»: gli italiani.
Massimiliano Fedriga (Ansa)