Negli ultimi mesi si è tanto parlato di eventuali tassazioni su prodotti di uso comune. La nuova manovra economica è stata fortemente caratterizzata da termini anglofoni quali «sugar tax» e «platic tax». Esiste però un altro tipo di «tax», fondamentale nella crescita del nostro paese: il «tax free».
Negli ultimi mesi si è tanto parlato di eventuali tassazioni su prodotti di uso comune. La nuova manovra economica è stata fortemente caratterizzata da termini anglofoni quali «sugar tax» e «platic tax». Esiste però un altro tipo di «tax», fondamentale nella crescita del nostro paese: il «tax free». Lo shopping esentasse ha infatti rappresentato uno dei principali motori di crescita sia nel settore del lusso che del turismo di fascia alta, con un aumento percentuale pari al 5%. I primi dieci mesi del 2019 hanno evidenziato un trend particolarmente positivo per quanto riguarda gli acquisti tax free, con un +10% rispetto all'anno precedente e un +8% negli ultimi tre mesi. Il paese europeo ad aver registrato a crescita più importante è l'Italia, con un +23% negli ultimi tre mesi e un +16% da gennaio a ottobre 2019. A muovere il maggior numero di compratori tax free resta però la Francia, la cui crescita si arresta però a un 11% totale. Secondo le principali tendenze tracciate dall'Osservatorio Altagamma in collaborazione con Global Blue, la Cina ha il maggior peso in questo settore, con il 34% di turisti tax free, seguono gli Stati Uniti con un aumento degli acquisti del 25% durante i primi dieci mesi del 2019. Dato particolarmente interessante è la capacità di spesa degli acquirenti tax free. Gli acquisti superiori ai 5.000 euro fatti dai turisti statunitensi sono aumentati del 25%, del 14% quelli dei russi, degli arabi e dei «globe shopper» del sud est asiatico e del 6% dei cinesi. Ma chi sono gli «elite shopper»? Questo gruppo rappresenta solo lo 0,5% del totale dei turisti, ma ha un potenziale di spesa estremamente elevato che li porta ad avere un peso del 17% sul totale del valore. Un «elite shopper» spende in media 55.000 euro, divisi in 12 transazioni. Questi personaggi effettuano circa tre viaggi l'anno, trascorrendo in media 15 giorni nel paese prescelto. Il 36% sceglie la Francia dove trascorrono una media di cinque giorni, il 31% preferisce invece Gran Bretagna (sei giorni in media) e Italia (cinque giorni). Seguono Giappone (24% per quattro giorni), Spagna (13% per sei giorni) e Svizzera (8% per quattro giorni).Concentrandoci sull'Italia, il 65% degli acquisti tax free rientra nella categoria lusso, suddivisa a sua volta tra beni di puro lusso pari al 35% o di livello superiore - hard luxury - pari al 30%. Quest'ultima categoria include tutti i prodotti di valore medio superiore a 1.500 euro. Quella italiana è una percentuale lievemente inferiore rispetto alla media europea che però - vista la natura volatile dell'elite shopper - permette all'Italia di essere un paese meno a rischio rispetto, ad esempio, alla Francia. Il Bel Paese è così al secondo posto per attrattività, al terzo per spesa da parte dell'elite (21%) e per media di spesa (27.000 euro). La prima nazionalità di elite shopper per l'Italia è senza dubbio quella cinese (35%), seguita da russi (12%), asiatici e arabi (11%) e statunitensi (7%). I turisti sono in media giovani e appartengono alla fascia d'età compresa tra i 34 e 54 anni. Da osservare con attenzione nei prossimi mesi saranno gli acquirenti che vanno dai 20 ai 34 anni. Un terzo dei viaggiatori elite cinesi che hanno comprato in Italia rientrano infatti in questa fascia. Secondo le ricerche effettuate da Global Blue, il peso degli acquisti tax free è solo destinato a crescere. I prossimi 90 giorni vedranno infatti un aumento dell'8% in Italia.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.