2023-01-26
L’imbroglio delle multe Covid
Orazio Schillaci (Getty Images)
Orazio Schillaci ne aveva annunciato la cancellazione. Poi, per motivi tecnici, si era parlato di congelarle, infine di rinviarle a giugno. Però, tra un rimpallo di responsabilità e l’altro, l’Agenzia delle entrate sta spedendo le sanzioni a casa di chi non si è vaccinato.Testo dell’Aifa: quelli a mRna sono farmaci che necessitano di prescrizione. Pronti i ricorsi.Io mi ricordo quando, all’inizio di dicembre, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annunciò che le multe a chi non si era vaccinato contro il Covid sarebbero state abolite. Per giustificare la decisione, il numero uno della sanità disse che incassarle sarebbe costato più che levarle. E a sostegno della tesi, aggiunse: «Voglio semplicemente ricordare che in Europa solamente due Paesi le avevano introdotte, ma poi né Austria né Grecia sono andate effettivamente all’incasso». Sono trascorsi quasi due mesi da quelle dichiarazioni, ma invece di annullare le sanzioni l’Agenzia delle entrate sta recapitando a casa di migliaia di italiani una cartella in cui esige il pagamento di 100 euro, perché le multe lungi dall’essere cancellate sono state irrogate. Eppure l’idea di un’abolizione dell’odioso balzello introdotto da Mario Draghi per costringere gli italiani a offrire il braccio alla patria aveva fatto da corollario alla campagna elettorale della scorsa estate. In molti si erano lasciati scappare, se non la promessa, per lo meno il ragionamento sull’inutilità di mantenere una simile sanzione. Per noi era stato evidente sin dal principio, che la vaccinazione non aveva alcuna correlazione con la diffusione della malattia e dunque, non essendoci giustificazione scientifica che potesse sostenere un rischio di propalazione del contagio a carico dei non vaccinati, non c’era motivo di multare gli italiani che avevano rifiutato di sottoporsi alla somministrazione del siero. Risultato, appena insediato il nuovo governo, Schillaci fece sentire la propria voce addirittura con un comunicato del ministero, spiegando che riguardo alle misure d’emergenza adottate dal precedente esecutivo non c’era alcuna necessità di prorogarle. «Si ritiene opportuno avviare un progressivo ritorno alla normalità nelle attività e nei comportamenti», fece presente il successore di Roberto Speranza. Dunque, vista anche la preoccupante carenza di personale medico e sanitario, stop alla sospensione di dottori e infermieri non vaccinati, con il loro conseguente reintegro in servizio. Per le multe, essendo di competenza del Mef, ossia del ministero dell’Economia e delle Finanze, la cancellazione era stata lasciata al cosiddetto decreto Aiuti, una specie di legge omnibus contenente diverse misure, tra le quali anche la modifica delle accise sulla benzina. Benché non citata espressamente nell’ordinanza ministeriale, l’abolizione delle sanzioni ai no vax sembrava dunque cosa fatta, anche perché alcuni esponenti della maggioranza avevano già depositato in Parlamento emendamenti che puntavano all’abolizione della ministangata. E invece, ai primi di novembre, si è scoperto che la moratoria sulle multe era stata stralciata dalle norme in approvazione. La decisione fu giustificata da motivi tecnici: nonostante ci fosse il parere positivo del Mef, il provvedimento era ritenuto ad alto rischio di inammissibilità, in quanto le sanzioni avevano poco a che fare con il decreto Aiuti. Però dal ministero della Salute arrivarono parole tranquillizzanti, che lasciavano intuire come la cancellazione, o per lo meno lo slittamento a data da destinarsi, fosse solo questione di forma. La partita è rinviata alla prossima legge, spiegò il Sole 24 Ore riportando le parole del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, il quale chiarì non solo che si stava valutando come intervenire, ma che «andare a togliere 100 euro a chi ne guadagna 600, in un momento storico come questo, dove ci sono pochi soldi, può essere un problema». Concetto per altro ribadito un mese dopo dallo stesso Schillaci, il quale avvalorò la tesi che le multe non avessero senso e dunque dovessero essere congelate. In effetti, sul filo di lana della fine d’anno, il provvedimento tanto atteso è arrivato, con uno slittamento delle sanzioni a giugno 2023. Ma di rassicurazione in rassicurazione si è arrivati a fine gennaio e insieme con la neve sono cominciate a fioccare le cartelle dell’Agenzia delle entrate. Non sappiamo quante siano le letterine imbucate dal Fisco, ma a giudicare da quelle di protesta che giungono in redazione non si tratta di qualche missiva sfuggita al controllo dei funzionari incaricati della riscossione. Sappiamo bene che quando c’è da fare cassa l’Erario non va troppo per il sottile, tuttavia qui si pone un problema: le parole di Schillaci hanno oppure no un valore? E le leggi varate dal Parlamento vanno applicate senza se e senza ma oppure i burocrati delle tasse se ne possono infischiare? Non so a chi tocchi la risposta, se al ministero della Salute o a quello delle Finanze, sta di fatto che mentre il Covid non spaventa più, a fare paura sono i postumi del Covid. O meglio: i postumi di una legislazione anti Covid che non solo ha discriminato gli italiani fra vaccinati e no, ma a distanza di un anno ancora persegue chi non ha voluto chinare il capo di fronte a un’imposizione riguardante la Salute. Dunque, caro Schillaci, se c’è, batta un colpo.