2024-11-22
Musk ha un vero piano per arginare i giudici
Sul «Wsj», il tycoon e Ramaswamy illustrano il progetto del loro Doge, a partire dal ripristino della supremazia di Congresso e agenzie federali, sotto scacco dei tribunali, fino ai tagli a norme emanate da «burocrati non eletti». Ridotti i fondi a Planned Parenthood & C.«Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?», aveva scritto il 13 novembre Elon Musk su X tornando sullo stop dei giudici sul caso migranti in Albania. La domanda, che aveva fatto riscoppiare altre polemiche, è la stessa che Musk si è fatto sul sistema della giustizia e di chi decide le regole del gioco negli Stati Uniti. E si è già dato una risposta. Ovvero che negli Usa c’è un’autocrazia non eletta che prende decisioni. Come rimediare? Con un intervento massiccio del Dipartimento dell’efficienza, il cosiddetto Doge, voluto da Donald Trump e affidato alla consulenza di Musk e Vivek Ramaswamy. I due titolari del Doge hanno firmato un lungo editoriale pubblicato ieri sul Wall Street Journal, nel quale precisano che serviranno l’amministrazione come «volontari esterni e non come funzionari o dipendenti federali» perché sono «imprenditori, non politici». E che il loro obiettivo per il Doge è quello di far sì che non ce ne sia più bisogno entro il 4 luglio 2026, «il regalo migliore per i 250 anni del nostro Paese». Il programma del tandem Musk-Ramaswamy parte dal presupposto che la maggior parte delle disposizioni legali nell’America di oggi non sono leggi promulgate dal Congresso, ma «regole e regolamenti emanati da burocrati non eletti: decine di migliaia ogni anno». La maggior parte delle decisioni di applicazione delle norme e delle spese discrezionali «non sono prese dal presidente eletto democraticamente o dai suoi incaricati politici, ma da milioni di funzionari pubblici non eletti e non nominati all’interno delle agenzie governative, che si considerano immuni al licenziamento grazie alle protezioni del servizio civile», scrivono nel loro intervento sul quotidiano. Sottolineando gli enormi costi diretti e indiretti ai contribuenti. Costi che il Doge punta a tagliare drasticamente. Le agenzie del governo federale utilizzano, in media, solo il 12% dello spazio nella loro sede centrale di Dc. Il Dipartimento dell’agricoltura, con spazio per oltre 7.400 persone, impiegava in media 456 lavoratori al giorno (occupazione del 6%). Perché i soldi dei contribuenti americani vengono spesi per mantenere edifici vuoti?, si chiede in un post su X il Doge. E sempre su X lo stesso Musk ieri ha sottolineato che «esistono ben più di 400 agenzie federali, una volta ho partecipato a una riunione con una nuova agenzia che stava nascendo, ma non aveva ancora un nome. Il motivo per cui non aveva un nome era che tutti gli acronimi validi erano già stati presi!». Di qui la linea d’azione di Musk e Ramaswamy, ovvero portare avanti tre principali tipi di riforma: la revoca di regolamenti, le riduzioni amministrative e i risparmi sui costi. Il Doge si concentrerà sull’attuazione del cambiamento tramite «un’azione esecutiva» basata sulla legislazione esistente, piuttosto che approvando nuove leggi, tenendo come «stella polare» la Costituzione Usa. Con particolare attenzione a due sentenze della Corte Suprema emesse durante il mandato del presidente Joe Biden che vengono citate nell’intervento sul Wall Street Journal: quella del 2022 in West Virginia contro l’Agenzia per la Protezione Ambientale con cui i giudici hanno stabilito che le agenzie non possono imporre regolamenti su questioni economiche o politiche importanti a meno che il Congresso non li autorizzi specificamente. Poi quella del 2024 emessa sul caso di Loper Bright contro Raimondo, con cui la Corte ha annullato la dottrina Chevron e ha stabilito che i tribunali federali non devono più deferire alle interpretazioni delle agenzie federali sulla legge o sulla loro autorità normativa.Sentenze che secondo Musk e Ramaswamy dimostrano come «una pletora di regolamenti federali attuali supera l’autorità concessa dal Congresso». Doge, viene spiegato, lavorerà con esperti legali inseriti nelle agenzie governative, supportati da tecnologia avanzata, per applicare queste sentenze ai regolamenti federali emanati da tali agenzie. Il dipartimento presenterà questo elenco di regolamenti a Trump che potrà, tramite azione esecutiva, sospenderne immediatamente l’applicazione e avviare il processo di revisione e revoca. «Quando il presidente annullerà migliaia di questi regolamenti, i critici sosterranno un eccesso di potere esecutivo. In realtà, si tratterà di correggere l’eccesso di potere rappresentato da migliaia di regolamenti imposti per decreto amministrativo senza autorizzazione del Congresso. Il presidente deve deferenza legislativa al Congresso, non ai burocrati nascosti nelle agenzie federali», aggiungono i due «volontari» del Doge. Che puntano poi a tagliare drasticamente il personale nella burocrazia federale («Il numero di dipendenti federali da tagliare dovrebbe essere almeno proporzionale al numero di regolamenti federali annullati») e a prendere di mira oltre 500 miliardi di dollari di spese annuali non autorizzate dal Congresso o utilizzate in modi non previsti, come i 535 milioni di dollari all’anno alla Corporation for Public Broadcasting, 1,5 miliardi di dollari in sovvenzioni a organizzazioni internazionali, o i 300 milioni di dollari destinati a gruppi progressisti come Planned Parenthood. Per tagliare il personale, si legge nell’intervento, «il presidente può utilizzare le leggi esistenti per offrire incentivi per i prepensionamenti e pagamenti volontari di buonuscita per facilitare una transizione dignitosa. La saggezza convenzionale sostiene che le protezioni statutarie del servizio civile impediscono al presidente o anche ai suoi incaricati politici di licenziare i lavoratori federali. Lo scopo di queste protezioni è proteggere i dipendenti da ritorsioni politiche. Ma lo statuto consente «riduzioni di personale» che non prendono di mira dipendenti specifici. Inoltre, il presidente è autorizzato a «prescrivere regole che governano il servizio competitivo». Recentemente, viene aggiunto nell’intervento sul quotidiano Usa, «il Pentagono ha fallito il suo settimo audit consecutivo, suggerendo che i vertici dell’agenzia hanno scarsa consapevolezza di come viene speso il suo bilancio annuale di oltre 800 miliardi di dollari».
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