2022-12-08
«Nel 2020 spese sanitarie sotto la media Ue»
L’Ocse certifica la scarsità di fondi per la salute in Italia, mentre manca personale e i bandi statali vanno deserti.La spesa sanitaria italiana è sempre al di sotto della media europea. Sai che novità, avrebbero ragione a esclamare i pazienti mal curati durante la pandemia, o rimasti del tutto privi di assistenza e ancor oggi in attesa di fare esami fondamentali, di seguire terapie vitali. Il nuovo rapporto Health at a Glance Europe 2022, curato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), in effetti ribadisce annosi ritardi e lacune del nostro Paese nello spendere per la salute, con un’incidenza sul Pil che è solo del 9,6% rispetto alla media europea del 10,9%. Di nuovo, c’è il peggioramento della qualità dell’assistenza per mancanza di operatori sanitari. Continuiamo, perciò, a destinare meno risorse al comparto salute, in termini economici ed umani. Nel 2020, la spesa sanitaria complessiva pro capite in Italia è stata di 2.609 euro, in Germania di 4.831 euro, in Svezia di 4.008 euro, in Francia di 3.807 euro, a fronte di una media Ue di 3.159 euro. Significano 550 euro in meno a persona. Perfino la Repubblica Ceca ha speso un po’ più di noi, 2.649 euro. Se in Germania la spesa sanitaria vale il 12,8% del Prodotto interno lordo, in Francia il 12,2%, in Spagna il 10,7%, in Portogallo il 10,5%, noi siamo al 9,6%. E mentre il numero di medici, in rapporto alla popolazione, è cresciuto nella maggior parte dei Paesi Ue, passando da 3,4 per 1.000 abitanti nel 2010 a 4 nel 2020, l’Italia è tra le nazioni dove l’aumento «è stato molto marginale», segnala il rapporto Ocse. Mancano infermieri e dottori, soprattutto negli ospedali. Come La Verità ha più volte segnalato, l’appalto alle cooperative è diventata una prassi comune a molte direzioni sanitarie, che si trovano senza personale medico e infermieristico quindi non esitano a pagare profumatamente (più di 700 euro a turno di dodici ore) professionisti a contratto, scelti dalle coop non sempre in base a merito ed esperienza. A fine novembre, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità (Nas) hanno iniziato una serie di ispezioni nelle cooperative del Padovano che forniscono medici «a gettone» alle strutture sanitarie dell’Usl 6 Euganea. Stanno verificando la qualifica professionale dei camici bianchi, le competenze e i contratti con i quali sono stati ingaggiati, quasi sempre per compensi di gran lunga superiori alle retribuzioni del personale assunto. Sempre in Veneto, dove 21 dei 26 pronto soccorso degli ospedali si sono rivolti a coop di reclutamento per avere dottori, l’ultimo concorso indetto dalla Regione ha visto solo 59 candidature, su 154 posti disponibili a tempo indeterminato. Lunedì pomeriggio erano scaduti i termini per presentare la domanda e se anche tutti i 59 medici venissero dichiarati idonei dalla commissione, verrebbe coperto appena un terzo delle assunzioni più non rinviabili. Intanto, a Udine gli anestesisti non faranno più straordinari, sono stanchi di lavorare sotto organico.Non solo. Per limitare i tempi d’attesa dei padovani, l’Usl 6 Euganea deve versare quasi 300.000 euro ad ambulatori privati accreditati, in grado di effettuare visite oculistiche, neurologiche, ortopediche ed esami diagnostici quali gastroscopie, mammografie, che non si riescono a effettuare negli ospedali in regime ambulatoriale per mancanza di medici. Accade un po’ ovunque. Qualche giorno fa, al quotidiano online Vocepinerolese, il signor Ferdinando P. ha raccontato che deve fare una colonscopia, «sto provando da luglio a prenotare l’esame presso il servizio nazionale Regione Piemonte con la prescrizione del 12 luglio 2022», ma senza ottenere date accettabili. «Ancora oggi, la prima disponibilità è a Chieri, il 15 ottobre 2023. Per Torino e Pinerolo, nessuna disponibilità», è stato il commento indignato. Stiamo parlando di un esame delicato, che può segnalare la presenza di tumori la cui diagnosi precoce è fondamentale per sperare in un esito favorevole. L’estrema conseguenza di tagli alla sanità, 37 miliardi di euro in un decennio, e di attenzione solo all’emergenza Covid, alla campagna vaccinale, trascurando la prevenzione, l’assistenza e la cura di un’infinità di patologie oggi sempre più gravi, sta rendendo un terno al lotto l’accesso a ospedali e ambulatori. Il Pd continua a caldeggiare il ricorso al fondo salva Stati, il Terzo polo propone di «accedere alla linea di credito sanitaria del Mes, che comporterebbe un finanziamento fino a 38 miliardi di euro». Solo una follia pensare di indebitarci con l’Europa per finanziare la sanità, consentendo alla Commissione europea di controllare ancor più da vicino i nostri conti pubblici.Il timore, in questo continuo impoverimento della spesa per la salute dei cittadini, è che la mancanza di fondi possa diventare facile strumento per imporre decisioni di carattere sanitario, e non necessariamente nel contesto di una nuova pandemia. L’argomentazione «prendi questo farmaco», o «segui questa cura», se non condivisa dal singolo, potrebbe essere l’anticamera di un «allora arrangiati», non pesare più su il sistema sanitario. Anche se continui a contribuire con le tue tasse. Uno scenario davvero allarmante, che ricorda le discriminazioni messe in atto fino a pochi mesi fa nei confronti nei non vaccinati, che virostar e politici volevano privare di cure e assistenza.
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L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)