2023-07-27
L’inquisizione verde conta sul Colle ma non passa l’esame ecologista
Sergio Mattarella (Getty Images)
Dopo la caccia a No vax e putiniani, ora la stampa mainstream punta i presunti «negazionisti del clima». Ed esulta per l’appello di Sergio Mattarella ad agire subito. Per Greenpeace però nessun giornale è in regola.Dagli al negazionista del clima. Ecco il nuovo gioco di (alta) società per l’estate 2023. Dopo essersi dilettati nella caccia all’orrendo no vax, al pericoloso no green pass e al maledetto putiniano, i meglio editorialisti del bigoncio mainstream hanno trovato il nuovo uomo nero da mettere nel mirino: colui che non si beve tutto d’un fiato il dogma del momento e perciò non recita devotamente il credo verde, quello per cui siamo all’apocalisse ambientale, e l’apocalisse ambientale è tutta colpa nostra, per cui dobbiamo cambiare stile di vita, comprare in fretta l’auto elettrica e possibilmente cominciare a mangiare grilli, locuste e carne sintetica al posto delle bistecche di manzo. Basta sollevare anche un minimo dubbio su uno solo dei passaggi obbligatori della nuova green dottrina mondiale per essere annoverati immediatamente nella nuova galassia dei nemici dell’umanità. I negazionisti del clima, per l’appunto. Come sempre avviene, quando si tratta di combattere i nemici dell’umanità, i giornaloni del pensiero verde non lesinano mezzi né energia. Ogni giorno una gragnuola di editoriali, che vanno a corredare le pagine allarmate e i titoli da catastrofe epocale. Ieri, per esempio, Repubblica aveva, uno accanto all’altro, due commenti (repetita iuvant) per marchiare a fuoco gli orrendi negazionisti del clima: uno di Michele Serra, che è sempre alla ricerca della sua miglior vena ironica; e l’altro di Gianni Riotta, che invece non smarrisce mai la sua peggior vena trombona. Per non essere da meno il Corriere della Sera ha schierato niente meno che Aldo Cazzullo («L’umanità ha bisogno di essere salvata») e La Stampa addirittura Carlin Petrini, fondatore dello Slow food («L’umanità sotto scacco»). «Il cambiamento dentro e fuori di noi deve avvenire ora», ha tuonato il gastronomo ecologista di Bra. Toni quasi millenaristici. Savonarola misto Timmermans insomma: convertitevi e credete nel vangelo eurogreen. Anche perché chi non si converte, giurando fedeltà eterna all’auto elettrica e alla carne sintetica, sui giornaloni viene mandato al rogo in un amen. Il procedimento è noto è sperimentato: per i professori universitari e i premi Nobel, da Franco Prodi a John Clauser, vige il noto trattamento Luc Montagnier, con annessa reductio ad rincoglionitum. Per gli editorialisti che si ostinano (chissà perché) a non scrivere quello che vuole Riotta c’è la gogna a tipografie unificate. Il meccanismo ormai è ben sperimentato: ci vuole poco a entrare nelle blacklist dei negazionisti del clima, esattamente come ci voleva ben poco a venire denunciati come no vax o come putiniani. Basta sgarrare una virgola dall’ortodossia e subito si diventa eretici. I sacerdoti della nuova religione verde sono implacabili, esattamente come lo erano i sacerdoti del dio vaccino e quelli della immacolata concezione di Kiev. Naturalmente il negazionista viene identificato con la destra. La semplificazione è immediata: il negazionista è uomo nero, ed essendo uomo nero non può essere che un po’ fascista. Dunque, inevitabilmente, un «frescone» (Michele Serra), che dice le «frescacce» (sempre Michele Serra), che «avendo la casa scoperchiata da un tornado borbotta “che sarà mai” e scende al bar per un aperitivo» (ancora Michele Serra, al massimo del suo umorismo), e che si ostina a «negare il cambio del clima nonostante il consenso unanime degli scienziati» (Gianni Riotta, che deve aver trovato il «consenso unanime degli scienziati» in mezzo alle immagini farlocche che mandava in onda da direttore del Tg1 o alle bufale che scriveva da direttore del Sole 24 Ore). Insomma un’«accozzaglia di falsi profeti» (ancora Riotta), una «tossica galassia» (sempre Riotta) che tradisce perfino Indro Montanelli (Cazzullo) e «nasconde la testa sotto la sabbia, sempre più arroventata» (ancora Cazzullo). Ovviamente tutti gli editorialisti di sinistra non perdono l’occasione, mentre massacrano l’orrendo negazionista, per dilettarsi nella loro attività preferita: spiegare alla destra come dev’essere la destra. Ovviamente uguale alla sinistra. Così finalmente piacerebbe a Michele Serra e Gianni Riotta. Il «dagli al negazionista del clima», per altro, come tutti i giochi di (alta) società, non può non avere riferimenti altissimi. Lassù sul Colle, infatti, c’è qualcuno che non perde occasione per far capire da che parte sta: anche ieri il presidente Sergio Mattarella è intervenuto sul tema. Come già più volte in passato (basti pensare ai viaggi in Africa o in Norvegia), ha approfittato di un’occasione internazionale (in questo caso una telefonata con il presidente della Grecia, Katerina Sakellaropoulou), per far partire il suo raggio verde destinato all’Italia: bisogna «agire rapidamente ed efficacemente per contrastare gli effetti della crisi climatica», e quindi bisogna «sensibilizzare e coinvolgere» tutti sull’argomento. Roba che deve aver mandato in sollucchero la brigata Riotta e mobilitato immediatamente le redazioni dei soliti giornaloni. «Prepariamo altri editoriali contro i negazionisti del clima», avranno ordinato negli uffici di direzione. «Fuoco a volontà, facciamogliela vedere», avranno urlato ebbri di verde entusiasmo. «Lassù sul Colle c’è qualcuno che ci ama». Ora, però, ci dispiace rovinare tanta euforia e dare una brutta notizia ai nostri amici dei giornaloni. Ma qualcosa deve essere loro sfuggito di mano. Capiamo l’impegno senza tregua nella lotta contro gli uomini neri, che sono ovviamente di destra, che sono fresconi e che quando c’è il tornado vanno a prendere l’aperitivo al bar, ma i risultati lasciano un po’ a desiderare. Ieri infatti Greenpeace ha pubblicato una classifica della sensibilità ambientale dei principali quotidiani italiani, stilata dall’associazione ecologista studiando il modo di affrontare la crisi climatica, lo spazio dato alle aziende inquinanti e la trasparenza sui finanziamenti ricevuti. Bene: la sorpresa è che l’unico giornale che si avvicina alla sufficienza, senza raggiungerla, è Avvenire (5,2 su 10). Mentre vengono clamorosamente bocciati sia La Stampa (4,2), sia Repubblica (3,6), sia il Corriere (3,4), sia il Sole 24 Ore (2,8). Dopo tanti sacrifici fatti nella caccia al negazionista, immaginiamo la delusione dei colleghi nell’essere bocciati proprio da Greenpeace. Ma si sa: a voler fare i puri c’è sempre qualcuno che ti epura. E a fare i verdi c’è sempre qualcuno che ti fa nero.
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