2022-09-21
Van Gogh in mostra a Roma. Un percorso di vita, arte, emozione
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Vincent Van Gogh, Il seminatore, Giugno 1888 © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands
Tra gli eventi più attesi dell’anno, il prossimo 8 ottobre (sino al 26 marzo 2023) inaugura a Palazzo Bonaparte la grande mostra dedicata a Vincent Van Gogh, uno degli artisti più famosi e amati del mondo. Esposte ben 50 opere, tutte provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo, in un percorso espositivo che racconta la vicenda umana e artistica del genio olandese.Breve la sua vita, durata solo 37 anni, dal 1853 al 1890. E altrettanto breve la sua attività artistica, tutta concentrata fra il 1880 e il 1890. Un solo decennio. Eppure, in un arco di tempo così limitato, Vincent Van Gogh è riuscito a produrre quasi novecento dipinti e più di mille disegni, oltre a svariati schizzi rimasti incompiuti.Irrequieto, tormentato, incompreso, geniale, minato nel corpo e nello spirito da una profonda fragilità e instabilità emotiva, quella di Van Gogh non è stata un’esistenza facile, ma segnata da numerose tragedie e sconvolta dalla follia. Figlio di un pastore protestante, maggiore di sei figli, Van Gogh lasciò presto l’Olanda - sua terra d’origine - per iniziare un lungo pellegrinaggio artistico e di vita in tutta Europa: unico punto fermo l’adorato fratello minore (e suo mecenate) , Theo, che lo incoraggiò a dipingere e con il quale intrattenne una corrispondenza epistolare lunga tutta una vita. Da L’ Aia a Londra, passando per Bruxelles, Anversa e Amsterdam, da Parigi alla Provenza, la vita di Van Gogh fu tutt’uno con la sua arte, la sua fonte di ispirazione. Viveva e dipingeva quello che vedeva: natura, cose, persone. Anche sé stesso, immortalandosi nei suoi famosi (e numerosi) Autoritratti, forse con la volontà d lasciare una traccia del suo passaggio terreno. Ma Van Gogh dipingeva «a modo suo». E non solo per quel tratto inconfondibile e particolare fatto di pennellate corpose, cromie accese e contrastanti, colori in rilievo (tubi di pittura a olio spremuti direttamente sulla tela…): lui, nevrotico e sensibile, a tratti mistico, dipingeva le emozioni. Coglieva l’umanità della natura e dei paesaggi. Rappresentava il suo sentire, perché «i veri pittori non dipingono le cose come sono, le dipingono come sentono che sono». Ed è qui che sta il suo genio. Nel saper cogliere l’anima. Anche in una sedia di paglia, in un campo di patate o in un vaso di girasoli. Lontano dai dettami accademici, Van Gogh amava ed ammirava Rubens, gli impressionisti , i postimpressionisti (a Parigi frequentò, fra gli altri, Toulouse-Lautrec e Seurat) e conosceva bene le stampe giapponesi. Forte, particolare e discussa la sua amicizia con Paul Gaugain, artista straordinario e rivoluzionario come lui, con il quale visse nove settimane ad Arles e per il quale (ma il fatto è tutto da verificare…) al termine di una lite si tagliò il lobo dell’orecchio sinistro. Van Gogh cercava gli altri, ma poi, nevrotico e folle, li rifuggiva e li allontanava. Per restare solo e unico. Come la sua inarrivabile arte. La mostra a Palazzo BonaparteLa mostra in programma a Roma proprio alla vigilia dei 170 anni della nascita di Van Gogh, attraverso 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo (che custodisce, insieme a quello di Amsterdam, uno dei più grandi patrimoni delle opere dell’artista ) e tante testimonianze biografiche, conduce il visitatore in un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, da quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove , con un colpo di fucile al petto - partito forse casualmente - mise fine alla sua triste vita. Fra i capolavori esposti, assolutamente da segnalare lo straordinario Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo insolitamente fiero (caratteristica piuttosto rara in Van Gogh). E poi Il seminatore, realizzato ad Arles nel giugno 1888, Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889), tela che rivela l’aspetto di un intricato e tragico tumulto interiore, Burrone (1889), che sembra inghiottire e preannunciare la fine di ogni speranza , il Vecchio disperato (1890), immagine inequivocabile di una disperazione fatale. Una mostra di grande valore, che racconta la storia del più grande artista olandese moderno dopo Rembrandt.
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