2018-11-17
Napoletano scrive «Fate prestissimo». E i pm arrivano
L'ex direttore del «Sole» attacca il governo. Poche ore dopo viene depositata la chiusura delle indagini su di lui per le copie gonfiate.«Oggi, con lo stesso rigore e con la stessa passione, dico: apriamo gli occhi». Da quando un'inchiesta penale per false comunicazioni sociali (avrebbe gonfiato i numeri delle copie vendute) gli ha inopinatamente tolto la direzione del Sole 24 Ore, a Roberto Napoletano, se possibile, è addirittura cresciuta la voglia di pontificare. Nel Regno Unito o negli Stati Uniti, modelli riconosciuti d'informazione seria, onesta e autorevole, uno che ha danneggiato la credibilità della propria testata avrebbe cambiato mestiere. In Italia, invece, un Napoletano, anziché mettersi in un luogo più idoneo agli obiettivi editoriali raggiunti, pubblica libri e firma in prima pagina sul Giornale, com'è successo ieri. Titolo: «Il Paese a rischio crac. Sette anni dopo, fate prestissimo». Incipit: «Ho scritto questa lettera agli italiani perché ritengo che continuare a stare zitti non sia più consentito». Oddio, un altro che scende in campo? Ventiquattro anni dopo il grande Silvio? Prima di chiamare i servizi sociali, per fortuna si scopre che questo testo magniloquente è in realtà l'introduzione dell'ultima «fatica letteraria» dell'ex direttore che nella sua divisa ora incorpora anche il ruolo di docente alla Luiss, l'università di Confindustria, associazione che egli conosce benissimo. Poi ci mette del suo anche il titolista di via Negri, che in un catenaccio scrive: «Napoletano avverte il Paese». A leggere l'articolo sembra che voglia avvertire il popolo di fermare la tragedia del governo gialloblù, perché «per essere ascoltati e completare il disegno degli Stati Uniti d'Europa, bisogna esser persone serie e dimostrarlo nelle parole e nei comportamenti». In realtà, il corso della giornata ha dimostrato che la preveggenza di Napoletano era destinata a tutt'altro. Il messaggio «Fate prestissimo» è stato preso in parola dalla Procura di Milano che ieri pomeriggio ha chiuso l'inchiesta su Benito Benedini, l'ex presidente, Donatella Treu, ex ad, e lo stesso Napoletano. I pm ipotizzano non solo false comunicazioni ma anche aggiotaggio informativo. La chiusura delle indagini, o 415 bis, è l'atto che prelude, a meno che nei 40 giorni successivi al deposito in cancelleria non emergano fatti nuovi, alla presentazione delle richieste di rinvio a giudizio da parte della Procura. L'accusa sospetta che le vendite delle copie digitali del quotidiano economico siano state «enfatizzate» e siano «false» e che si sarebbe verificato «uno scostamento tra la rappresentazione della realtà economica della società e la situazione effettiva». Motivo per cui a finire nella richiesta dei pm è stata anche l'azienda per effetto della legge 231. «Si è veicolato un messaggio largamente positivo sull'andamento economico (vendite crescenti e ricavi correlativi in aumento), laddove le vendite sul digitale tanto enfatizzate erano false e una percentuale significativa delle quote cartacee andava dritta al macero». Un'accusa gravissima che lascia intendere ulteriori sviluppi che non faranno certo piacere all'editore: Confindustria. L'amara beffa sembra però ricadere tutta sull'ex direttorissimo. Con il (libro) editoriale ha chiesto di fare prestissimo e accelerare i tempi. Avrà invece 40 giorni per definire le memorie difensive. Le prossime elezioni dovrebbero invece essere molto più in là nel tempo.