2022-04-23
Mosca scopre le carte sul Donbass. «Vogliamo un ponte verso la Crimea»
Charles Michel chiede la tregua pasquale a Vladimir Putin, che accusa l’Ue: «Irresponsabile evocare confronti in battaglia». BoJo: «I russi possono vincere». Recep Tayyip Erdogan insiste sui canali diplomatici, Antonio Guterres (Onu) volerà dallo zar.Negoziati in stallo, piani di Mosca ufficializzati, Unione europea in totale confusione. Uno degli obiettivi della «seconda fase dell’operazione speciale dell’esercito russo», ha detto ieri il generale Rustam Minnekayev, vice comandante del Distretto militare della Russia centrale, stando a quanto riferito dai media locali, «è di stabilire il pieno controllo sul Donbass e sull’Ucraina meridionale. Ciò permetterà di stabilire un corridoio terrestre verso la Crimea. Il controllo sull’Ucraina meridionale è un’altra via d’accesso alla Transnistria», ha aggiunto Minnekayev, «dove pure si evidenziano episodi di discriminazione contro i residenti russofoni». Parole che hanno portato il governo della Moldavia a convocare l’ambasciatore della Federazione russa a Chisinau Oleg Vasnetsov. La Transnistria è una piccola enclave separatista in territorio moldavo, con capitale a Tiraspol. Ai giornalisti che gli hanno riferito le parole del generale, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto con un «no comment». Per quello che riguarda i negoziati diretti tra Mosca e Kiev, il capo della delegazione russa Vladimir Medinsky ha riferito che ieri si sono tenuti «lunghi colloqui», notizia confermata dal capo negoziatore ucraino David Arahamiya. Lunghi ma a vuoto, almeno secondo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: «I negoziati ora sono bloccati», ha detto Lavrov, «un’altra proposta che abbiamo consegnato ai negoziatori ucraini cinque giorni fa, che è stata formulata tenendo conto dei loro commenti ricevuti in quel momento, rimane senza risposta. Quando è stato chiesto al presidente Zelensky che cosa ha fatto di questa ultima versione delle proposte russe, ha detto che non ne hanno ricevuta nessuna. Non sta a me giudicare quanto conosca la situazione», ha aggiunto Lavrov, «ma mostra a che punto è il processo. L’Ucraina ha accettato di impegnarsi a diventare un Paese neutrale, non allineato, non nucleare, a condizione di ricevere garanzie di sicurezza di natura internazionale. È molto strano per me ascoltare ogni giorno dichiarazioni, anche del presidente, che danno l’impressione di non avere bisogno di negoziare». «Sono sicuro che nulla ci è stato consegnato», ha ribadito Zelensky. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ieri ha telefonato a Vladimir Putin, al quale, secondo fonti Ue, «ha chiesto di avere in maniera urgente un contatto diretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come chiesto dallo stesso Zelensky». Putin, secondo il Cremlino, ha risposto a Michel che la possibilità di un incontro con Zelensky «dipende, in particolare, dai risultati concreti dei negoziati in corso tra i rappresentanti russi e ucraini, durante i quali la parte ucraina mostra incoerenza e non è pronta a cercare soluzioni reciprocamente accettabili». Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è augurato che l’eventuale incontro tra Putin e Zelensky possa avvenire a Istanbul. «La leadership della maggior parte dei Paesi dell’Ue, con le sue azioni», ha aggiunto Putin, «giustifica la russofobia, manifestata, ad esempio, nella sfera culturale, umanitaria e sportiva». Il presidente russo ha ricordato «le dichiarazioni irresponsabili dei rappresentanti del Consiglio europeo relativamente alla necessità di una soluzione militare del conflitto in Ucraina». Il riferimento di Putin è alle parole incendiarie pronunciate alcuni giorni fa dall’Alto rappresentante della Ue per la politica estera, Josep Borrell, che lo scorso 9 aprile ha proclamato: «L’Ucraina vincerà sul campo di battaglia». Intervistato ieri da El Pais, alla domanda se a furia di inviare armi all’Ucraina l’Europa non rischi di essere considerata cobelligerante, Borrell ha risposto in modo ambiguo: «È un equilibrio delicato. Noi sosteniamo una delle parti in una guerra», ha detto Borrell, «senza volerne far parte. Noi forniamo armi, loro subiscono le conseguenze della guerra». L’Ue non esce dal tunnel delle dichiarazioni irresponsabili: ieri Stefano Sannino, ex ambasciatore italiano a Madrid, che attualmente ricopre la carica di segretario generale del Servizio di azione esterna europea, ha incontrato a Bruxelles il vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman. I due hanno lanciato un avvertimento a Pechino: non faccia nulla per «aggirare o indebolire le sanzioni contro la Russia, qualsiasi sostegno della Cina potrebbe avere conseguenze sulle relazioni con Ue e Usa». Dunque un diplomatico semisconosciuto, ma con un ruolo importante nella Unione europea, si sveglia la mattina e minaccia la Cina come se stesse ordinando un caffè al bar. Proverà a gettare acqua sul fuoco l’Onu: il segretario generale, Antonio Guterres, volerà la settimana prossima a Mosca per parlare con Putin «di cosa si può fare per portare urgentemente la pace in Ucraina».Intanto, Ci pensa il leader britannico Boris Johnson a dire le cose come stanno: «C’è una realistica possibilità che la Russia possa vincere la guerra in Ucraina», ha ammesso ieri a New Dehli, aggiungendo che il conflitto potrebbe durare sino alla fine del 2023. Fallito su tutta la linea il tentativo di Johnson di smuovere l’India dalla sua posizione neutrale. Intanto ieri il Giappone per la prima volta dal 2003, ha descritto come «occupate illegalmente» le isole Curili contese con Mosca. Peskov da parte sua ha ribadito che per Mosca «tutte e quattro le isole sono parte integrante della Russia». A proposito di isole, la Casa Bianca ha reso noto che «gli Usa agiranno di conseguenza se Pechino installerà una base militare nelle isole Salomone, nel Pacifico». E intanto - in chiave anticinese - Taiwan è entrata nella partita ucraina, promettendo aiuti a Kiev.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)