2022-02-19
Mosca-Kiev, nuovo risiko delle provocazioni
Esercitazione militare congiunta Russia-Bielorussia il 19 febbraio 2022 (Ansa)
Il Cremlino annuncia per oggi esercitazioni militari con i bielorussi e attacca l’Occidente: «Prepara sanzioni illegittime». Gli Usa denunciano: «Già 190.000 soldati russi al confine con l’Ucraina». Scambio di accuse sull’esplosione di un’automobile a Donetsk.Non accenna a smorzarsi la tensione nella crisi ucraina. Il ministero della Difesa russo ha reso noto ieri che Vladimir Putin sovrintenderà oggi a esercitazioni militari, che includeranno il lancio di missili balistici: esercitazioni a cui prenderà parte anche il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, che ha avuto ieri un colloquio a Mosca con il capo del Cremlino. Nell’occasione, Putin ha sottolineato che tali esercitazioni saranno «puramente difensive» e che «non minacciano nessuno». Il presidente russo ha inoltre definito eventuali sanzioni occidentali come «una grave violazione del diritto internazionale». «L’unico modo per superare un tale stato di cose è rafforzarci dall’interno», ha spiegato. È quindi anche in quest’ottica che Mosca e Minsk hanno sostenuto di voler raggiungere una maggiore integrazione sul piano politico ed economico. Il clima si fa nel mentre sempre più incandescente. L’ambasciatore Usa presso l’Osce, Michael Carpenter, ha riferito ieri che il Cremlino avrebbe ammassato fino a 190.000 soldati ai confini dell’Ucraina: quasi il doppio rispetto alla fine di gennaio. «Questa», ha precisato, «è la mobilitazione militare più significativa in Europa dalla seconda guerra mondiale». Nel frattempo, la tensione nel Donbass continua a restare alta, mentre non si placano le accuse reciproche tra Kiev e i separatisti filorussi. È in questa situazione che, proprio ieri, i leader delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk hanno annunciato un’evacuazione dei civili verso la Russia. I media russi hanno inoltre riferito di una forte esplosione, sempre ieri, nel centro della città di Donetsk: il capo della locale milizia popolare, Denis Sinenkov, ha riportato che sarebbe stata fatta saltare in aria la sua auto. Secondo la Cnn, funzionari americani e ucraini hanno detto che l’esplosione è stata appositamente «progettata per alimentare le tensioni nell’Ucraina orientale». Tutto questo, mentre gli Stati Uniti sono tornati a dirsi convinti che Putin stia cercando di imbastire un pretesto per dare il via a un’offensiva. «Tutto ciò che stiamo vedendo fa parte di uno scenario che è già in gioco per creare false provocazioni, per poi dover rispondere a quelle provocazioni e infine per attuare una nuova aggressione contro l’Ucraina», ha detto il segretario di Stato americano, Tony Blinken alla conferenza di Monaco. È in questo clima teso che l’amministrazione Biden ha approvato ieri la vendita di carri armati alla Polonia per 6 miliardi di dollari. La vicepresidente statunitense, Kamala Harris, ha inoltre affermato che la Casa Bianca ha intenzione di rafforzare militarmente le Repubbliche baltiche. Nonostante la difficoltà, continuano i tentativi diplomatici. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha chiesto una de-escalation durante una telefonata intercorsa ieri con il ministro della Difesa russo, Sergey Shoygu. Sembra che sia inoltre previsto un incontro tra Blinken e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, la settimana prossima. Sempre la settimana prossima, ha fatto sapere ieri il Cremlino, si terrà probabilmente il viaggio in programma di Mario Draghi. Un Draghi che aveva già reso noto di puntare a fare incontrare Putin con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e che, nella tarda serata dell’altro ieri, ha avuto un colloquio telefonico con Joe Biden sugli «ultimi sviluppi della crisi ucraina»: un colloquio verosimilmente dedicato al suo imminente viaggio moscovita. Un viaggio in cui dovrà armonizzare credenziali atlantiste e realismo politico. «Stiamo discutendo con l’Ue le sanzioni», ha non a caso detto ieri il nostro premier. «Le sanzioni devono essere efficaci e sostenibili, devono essere concentrate in settori che non comprendano l’energia e che siano proporzionate rispetto all’attacco e non siano preventive […] Il nostro Paese è quello che è più esposto sul gas».Proseguono intanto i problemi interni ai due fronti in competizione. Putin deve difficoltosamente barcamenarsi tra i falchi e le colombe dell’establishment russo: il che è per lui rischioso nel mezzo della crisi in atto, perché lo espone al pericolo o di perdere la faccia o di agganciarsi eccessivamente alla Cina. Biden, dal canto suo, sconta un approccio troppo prevedibile. Fatta eccezione per la strategia di ricorrere alla diffusione dei dati di intelligence (strategia su cui verte tuttavia un acceso dibattito tra gli esperti negli Usa), l’inquilino della Casa Bianca sta in buona sostanza ricalcando l’approccio che fu di Barack Obama ai tempi dell’annessione russa della Crimea nel 2014: un metodo che non conseguì risultati eclatanti e che fu giudicato fondamentalmente fiacco. Se anche l’invasione non dovesse verificarsi, il rischio, nel medio termine, è quindi che l’ambiguità e l’irresolutezza di Biden finiscano con l’indebolire la credibilità americana in Ucraina: il che si tradurrebbe in un assist indiretto a Putin. Un’eventualità che, soprattutto dopo il disastro afgano, il presidente americano sa di non potersi permettere.
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