- L’ad di Mediobanca mette sul piatto una pioggia di dividendi (+40%) per fermare l’offerta pubblica di scambio di Montepaschi. L’utile del primo semestre 2024-2025 supera le attese del mercato. Confermata la presentazione di una lista per Trieste.
- Nuove voci sull’interessamento per Tim. Gli analisti stimano aumenti dei ricavi del 2,9%.
L’ad di Mediobanca mette sul piatto una pioggia di dividendi (+40%) per fermare l’offerta pubblica di scambio di Montepaschi. L’utile del primo semestre 2024-2025 supera le attese del mercato. Confermata la presentazione di una lista per Trieste.Nuove voci sull’interessamento per Tim. Gli analisti stimano aumenti dei ricavi del 2,9%.Lo speciale contiene due articoli.Alberto Nagel promette ai soci una pioggia di utili e dividendi (+ 40% al 2026) per fermare l’offerta pubblica di scambio di Montepaschi. Mette anche in luce i possibili conflitti d’interesse dei grandi soci come Delfin e Caltagirone.E infatti il consiglio d’amministrazione, riunito per esaminare i conti semestrali coglie l’occasione per bocciare l’operazione definendola «distruttiva di valore» e quindi poco interessante per gli azionisti». Ai rischi legati al blitz di Mps, l’amministratore delegato di Mediobanca contrappone i solidi risultati dell’attuale gestione. La banca, infatti, ha chiuso il primo semestre dell’esercizio 2024-2025 con un utile netto di 659,7 milioni, superiore alle aspettative di mercato che si attestavano a 635 milioni. Questo risultato si inserisce in un contesto di crescita generale, con ricavi saliti a 1,847 miliardi (+6,8%).Oltre ai numeri positivi, Mediobanca ha anche aggiornato al rialzo le stime per l’esercizio 2025/2026, segnalando ricavi superiori a 4 miliardi, rispetto ai 3,8 miliardi inizialmente indicati. Il dividendo è previsto in crescita del 40% passando, secondo le stime dagli attuali 1,2 euro per azione a circa 1,7 (ma non è escluso qualcosa di più). Questi dati confermano la solidità della banca e la sua capacità di attrarre investimenti, nonostante il contesto economico generale caratterizzato dalla riduzione dei tassi di interesse.Tuttavia, uno degli aspetti più discussi in questi giorni è la posizione di Mediobanca rispetto all’Ops lanciata da Monte dei Paschi. Il consiglio d’amministrazione ha ribadito con forza la propria opposizione all’offerta, definendola «priva di razionale industriale e finanziario», oltre a considerarla «distruttiva di valore» per gli azionisti di entrambe le banche coinvolte. Il consiglio di amministrazione ha inoltre sottolineato la presenza di possibili conflitti di interesse, vista la compresenza di azionisti rilevanti sia in Mediobanca che in Mps e Generali.Il 24 novembre il gruppo toscano ha annunciato una proposta da 13,3 miliardi di euro per acquisire Mediobanca, con un concambio di 2,3 azioni Mps per ogni azione Mediobanca. Sebbene l’offerta avesse inizialmente previsto un premio del 5,03%, il mercato ha mostrato segni di insoddisfazione, con un aumento del 7% delle quotazioni di Mediobanca e una caduta del 9,6% di quello di Mps nelle due settimane successive all’annuncio. Questo ha portato a un disallineamento dei valori che solo un consistente rilancio da parte della banca senese potrebbe sanare.Secondo Nagel la Borsa ha preso atto dei progressi fatti da Mediobanca in questi mesi. Sottolinea la crescita di tutte le sue divisioni e il successo del piano strategico 2023-2026. «Dopo aver chiuso lo scorso esercizio con i migliori risultati di sempre, Mediobanca ha confermato anche in questo semestre una solida crescita, potenziando le sue piattaforme distributive fisiche e digitali e attirando i migliori talenti». La strategia di Mediobanca punta sempre di più sul wealth management integrato con un Corporate & Investment Banking sinergico e diversificato, portando l’istituto a una posizione di leadership nel settore.Sulle politiche di distribuzione degli utili, Nagel ha enfatizzato l’importanza della remunerazione degli azionisti e della creazione di valore. Mediobanca, ha spiegato, è riuscita a raggiungere «i migliori livelli settoriali» in un contesto di riduzione dei tassi di interesse, evidenziando l’efficacia della sua strategia di lungo termine.In un panorama di trasformazioni e tensioni sul fronte delle acquisizioni bancarie, la posizione di Mediobanca sull’Ops di MPS sembra indicare una ferma volontà di preservare l’autonomia del gruppo e di puntare a una crescita sostenibile, concentrandosi su attività più orientate verso il private banking e la consulenza. Nel corso della conference call con la comunità finanziaria Nagel ha confermato la presentazione da parte di Mediobanca di una propria lista per il consiglio d’amministrazione di Generali di cui Mediobanca è principale azionista con il 13%. «Dovremo farlo per tutelare il nostro investimento», ha dichiarato. Ma c’è anche un secondo motivo «perché se non siamo rappresentanti nel cda non possiamo consolidare il risultato di Generali», ha spiegato. «Avremmo preferito che questo tipo di iter lo avesse fatto la compagnia. Ce ne rammarichiamo a provvederemo ad agire di conseguenza».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nagel-cedole-mps-2671134627.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="poste-chiede-uno-sforzo-al-banco-per-aderire-allopa-lanciata-su-anima" data-post-id="2671134627" data-published-at="1739293110" data-use-pagination="False"> Poste chiede uno sforzo al Banco per aderire all’Opa lanciata su Anima Poste Italiane esce allo scoperto su Anima: il primo gruppo indipendente di gestione del risparmio in Italia. Dalla società guidata da Matteo Del Fante è arrivato l’ok all’Opa lanciata da Banco Bpm con la richiesta, però, di aumentare il valore dell’offerta per adeguarla agli attuali valori di mercato. Non trapela nulla di ufficiale, invece sul dossier Tim. Il tema, da quanto risulta non sarebbe proprio stato sul tavolo del consiglio. La decisione di Poste su Anima riguarda l’operazione lanciata da Banco Bpm che ad inizio novembre offrendo 6,2 euro ad azione, per un controvalore complessivo, in caso di adesione totalitaria, di 1,58 miliardi di euro. Il mercato chiede 200 milioni in più con il titolo di Anima che è quasi a 7 euro e, rispetto all’offerta, segna un incremento di oltre il 12%. Poste che ha il 11,95% del capitale e un accordo di distribuzione, è il secondo azionista dopo Piazza Meda la cui quota è del 22,4%. Gli altri soci rilevanti sono il fondo Fsi (9,77%) e il gruppo Caltagirone (5,3%). Obiettivo dell’operazione, condizionata al raggiungimento del 66,67% del capitale e lanciata dalla controllata nella bancassicurazione Bpm Vita, è creare «una fabbrica prodotto integrata life insurance e asset management» dando vita a un nuovo campione nazionale. Si tratterebbe del secondo tra i gruppi italiani di matrice bancaria, con masse complessive di risparmio gestito e assicurazione sulla vita pari a circa 220 miliardi, all’interno di un totale attività finanziarie della clientela pari a circa 390 miliardi. Banco Bpm che si appresta a diffondere i conti e l’aggiornamento del piano, è a sua volta sotto offerta da parte di Unicredit. Allo stesso tempo Piazza Meda è anche azionista con il 5,3% di Mps mentre Anima ha del Monte il 4%. Dopo il via libera del governo, che non eserciterà il golden power, e quello incondizionato dell’Antitrust, Bpm aspetta il disco verde della Bce. Sullo sfondo ci sono le manovre su Tim sempre in evidenza a Piazza Affari. Domani si riunisce invece il consiglio di amministrazione per approvare il bilancio del 2024 e per aggiornare il Piano strategico. Giovedì il management si presenterà alla comunità finanziaria e alla stampa. Il titolo è salito anche ieri guadagnando l’1,5% a 0,30 euro. Si trova così sui massimi da quasi due anni stimolato anche dalle indiscrezioni di operazioni straordinarie all’orizzonte Oltre all’intervento di Poste (assai gradito al governo) l’altra ipotesi riguarda l’alleanza tra Iliad e il fondo Cvc per convergere su Tim in modo da ridurre da quattro a tre gli operatori sul mercato Si continua a lavorare, intanto, sui dossier per la vendita di Sparkle alla cordata composta dal Mef e d Retelit e per il rimborso di circa 1 miliardo dovuto dallo Stato. Per quanto riguarda i conti del 2024, infine, gli analisti stimano un aumento dei ricavi del 2,9% a 14,46 miliardi, un ebitda in miglioramento dell'8,4% a 4,34 miliardi e un calo dell’indebitamento a 7,35 miliardi.
Antonio Scurati (Ansa)
Eccoli lì, tutti i «veri sapienti» progressisti che si riuniscono per chiedere all’Aie di bandire l’editore «Passaggio al bosco» dalla manifestazione «Più libri più liberi».
Sono tutti lì belli schierati in fila per la battaglia finale. L’ultima grande lotta in difesa del pensiero unico e dell’omologazione culturale: dovessero perderla, per la sinistra culturale sarebbe uno smacco difficilmente recuperabile. E dunque eccoli, uniti per chiedere alla Associazione italiana editori di cacciare il piccolo editore destrorso Passaggio al bosco dalla manifestazione letteraria Più libri più liberi. Motivo? Tale editore sarebbe neofascista, apologeta delle più turpi nefandezze novecentesche e via dicendo. In un appello rivolto all’Aie, 80 autori manifestano sdegno e irritazione. Si chiedono come sia possibile che Passaggio al bosco abbia trovato spazio nella fiera della piccola editoria, impugnano addirittura il regolamento che le case editrici devono accettare per la partecipazione: «Non c’è forse una norma - l’Articolo 24, osservanza di leggi e regolamenti - che impegna chiaramente gli espositori a aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana, nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana? Poniamo quindi queste domande e preoccupazioni all’attenzione dell’Associazione italiana editori per aprire una riflessione sull’opportunità della presenza di tali contenuti in una fiera che dovrebbe promuovere cultura e valori democratici». Memorabile: invocano la libertà di pensiero per chiedere la censura.
Olivier Marleix (Ansa)
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».
Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Gualtieri avvia l’«accoglienza diffusa», ma i soldi andranno solo alla Ong.
Aiutiamoli a casa loro. Il problema è che loro, in questo caso, sono i cittadini romani. Ai quali toccherà di pagare vitto e alloggio ai migranti in duplice forma: volontariamente, cioè letteralmente ospitandoli e mantenendoli nella propria abitazione oppure involontariamente per decisione del Comune che ha stanziato 400.000 euro di soldi pubblici per l’accoglienza. Tempo fa La Verità aveva dato notizia del bando comunale con cui è stato istituito un servizio di accoglienza che sarà attivo dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028. E ora sono arrivati i risultati. «A conclusione della procedura negoziata di affidamento del servizio di accoglienza in famiglia in favore di persone migranti singole e/o nuclei familiari o monogenitoriali, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché neomaggiorenni in carico ai servizi sociali», si legge sul sito del Comune, «il dipartimento Politiche sociali e Salute comunica l’aggiudicazione del servizio. L’affidamento, relativo alla procedura è stato aggiudicato all’operatore economico Refugees Welcome Italia Ets».
2025-12-03
Pronto soccorso in affanno: la Simeu avverte il rischio di una crisi strutturale nel 2026
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iStock
Secondo l’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza, dal 2026 quasi sette pronto soccorso su dieci avranno organici medici sotto il fabbisogno. Tra contratti in scadenza, scarso turnover e condizioni di lavoro critiche, il sistema di emergenza-urgenza rischia una crisi profonda.
Il sistema di emergenza-urgenza italiano sta per affrontare una delle sue prove più dure: per molti pronto soccorso l’inizio del 2026 potrebbe segnare una crisi strutturale del personale medico. A metterne in evidenza la gravità è Alessandro Riccardi, presidente della Simeu - Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza - al termine di un’indagine che fotografa uno scenario inquietante.






