Discesa del tasso di fertilità e aumento dell’aspettativa di vita: cioè più pensionati e meno lavoratori. Servono «innesti» per tenere in ordine i conti. Malgrado due anni fa la Meloni lo ritenesse «uno smacco agli italiani».
Discesa del tasso di fertilità e aumento dell’aspettativa di vita: cioè più pensionati e meno lavoratori. Servono «innesti» per tenere in ordine i conti. Malgrado due anni fa la Meloni lo ritenesse «uno smacco agli italiani».Sorpresa: il Def varato dal governo guidato da Giorgia Meloni, che firma il documento insieme al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sostiene che più immigrati entrano in Italia, più cala il debito pubblico, e viceversa. È quanto si legge testualmente a pagina 124 del documento, quando il Def entra nel dettaglio delle variazioni di scenario riguardo al debito pubblico relative alle variabili demografiche: «Si osserva un impatto particolarmente rilevante», recita il testo, «in quanto, data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro. Il rapporto debito/Pil nei due scenari alternativi a fine periodo arriva a variare rispetto allo scenario di riferimento di oltre 30 punti percentuali». La tabella che correda il testo è chiarissima e prospetta tre scenari da oggi al 2070. Con un aumento del 33% dell’immigrazione, il rapporto debito/Pil scenderebbe di circa 30 punti; con una situazione invariata, salirebbe di una quindicina; con una diminuzione dell’immigrazione netta del 33%, nel 2070 il rapporto debito/Pil avrebbe una crescita di circa 40 punti percentuali. La spiegazione è molto semplice: la discesa del tasso di fertilità in Italia, in combinazione con l’aumento dell’aspettativa di vita, è destinata ad aumentare il numero dei pensionati mentre si ridurrà quello degli italiani che lavorano, e dunque l’immigrazione viene considerata fondamentale per tenere in equilibrio i conti dello Stato. Parliamo naturalmente di immigrazione sana, regolare, di uomini e donne che arrivano in Italia per lavorare regolarmente, pagando quindi le tasse dovute all’erario.A pagina 112 e 113, nelle note, il Def scende ancora di più nel dettaglio: «Le ipotesi demografiche adottate», si legge, «sono quelle relative alla previsione centrale Eurostat, con base 2029, pubblicata nel 2020. Lo scenario Eurostat con base 2019 implica per l’Italia: a) un flusso netto di immigrati di circa 213 mila unità medie annue, con un profilo crescente fino al 2025 e decrescente successivamente; b) un livello della speranza di vita al 2070 pari a 87 anni per gli uomini e a 90,9 anni per le donne; c) un tasso di fecondità totale al 2070 pari a 1,52. L’Istat, recependo le rilevazioni del Censimento permanente, ha rivisto significativamente al ribasso il numero di residenti in Italia per il 2019 e per il 2020», recita ancora la nota, «con un impatto per lo più concentrato nella fascia di età 15-74. Inoltre, sulla base del Bilancio demografico mensile l’Istat ha recentemente aggiornato il dato della popolazione complessiva al 1° gennaio 2023. Rispetto al livello della popolazione all’1/1/2023 stimato da Eurostat nelle previsioni demografiche con base 2019, i nuovi dati mostrano una riduzione di circa 1.285.000 soggetti. Tenendo conto di queste recenti rilevazioni, la previsione delle spese age-related in rapporto al Pil, è stata effettuata a partire dalla ricostruzione per età della popolazione residente al 1° gennaio 2023».Fa un certo effetto, alla luce del Def varato dal governo, leggere quanto affermava la stessa Meloni nel 2021, commentando, dalla certamente più comoda posizione di leader dell’unico partito di opposizione, il Def di quell’anno varato dal governo guidato da Mario Draghi: «Un altro smacco agli italiani», azzannava la Meloni su Facebook, «nel Documento di economia e finanza, il governo ha scritto che, per aumentare il nostro Pil, abbiamo bisogno di più immigrati. Invece di incentivare le nascite e le politiche per la natalità o incrementare le risorse per le nostre imprese e i nostri lavoratori, il governo definito dei migliori pensa a queste follie. L’Italia è in ginocchio», aggiungeva la Meloni, «le famiglie sono esasperate, la nostra nazione ha bisogno di un governo che metta al primo posto gli italiani. Non c’è più tempo da perdere». A corredo del post, un video dell’attuale sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che sbraitava contro Draghi.Detto ciò, il Programma nazionale di riforma allegato al Def stima che l’impatto del Pnrr sul Pil si potrebbe tradurre in un 1% in più quest’anno, fino ad arrivare a un potenziale + 3,4% nel 2026. La spesa per le pensioni nel 2023-24 raggiungerà il 16,1% del Pil, mentre l’ipotesi di un nuovo aumento delle materie prime energetiche potrebbe comportare una riduzione dello stesso Pil dello 0,3% quest’anno e dello 0,4% nel 2024. Il costo del Ponte sullo Stretto, stima l’allegato al Def sulle infrastrutture di mobilità, risulta di 13,5 miliardi di euro. Capitolo inflazione: la previsione contenuta nel Def è che «l’inflazione scenda da una media del 7,4% nel 2022, al 5,7% quest’anno e quindi al 2,7% nel 2024 e all’2,0% nel biennio 2025-2026». «Il governo», spiega poi Giorgetti, «intende rivedere l’intera materia degli incentivi edilizi in modo tale da combinare la spinta all’efficientamento energetico e antisismico degli immobili con la sostenibilità dei relativi oneri di finanza pubblica e l’equità distributiva».
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